mercoledì 2 marzo 2011

Il Papa saluta gli allevatori sardi e assicura loro la sua preghiera. I pastori ricambiano cantando l'Ave Maria in limba e gli consegnano una lettera

Dopo Milano i pastori sardi sono tornati a Roma questa volta non per manifestare la loro protesta, ma per una pacifica visita in Vaticano, durante l’Udienza generale del mercoledì nell'Aula Paolo VI gremita da settemila fedeli provenienti da tutto il mondo. Stamane una settantina di allevatori del Movimento pastori sardi con i loro fazzoletti blu e gialli al collo, hanno ascoltato le parole del Papa e lo hanno salutato calorosamente intonando un’Ave Maria in limba quando il Pontefice si è rivolto a loro con parole sentite: "Saluto gli allevatori sardi e a tutti assicuro la mia preghiera", ha detto Benedetto XVI. Il grido "pastori, pastori", si è levato più volte dai posti nelle prime file riservate agli allevatori per questa visita organizzata dalla diocesi di Sassari e dall'arcivescovo Paolo Atzei che però non è potuto venire. In aereo da Alghero e da Cagliari, e in traghetto da Olbia, invece, sono arrivati numerosi, con una forte presenza femminile di moglie, madri e figli di pastori. Da Orune, Bitti, Sindia, Tula, Ozieri, Desulo e Pabillonis, sono giunti in Vaticano portando doni della tradizione regionale, pane, formaggi e dolci, da offrire al Santo Padre. "Un grande onore avere la possibilità di far sentire la nostra voce a sua Santità, il principale pastore di anime della Terra", ha scritto Diego Manca di Bitti, a nome della delegazione del Msp, nel messaggio consegnato al prefetto vaticano per farlo pervenire al Papa: "Noi siamo umili pastori di pecore. I nostri diritti sono disattesi e umiliati da chi ha sempre speculato sulle nostre spalle e con scelte di comodo che ci stanno facendo scomparire". Una lettera per denunciare la gravissima crisi che colpisce trentamila aziende e che il Movimento sta cercando in ogni modo di far conoscere nella speranza di ottenere qualche risultato politico ed economico.

L'Unione Sarda.it