sabato 19 novembre 2011

La visita al Foyer 'Paix et Joie' e l'incontro con i bambini. Aisha al Papa: chiediamo a Dio di rafforzarla ogni giorno nel suo ministero universale

“Lasciate venire a me i piccoli”. Con queste parole di Gesù si potrebbe riassumere l’incontro di Papa Benedetto XVI con i bambini, svoltosi all’insegna della semplicità e dell’entusiasmo. Per la prima volta nella storia dei viaggi pontifici, Benedetto XVI ha riservato un incontro ai bambini a Cotonou. Il Santo Padre ha presieduto prima un momento di preghiera nel Foyer “Pace e Gioia”, gestito dalle Missionarie della Carità, per poi proseguire la visita nell’adiacente parrocchia di Santa Rita. Arrivato intorno alle 17.20, il corteo papale è passato attraverso una folla entusiasta e sotto striscioni con i colori vaticani, appesi da un lato all’altro della strada. Sceso dalla macchina, il Papa è stato accolto dai responsabili locali ai ritmi africani e al suono del canto: “Gloria a te, o Risorto!”. L’ingresso della scuola materna delle Missionarie della Carità era adornato con un arco fatto da palloncini gialli e bianchi. Sotto il festoso arco, molti fedeli sono venuti a salutare Benedetto XVI. In segno di ospitalità, una suora con il noto sari bianco orlato di blu di Madre Teresa di Calcutta ha messo una ghirlanda di fiori al collo del Pontefice. In mezzo alla folla, un gruppo di bambini del Foyer, vestiti di rosso e con indosso fasce gialle, ha circondato il Pontefice, cantando, ballando e sorridendo. A passo di danza e con grande agilità, hanno accompagnato il Papa fino alla sala per la celebrazione. I bambini del Foyer hanno prima cantato a pieni polmoni “Benvenuti da noi, Papa!”. Visibilmente commosso, il Papa ha applaudito. Persino gli agenti della sicurezza non hanno potuto nascondere un sorriso. Con una semplicità del tutto naturale, i bambini, le religiose, i dignitari e il Papa hanno condiviso lo stesso spazio, in cui anche il gesto più piccolo è diventato molto umano: il neonato benedetto dal Papa o la bambina che, a nome di tutti, ha offerto un dono all’illustro ospite. Il volto dell’ottantaquattrenne Pontefice era segnato dal calore e dalla fatica. Ciononostante ha pregato con voce energica un Padre Nostro e un’Ave Maria con i bambini, prima di benedirli. Sempre accompagnato dai passi di danza dei bambini e dei fedeli, dopo l’incontro nel Foyer, il Papa si è recato nella parrocchia adiacente. Quando è entrato nella chiesa parrocchiale di Santa Rita, Benedetto XVI si è fermato all’ingresso nuovamente per benedire i bambini. Poi ha percorso il corridoio centrale decorato festosamente con stoffe bianche per raggiungere il coro. Gli 800 posti della chiesa parrocchiale pullulavano di bambini che, sventolando bandierine e fazzoletti, facevano di tutto per vedere meglio il Pontefice. Quando Benedetto XVI si è seduto, l’entusiasmo ha raggiunto il suo culmine: la gente è esplosa in un incontenibile applauso e ha esclamato: “Il Papa in Benin! Riconciliazione! Il Papa in Benin! Giustizia! Il Papa in Benin! Pace!”. Il vescovo di Porto Novo, mons. René-Marie Ehuzu, che doveva pronunciare il discorso di benvenuto, ha dovuto aspettare vari minuti prima di poter iniziare. Alla fine, ha più volte richiamato il pubblico al silenzio. “Voglio sentire volare una mosca”, così ha detto il presule, non senza un tocco di umorismo. Mons. Ehuzu ha parlato a nome dei bambini, parlando con la loro limpidezza d’animo: “Noi Le vogliamo bene e siamo felici di essere con Lei in questo momento”. Ha ricordato che “la vita è un valore fondamentale e il bambino è un dono di Dio”. Ha ringraziato anche il Papa per aver dato ai bambini “lo spazio per incontrarli e offrire loro l’amore di Gesù”. Il vescovo ha chiesto al Papa che la Chiesa “continui la sua lotta per loro” e di farsi il loro “portavoce” a livello governativo. Dopo il discorso del vescovo, è stato il turno di una bambina di dieci anni, Aisha. Molto dritta, la testa alta e con una splendida sciarpa blu tipicamente africana indosso, Aisha si è rivolta al Papa a nome di “tutti i bambini”. “Questa è la prima udienza pubblica indirizzata a bambini della nostra età”, ha detto la bambina, articolando le sue parole con grande impegno. ”Siamo molto onorati”, così ha continuato la ragazzina. La bambina ha ringraziato Papa Benedetto XVI per la “fede” che è venuto a “ravvivare” in loro. “Siamo pronti - ha detto - a ricevere il messaggio”. I bambini del Benin hanno chiesto al Papa di continuare a essere "il loro portavoce presso i potenti, a tutti i livelli, in modo da far prendere loro maggiormente a cuore tutto ciò che riguarda i diritti dei più piccoli". "Il nostro ringraziamento - ha detto Aisha - si unisce a quello dei bambini soldato, dei bambini sfruttati a fini economici, dei bambini affamati, maltrattati, malati, orfani, rifiutati, eliminati". E ha ricordato come i più piccoli si rendano conto da soli che la Chiesa sta sempre dalla loro parte, aiutandoli a crescere nella fede in Cristo e assicurando un sempre più efficace sistema di educazione e di assistenza sanitaria. Un ruolo di primo piano svolge, in questi campi, la Pontificia Opera dell'Infanzia Missionaria. E con la semplicità della sua età Aisha ha concluso dicendo al Pontefice che nessun dono sarebbe stato all'altezza "della nostra riconoscenza": così "abbiamo preso l'impegno della preghiera per chiedere a Dio di rafforzarla ogni giorno nel suo ministero di Pastore della Chiesa universale". Mentre parlava Aisha, due bambini hanno presentato al Papa un’immagine “ricordo”: una cornice dorata con una foto di Benedetto XVI sullo sfondo dell’Africa, rappresentata dal logo del viaggio papale. Benedetto XVI ha concluso l'incontro con un’Ave Maria e una benedizione. Prima di partire, ha donato, sotto gli occhi estasiati dei parrocchiani, un dipinto raffigurante la Madonna col Bambino davanti al presepe. Il foyer “Pace e Gioia” accoglie decine di bambini abbandonati o malati. Alcuni sono malati di AIDS. Con l’aiuto della parrocchia, le sei suore di Madre Teresa si occupano dei bambini.



Zenit, L'Osservatore Romano