sabato 19 novembre 2011

Esortazione Apostolica 'Africae munus' (1). 'Ecco, io faccio nuove tutte le cose': al servizio della riconciliazione, della giustizia e della pace

L'Esortazione Apostolica post-sinodale "Africae Munus", firmata questa mattina da Papa Benedetto XVI nella Basilica dell'Immacolata Concezione di Maria a Ouidah, sulla Chiesa in Africa al servizio della riconciliazione, della giustizia e della pace, raccoglie quanto emerso dalla seconda Assemblea Speciale per l'Africa del Sinodo dei vescovi, svoltasi in Vaticano dal 4 al 25 ottobre 2009. Indicare il programma dell’attività pastorale e della nuova evangelizzazione dell’Africa nei prossimi decenni, sottolineando la necessità di riconciliazione, giustizia e pace: è questo l’obiettivo del documento. Suddiviso in due parti, più un’introduzione ed una conclusione, il documento siglato da Benedetto XVI è fortemente contestualizzato. Consapevole delle ricchezze materiali, culturali e spirituali dell’Africa, il Papa non tralascia le tante e drammatiche sfide che il continente deve affrontare in molti settori: sanità, politica, economia, ecologia, società. Ma il tono che predomina è quello della speranza e il Pontefice guarda all’Africa come ad un grande “polmone spirituale” per tutta l’umanità. "La memoria dell'Africa - scrive Benedetto XVI nell'introduzione - conserva il ricordo doloroso delle cicatrici lasciate dalle lotte fratricide tra le etnie, dalla schiavitù e dalla colonizzazione. Ancora oggi il Continente si trova di fronte a rivalità, a nuove forme di schiavitù e di colonizzazione". Nella prima parte dell’Esortazione, "Ecco, io faccio nuove tutte le cose" (Ap 21,5), prevale il concetto di giustizia divina, più ampia di quella umana perché basata sull’amore e sul dono di sé. Sotto questo fondamentale principio, rientra l’idea della purificazione e del perdono, anche se, scrive il Papa, i responsabili dei crimini devono essere ricercati e messi davanti alle loro responsabilità, per evitare il ripetersi dei loro reati. Molti i 'nodi' affrontati nel documento papale, con una sottolineatura ben 'ratzingeriana': "Cristo non propone una rivoluzione di tipo sociale o politico, ma quella dell'amore, realizzata nel dono totale della sua persona con la sua morte in croce e la sua Risurrezione. Su questa rivoluzione dell'amore si fondano le Beatitudini". In questo senso, "secondo la logica delle Beatitudini, un'attenzione preferenziale dev'essere riservata al povero, all'affamato, al malato - per esempio di AIDS, di tubercolosi o di malaria - allo straniero, all'umiliato, al prigioniero, al migrante disprezzato, al rifugiato o allo sfollato". "I membri del Sinodo hanno constatato l'esistenza di una dicotomia tra certe pratiche tradizionali delle culture africane e le esigenze specifiche del messaggio di Cristo. La preoccupazione della pertinenza e della credibilità impone alla Chiesa un discernimento approfondito per identificare gli aspetti della cultura che fanno da ostacolo all'incarnazione dei valori del Vangelo, così come quelli che li promuovono". E ancora: la difesa della famiglia che deve diventare sempre più “chiesa domestica” e deve essere tutelata da nozioni distorte del matrimonio, dai divorzi facili, dalla banalizzazione della maternità. "In Africa, le persone anziane sono circondate da una venerazione particolare. Non sono bandite dalle famiglie o marginalizzate come in altre culture. Al contrario, esse sono stimate e perfettamente integrate nella propria famiglia, di cui costituiscono il vertice. Questa bella realtà africana dovrebbe ispirare le società occidentali, così che esse accolgano la vecchiaia con maggior dignità". Rivolgendosi agli uomini africani, il Papa sottolinea: "La vostra testimonianza resa alla dignità inviolabile di ogni persona umana sarà un antidoto efficace per lottare contro alcune pratiche tradizionali che sono contrarie al Vangelo e che opprimono particolarmente le donne". Scrive ancora Benedetto XVI: "Se è innegabile che dei progressi sono stati compiuti per favorire la promozione e l'educazione della donna in certi Paesi africani, ciononostante, nell'insieme, la sua dignità, i suoi diritti così come il suo apporto essenziale alla famiglia ed alla società continuano a non essere pienamente riconosciuti, né apprezzati. Così la promozione delle ragazze e delle donne è spesso meno favorita di quella dei ragazzi e degli uomini. Troppo numerose sono ancora le pratiche che umiliano le donne e le avviliscono, in nome della tradizione ancestrale. Con i Padri sinodali, invito insistentemente i discepoli di Cristo a combattere