venerdì 3 dicembre 2010

'Verbum Domini'. Congresso all'Università Urbaniana: invito pressante a vivere una nuova Pentecoste. Parola di Dio roccia su cui costruire il futuro

La "Verbum Domini" "è un invito pressante a vivere all’inizio di questo nuovo millennio una nuova Pentecoste". Un invito "a co­municare a tutti i popoli della terra lo stesso Vangelo da ascoltare ciascuno nella propria lingua". Perché, come quell’Esortazione apostolica mette in evidenza, "le Sante Scritture permettono di avere visioni, di scorgere un futuro per tutti gli uomini, e nello stesso tempo danno la forza per viverle". E questo è proprio "ciò di cui il mondo ha bisogno per guardare con speranza i decenni che verranno". Sono le parole con le quali il vescovo di Terni-Narni-Amelia mons. Vin­cenzo Paglia, presidente della Fede­razione biblica cattolica, ha in­trodotto ieri mattina all’Università Ur­baniana di Roma il Congresso inter­nazionale "La Sacra Scrittura nella vi­ta e nella missione della Chiesa". Una riflessione che la FBC ha voluto dedi­care all’Esortazione Apostolica post­sinodale di Benedetto XVI "Verbum Do­mini" la quale, con la "Dei Verbum", for­ma "un preziosissimo dittico che, co­me due fuochi di una medesima luce, illuminano ancor più chiaramente il cammino della Chiesa all’inizio di questo nuovo millennio". Senza la "pretesa di esaurire l’analisi della 'Verbum Domini'", il Congresso, in programma fino a domani con in­terventi, tra gli altri, del card. Gianfranco Ravasi e degli arcivescovi Rino Fisichella e Nikola Eterovic, "vuo­le tuttavia realizzare – ha spiegato Pa­glia – un primo 'incontro' per comprenderne la ricchezza, raccoglierne le ispirazioni e attuarne le indicazio­ni". Nella consapevolezza "che l’E­sortazione Apostolica si iscrive in ma­niera provvidenziale nell’orizzonte della nuova evangelizzazione. Sono passati i primi dieci anni del nuovo secolo. Anni difficili, talora dramma­­tici, sebbene non siano mancate le no­vità positive come, ad esempio, l’e­mergenza nella scena mondiale di grandi Paesi prima assenti. Ma le dif­ficoltà in cui l’umanità si dibatte permangono e non sembrano affatto sciogliersi...Come perciò non essere preoccupati per l’instabilità della con­vivenza tra i popoli? Come non senti­re la preoccupazione per i più deboli della società, i primi a subire i danni della crisi? Ebbene, l’Esortazione A­postolica già con il suo incipit ci offre la risposta decisiva: 'Verbum Domini, manet in aeternum'. La Parola del Si­gnore rimane in eterno, è la roccia su cui è possibile edificare quella casa stabile di cui parla il Vangelo di Mat­teo". Ricchissimo di spunti, il programma del primo giorno è stato aperto dalla relazione su "La Bibbia, alfabeto di Dio? Il rapporto tra rivelazione, paro­la e testo", svolta dal card. Kurt Koch, presidente del Pontificio Con­siglio per la promozione dell’unità dei cristiani. "La Sacra Scrittura – ha det­to tra l’altro il porporato – è e rimane un libro vivo solo se il suo popolo lo accoglie e lo fa suo. Viceversa, questo popolo non può esistere senza la Sa­cra Scrittura, poiché è in essa che tro­va il fondamento della propria esi­stenza, la propria vocazione e la pro­pria identità". Da ciò, ha aggiunto Ko­ch, "è facile comprendere che l’ambi­to vitale nel quale il popolo di Dio in­contra in modo particolare la Parola nella Sacra Scrittura è l’azione liturgi­ca della Chiesa".

Salvatore Mazza, Avvenire