venerdì 27 maggio 2011

Il Papa: Dio mai tradisce, mai si dimentica, mai lascia soli l’uomo e l’umanità che gridano sentendo il peso del male che c’è nel mondo

Si è svolto questa sera nell'aula Paolo VI, in Vaticano il concerto offerto a Benedetto XVI dal presidente della Repubblica di Ungheria, Pal Schmitt, in occasione della presidenza ungherese del Consiglio dell'Unione Europea e a 200 anni dalla nascita di Ferenc Liszt. Presenti vari esponenti del governo ungherese, tra i quali il premier Viktor Orban. L'Orchestra Filarmonica Nazionale Ungherese, il Gruppo Corale Nazionale e il tenore Istvan Horvath hanno eseguito tre composizioni di Listz e Zoltan Kocsis e il Salmo 13 di Liszt.
"Liszt, uno dei maggiori pianisti di tutti i tempi, è stato un compositore geniale non solo di musiche per pianoforte, ma anche di musica sinfonica e sacra", ha detto Benedetto XVI nel suo discorso, al termine dell'esecuzione. Il Papa ha proposto un pensiero sui primi tre brani: il Festmarsch zur Goethejubiläumsfeier, la Vallée d’Obermann e l’Ave Maria-Die Glocken von Rom. "In queste tre composizioni – ha sottolineato - sono messi in evidenza tutti i colori dell’orchestra; perciò, abbiamo potuto sentire con chiarezza la voce particolare delle varie sezioni che formano una compagine orchestrale", eppure "non abbiamo sentito un ammasso di suoni slegati tra loro: tutti questi colori orchestrali hanno espresso armoniosamente un unico progetto musicale. E per questo ci hanno donato la bellezza e la gioia dell’ascolto, hanno suscitato in noi una vasta gamma di sentimenti: dalla gioia e festosità della marcia, alla pensosità del secondo pezzo con una ricorrente e struggente melodia, fino all’atteggiamento orante a cui ci ha invitato l’accorata Ave Maria".

Una parola anche sul Salmo 13, risalente agli anni in cui Liszt soggiornò a Tivoli e a Roma. "È il periodo in cui il compositore – ha ricordato il Pontefice - vive in modo intenso la sua fede tanto da produrre quasi esclusivamente musica sacra; ricordiamo che ricevette gli ordini minori. Il brano che abbiamo ascoltato ci ha dato l’idea della qualità e della profondità di questa fede. È un Salmo in cui l’orante si trova in difficoltà, il nemico lo circonda, lo assedia, e Dio sembra assente". E "la preghiera si fa angosciosa davanti a questa situazione di abbandono: ‘Fino a quando, Signore?’, ripete per quattro volte il Salmista. ‘Herr, wie lange?’, ripetono in modo quasi martellante il tenore e il coro nel brano ascoltato: è il grido dell’uomo e dell’umanità, che sente il peso del male che c’è nel mondo; e la musica di Liszt ci ha trasmesso questo senso di peso, di angoscia". Ma, ha affermato Benedetto XVI, "Dio non abbandona. Il Salmista lo sa e anche Liszt, da uomo di fede, lo sa". Dall’angoscia "nasce una supplica piena di fiducia che sfocia nella gioia: ‘Esulterà il mio cuore nella tua salvezza...canterò al Signore, che mi ha beneficato’. E qui la musica di Liszt si trasforma: tenore, coro e orchestra innalzano un inno di pieno affidamento a Dio, che mai tradisce, mai si dimentica, mai ci lascia soli". Per questo Salmo si può dire, ha concluso il Papa, che "il grande musicista ungherese l’ha più pregato che composto, o meglio l’ha pregato prima di comporlo".

TMNews, Radio Vaticana

CONCERTO OFFERTO DAL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA DI UNGHERIA - il testo integrale del discorso del Papa