ogni atto di violenza contro le donne, a denunciarlo e a condannarlo. In questo contesto, converrebbe che i comportamenti all'interno stesso della Chiesa siano un modello per l'insieme della società". "Quando mi sono recato in terra africana - scrive il Papa in riferimento al suo viaggio in Camerun e Angola nel 2009 - ho ricordato con forza che bisogna riconoscere, affermare e difendere l'uguale dignità dell'uomo e della donna: sono ambedue persone, a differenza di ogni altro essere vivente del mondo attorno a loro. L'evoluzione delle mentalità in questo campo è, purtroppo, eccessivamente lenta. La Chiesa ha il dovere di contribuire a questo riconoscimento e a questa liberazione della donna seguendo l'esempio dato da Cristo che la valorizzava. Creare per lei uno spazio in cui poter prendere la parola e in cui poter esprimere i suoi talenti, attraverso iniziative che rafforzino il suo valore, la sua autostima e la sua specificità, le permetterebbe di occupare un posto uguale a quello dell'uomo nella società - senza confusione, né livellamento della specificità di ciascuno -, dato che entrambi sono immagine del Creatore". Nell'Esortazione post-sinodale Benedetto XVI si mostra allarmato anche per la condizione dei giovani ("Cari giovani, stimoli di ogni genere possono tentarvi: ideologie, sette, denaro, droga, sesso facile, violenze. Siate vigilanti: quanti vi fanno tali proposte vogliono distruggere il vostro futuro!") e dei bambini: "Come non deplorare e denunciare con forza i trattamenti intollerabili inflitti in Africa a tanti bambini? La Chiesa è Madre e non saprebbe abbandonarli, chiunque essi siano". Quanto al ruolo svolto dalle organizzazioni internazionali, l'accento del Papa è negativo: "I Padri sinodali hanno voluto sottolineare gli aspetti discutibili di certi documenti di enti internazionali: in particolare quelli concernenti la salute riproduttiva delle donne. La posizione della Chiesa non soffre di alcuna ambiguità quanto all'aborto. Il bimbo nel seno materno è una vita umana da proteggere". "Sulla vita umana in Africa - scrive il Papa - pesano minacce molto forti. Bisogna deplorare, come altrove, i disastri della droga e gli abusi di alcol che distruggono il potenziale umano del Continente ed affliggono soprattutto i giovani. La malaria, come pure la tubercolosi e l'AIDS, decimano le popolazioni africane e compromettono grave mente la loro vita socio-economica. Il problema dell'AIDS, in particolare, esige certamente una risposta medica e farmaceutica. E tuttavia questa è insufficiente poiché il problema è più profondo. E'anzitutto etico. Il cambio di comportamento che esso esige - ad esempio: l'astinenza sessuale, il rifiuto della promiscuità sessuale, la fedeltà coniugale - pone in ultima analisi la questione dello sviluppo integrale che richiede un approccio e una risposta globali della Chiesa. Infatti, per essere efficace, la prevenzione dell'AIDS deve poggiarsi su una educazione sessuale fondata essa stessa su un'antropologia ancorata al diritto naturale e illuminata dalla Parola di Dio e dall'insegnamento della Chiesa". "L'analfabetismo rappresenta uno dei maggiori freni allo sviluppo. E' un flagello simile a quello delle pandemie", scrive Benedetto XVI, che sottolinea il ruolo benefico svolto in Africa da scuole, istituti e università cattoliche. "Dio - denuncia poi il Papa - ha dato all'Africa importanti risorse naturali. Di fronte alla povertà cronica delle sue popolazioni, vittime di sfruttamenti e malversazioni locali e straniere, l'opulenza di alcuni gruppi turba la coscienza umana. Costituiti per la creazione di ricchezze nelle proprie nazioni e non di rado con la complicità di quanti esercitano il potere in Africa, tali gruppi troppo spesso assicurano il proprio funzionamento a scapito del benessere delle popolazioni locali". Ancora: "Uomini e donne d'affari, governi, gruppi economici si impegnano in programmi di sfruttamento, che inquinano l'ambiente e causano una desertificazione senza precedenti. Gravi attentati vengono effettuati alla natura e alle foreste, alla flora e alla fauna, e innumerevoli specie rischiano di sparire per sempre. Tutto ciò minaccia l'intero ecosistema e di conseguenza la sopravvivenza dell'umanità". Anche gli Stati, naturalmente, devono fare la loro parte: l’Esortazione apostolica ricorda che l’Africa ha bisogno di buoni governi che rispettino le Costituzioni, garantiscano elezioni libere, siano amministratori trasparenti ed incorrotti, sfruttino le risorse del Paese per il bene comune, rivolgano attenzioni al fenomeno delle migrazioni, spesso dovuto alla povertà, e