Chi ha ucciso Gesù, i romani, gli ebrei, o entrambi? E poi, chi era Gesù? Era un rivoluzionario politico, un mito, un profeta il cui insegnamento è stato successivamente distorto dai suoi seguaci? O era il Messia? Perché Gesù è stato respinto dai capi religiosi del suo tempo? Cosa non capivano di lui? Cosa ha insegnato Gesù sulla fine del mondo? E’ stato lui a stabilire una comunità dei discepoli, la Chiesa, perché continuasse la sua opera? Come ha interpretato Gesù la sua morte, come l’ha vissuta? Come ha spiegato il dolore, la fine della vita? E’ realmente risorto dai morti? Che prove ci sono? Sono queste alcune delle domande, molte delle quali con un sottofondo teologico scottante tanto da far ancora discutere mondo cristiano e religione ebraica, a cui Joseph Ratzinger prova a rispondere all’interno del suo nuovo libro, che sarà presentato ufficialmente in Vaticano il prossimo 10 marzo. S’intitola "Gesù di Nazaret: la Settimana Santa. Dall’ingresso in Gerusalemme alla resurrezione", edito in Italia dalla Lev, 380 pagine, ed è la continuazione del primo volume nel quale Papa Ratzinger aveva presentato la prima parte della vita di Cristo. Ecco in anteprima l’indice e il contenuto dei singoli capitoli. Il primo tratterà dell’"ingresso a Gerusalemme e della purificazione del Tempio". Il secondo è dedicato al "discorso escatologico di Gesù" e parla della distruzione del Tempio, dei "tempi dei Gentili" e della "profezia e apocalisse". Il terzo capitolo è dedicato alla "lavanda dei piedi" che Cristo compie sui discepoli: vi si tratta anche del "mistero del traditore", cioè Giuda, e delle "due conversazioni con Pietro". Il quarto capitolo è dedicato alla "preghiera sacerdotale di Gesù" e alla "festa ebraica dell’espiazione" che ne rappresenta il "background biblico". Il quinto capitolo è interamente dedicato all’Ultima Cena. Il Papa parla del problema della sua datazione (da lui già affrontato in un’omelia del Giovedì Santo), dell’istituzione dell’Eucaristia, della "teologia delle parole" connessa a quel gesto fondamentale e del passaggio "dall’Ultima Cena all’Eucaristia della domenica mattina". Quindi, nel sesto capitolo, Papa Ratzinger porterà il lettore nel Getzemani, descrivendo la preghiera di Gesù al Padre. Il successivo capitolo, il settimo è dedicato al "processo a Gesù": vi si leggeranno le "discussioni preliminari nel Sinedrio", la presenza di Gesù davanti ai capi giudei e quindi davanti a Ponzio Pilato. L’ottavo capitolo parlerà della "Crocifissione e sepoltura di Gesù". Benedetto XVI rifletterà su "parola ed evento nella narrativa della Passione", sulle parole di Gesù dalla croce, del "lamento per l’abbandono", delle vesti tirate a sorte e delle "donne ai piedi della croce", per concludersi con la morte e la sepoltura. Infine, il nono capitolo, tratterà dell’evento centrale e fondante del cristianesimo, "la risurrezione di Gesù dai morti". Il Papa risponderà alla domanda su che cosa sia la risurrezione, e analizzerà "i due tipi differenti di testimonianza" su questo evento, la «tradizione confessionale" che parla dell’"enigma della tomba vuota", del "terzo giorno" e dei primi "testimoni". Quindi spiegherà la "tradizione narrativa", descrivendo le apparizioni di Gesù nei Vangeli e a Paolo, concludendo il capitolo con il "significato storico" della resurrezione. Il volume termina con un epilogo: "Gesù ascende al cielo – Siede alla destra del padre e di nuovo verrà nella gloria". Il fatto che abbia deciso di dedicare una seconda fatica letteraria a Gesù, per mostrare come il Cristo della fede coincida con il Gesù della storia, sta a indicare quanto importante egli ritenga in questo nostro tempo che la Chiesa si dedichi alla nuova evangelizzazione senza dare per scontato che la fede ancora ci sia.In anteprima un brano del secondo capitolo del nuovo libro del Papa, dedicato al discorso escatologico di Gesù nel quale Benedetto XVI parla delle "fantasticherie apocalittiche", un tema attualissimo. "Un altro elemento importante – scrive il Papa - del discorso escatologico di Gesù è l’ammonimento contro gli pseudo-messia e le fantasticherie apocalittiche. In questo senso è da interpretare l’incitamento alla sobrietà e alla vigilanza". Il Papa cita poi alcune parabole, come quella delle vergini intelligenti e di quelle stolte, e quella del servitore vigilante (Mt. 25,1-13 e Mc 13, 33-36). "Proprio attraverso queste parole si evidenzia che cosa si intende per “vigilanza”: non la fuga del presente, speculazioni sul futuro, la dimenticanza della missione di oggi, ma tutt’al contrario: significa agire nel modo giusto qui ed ora, come si dovrebbe fare sotto gli occhi di Dio. La parabola parla del servitore che si accorge del ritardo del suo padrone e prende il suo posto (…). Il servitore buono rimane servitore cosciente alla sua responsabilità, dà a tutti il giusto e viene lodato dal padrone".Un invito dunque a non andar dietro alle speculazioni sul futuro, a non fuggire il presente, che deve essere vissuto intensamente "qui e ora".
Dice il teologo Matthew Levering, docente all’Ave Maria University (Florida) che “il Gesù di Nazaret sarà la grande eredità di Benedetto XVI, così come la teologia del corpo è l’eredità di Giovanni Paolo II”. Papa Ratzinger si è formato in tempi in cui l’esegesi biblica affidava le sue speranze al metodo storico critico. Grazie a questo metodo sono apparse nuove possibilità di capire il testo nel suo senso originario. Ma questo metodo, pur con delle evidenti positività, nasconde in sé alcuni pericoli. Scriveva il card. Ratzinger già nel 1993: “La ricerca del senso originario può portare a confinare la parola esclusivamente nel passato, di modo che la sua portata presente non è più percepita. Il risultato può essere che soltanto la dimensione umana della parola appare reale mentre il vero autore, Dio, sfugge alle prese di un metodo che è stato elaborato in vista della comprensione di realtà umane”.
Paolo Rodari, Il Foglio - Andrea Tornielli, Il Giornale