La preghiera del Papa con i vescovi italiani nella Basilica romana di Santa Maria Maggiore ha sottolineato “la reale partecipazione della Santa Sede al 150° anniversario dell’unità politica di quella Nazione la cui storia è legata a quella della Chiesa di Roma in modo specialissimo”. Il direttore de L’Osservatore Romano, Giovanni Maria Vian, scrive nel numero in uscita oggi pomeriggio di “una partecipazione che è innanzitutto vicinanza profonda”, “testimonianza della presenza della Chiesa quale elemento costitutivo dell’unità profonda del Paese, un’unità ben anteriore a quella politica”. “Si pensi soltanto, in anni recenti – riflette il quotidiano vaticano –, al legame annesso da Giovanni Paolo II al Santuario, anch’esso mariano e così profondamente italiano, di Loreto. Ma si pensi anche alla drammatica partecipazione di Paolo VI alla tragedia che portò all’uccisione, vile e devastante anche nelle sue conseguenze politiche, di Aldo Moro. Si pensi infine al fondamentale apporto all’Italia dei cattolici: dagli esponenti politici più autorevoli ai laici impegnati nelle più diverse realtà, dalle suore educatrici ai tantissimi sacerdoti, non di rado figure eroiche e sante che hanno fatto il Paese”. “Ha ragione il Papa – rimarca Vian – quando ripete che l’Italia, politicamente unita da un secolo e mezzo, ‘può essere orgogliosa della presenza e dell’azione della Chiesa’”. ''Con il suo appello alle forze politiche a 'rinsaldare il vincolo nazionale e superare ogni pregiudiziale contrapposizione''', scrive ancora L'Osservatore Romano, il Papa ha voluto rivolgere anche ''uno sguardo fiducioso al futuro: perchè i laici cattolici partecipino alla vita pubblica, perchè il Paese respiri unito da nord a sud, perche' la Chiesa collabori con lo Stato''. Tutto questo ''nel rispetto della 'legittima laicità dello Stato', e al tempo stesso attenta a sostenere i diritti dell'uomo: soprattutto a tutela della persona umana, in tutte le fasi della vita, e della famiglia, il nucleo così trascurato, e pure così fondamentale, della società''.
SIR, Asca