che invece della compassione e della solidarietà, innesca a volte reazioni di xenofobia e razzismo. Essenziale, quindi un’ottica della globalizzazione della solidarietà che includa il principio di gratuità. Il Papa pone l'accento sul tema delle migrazioni, invitando i paesi d'approdo ad una maggiore accoglienza: "Milioni di migranti, di profughi o di rifugiati cercano una patria e una terra di pace in Africa o in altri continenti. Le dimensioni di un simile esodo, che tocca tutti i Paesi, rivelano l'ampiezza nascosta delle diverse povertà spesso generate da mancanze nella gestione pubblica. Migliaia di persone hanno cercato e cercano ancora di attraversare i deserti e i mari alla ricerca di oasi di pace e di prosperità, di una migliore formazione e di una libertà più grande. Purtroppo numerosi rifugiati o profughi incontrano ogni sorta di violenza e di sfruttamento, addirittura la prigione o troppo spesso la morte. Alcuni Stati hanno risposto a questo dramma attraverso una legislazione repressiva. La situazione di precarietà di tali poveri dovrebbe suscitare la compassione e la solidarietà generose da parte di tutti; al contrario, fa nascere spesso la paura e l'ansietà. Poiché molti considerano i migranti come un fardello, li vedono con sospetto non vedendo in essi che pericolo, insicurezza e minaccia. Una simile percezione provoca reazioni di intolleranza, di xenofobia e di razzismo. Ne risulta che questi migranti sono essi stessi costretti, a causa della precarietà della loro situazione, a svolgere lavori mal remunerati spesso illegali, umilianti o degradanti. La coscienza umana non può che indignarsi di fronte a queste situazioni". Sul più generale tema della globalizzazione, il Papa scrive che "la Chiesa auspica che la globalizzazione della solidarietà giunga sino ad inscrivere 'nei rapporti mercantili il principio di gratuità e la logica del dono come espressione della fraternità',evitando la tentazione del pensiero unico sulla vita, sulla cultura, sulla politica, sull'economia, a vantaggio di un costante rispetto etico delle diverse realtà umane, per una solidarietà effettiva". Fondamentale poi il dialogo, sia ecumenico, perché un cristianesimo diviso desta scandalo, sia interreligioso. L’Esortazione Apostolica ribadisce la stima verso l’Islam, monoteista come il cristianesimo, nel contesto del rispetto della libertà religiosa e di coscienza. Le religioni tradizionali africane vengono apprezzate per ciò che hanno di conforme al Vangelo, mentre si richiede il giusto discernimento per i movimenti sincretisti, le sètte, la stregoneria che oggi conosce una certa recrudescenza. "Numerosi movimenti sincretisti e sette, inoltre, hanno visto la luce nel corso degli ultimi decenni. Talvolta è difficile discernere se siano di ispirazione autenticamente cristiana o siano semplicemente il frutto di una infatuazione per un leader che pretende di avere dei doni eccezionali. La loro denominazione ed il loro vocabolario portano facilmente alla confusione e possono ingannare fedeli in buona fede. Approfittando di strutture statali in elaborazione, dello scardinamento delle solidarietà familiari tradizionali e di una catechesi insufficiente, queste numerose sette sfruttano la credulità ed offrono una copertura religiosa a credenze multiformi ed eterodosse non cristiane. Esse distruggono la pace delle coppie e delle famiglie a causa di false profezie o visioni. Seducono anche dei responsabili politici. La teologia e la pastorale della Chiesa devono individuare le cause di questo fenomeno non soltanto per arginare 'l'emorragia' dei fedeli delle parrocchie verso di esse, ma anche per porre le basi di una risposta pastorale appropriata a fronte dell'attrazione che questi movimenti e sette esercitano su di essi. Ciò significa ancora una volta: evangelizzare in profondità l'anima africana". "Poiché si appoggia sulle religioni tradizionali - rileva Benedetto XVI - la stregoneria conosce ai giorni nostri una certa recrudescenza. Rinascono paure che creano legami di soggezione paralizzanti. Le preoccupazioni riguardanti la salute, il benessere, i bambini, il clima, la protezione contro gli spiriti malvagi, portano di quando in quando a ricorrere a pratiche delle religioni tradizionali africane che sono in disaccordo con l'insegnamento cristiano. Il problema della 'doppia appartenenza' al cristianesimo e alle religioni tradizionali africane rimane una sfida".

Radio Vaticana, TMNews

Africae munus: Esortazione Apostolica post-sinodale sulla Chiesa in Africa al servizio della riconciliazione, della giustizia e della pace (19 novembre 2011)