venerdì 27 maggio 2011

Bagnasco: il vescovo come padre e pastore primo fondamentale e irrinunciabile referente per i casi di abusi. Continuare a invitare a fare denunce

“La gente si chiede come sia stato possibile che nessuno si sia accorto di niente”: questa la domanda posta oggi, nella conferenza stampa di chiusura della 63° Assemblea generale dei vescovi italiani, al card. Angelo Bagnasco, presidente della CEI e arcivescovo di Genova, a proposito dei casi di pedofilia tra il clero. Il cardinale ha risposto che “purtroppo, questa è una triste possibilità di vivere in una condizione di schizofrenia esistenziale. Questa possibilità esiste, fa parte della nostra libertà e anche della nostra complessità psicologica interiore, e rende possibile addirittura di vivere una doppia o una tripla vita, facendo bene, al contempo, il proprio ‘lavoro’”. Ha poi proseguito affermando che “questi fatti evidenziano la necessità assoluta e imprescindibile da parte di ciascuno di ‘custodire se stessi’, con umiltà e concretezza. Perché – ha precisato – vivere la fede è vivere un rapporto, un incontro non occasionale e passeggero, ma permanente e profondo con Dio”. Sempre a proposito dei segnali indicatori di questi comportamenti “infami e infamanti”, ha poi aggiunto che “’è possibile che non ci siano segnali o voci o denunce da parte della comunità cristiana e così ci si trova di fronte ad essi come fulmine a ciel sereno”. Sempre a proposito dei casi di pedofilia tra il clero, il cardinale ha illustrato ai giornalisti il percorso nazionale di attuazione delle indicazioni venute dalla Santa Sede, dopo lo scoppio dello scandalo-pedofilia in diversi Paesi. Ha ricordato anzitutto che “un primo livello di questa attenzione della Chiesa riguarda il vescovo diocesano che, come padre e pastore, costituisce il primo fondamentale e irrinunciabile referente anche per questo tipo di problemi”. “Un secondo livello – ha proseguito – è quello indicato nelle linee-guida della Congregazione dei vescovi, che riguardano la fase preliminare di indagine e le eventuali successive fasi giudiziarie”. “C’è infine - ha aggiunto – il terzo livello, che si riferisce alle disposizione della Congregazione per la Dottrina della Fede. All’interno di questo percorso – ha poi detto il card. Bagnasco – si colloca la vera novità, rappresentata dalla richiesta alle singole Conferenze Episcopali nazionali di stendere delle linee-guida appunto nazionali. Per quanto riguarda la CEI – ha precisato – stiamo lavorando a un testo che è già in fase molto avanzata e che dovremmo avere l’opportunità di chiudere prima della scadenza indicata del maggio 2012”. Ha poi concluso sottolineando che in questo testo è contenuta l’indicazione “che i vescovi possano continuare a invitare le persone a fare denunce di fronte a casi di questo genere”.

SIR