Nella seconda parte del documento, "A ciascuno è data una manifestazione particolare dello spirito per il bene comune" (1 Cor 12, 7), Benedetto XVI si rivolge direttamente a chi opera “sul campo” nel settore dell’apostolato, quindi a vescovi, presbiteri, seminaristi, consacrati. A tutti viene ricordato il principio dell’unità con il Successore di Pietro e della comunione reciproca. Il Papa insiste sulla santità di vita, portata avanti nel celibato e nel distacco dai beni materiali, dai nazionalismi, dai tribalismi. Di qui l’invito ad una formazione permanente ed una testimonianza di affidamento totale a Dio e di servizio al prossimo. Le diocesi siano “modelli quanto al comportamento delle persone, alla trasparenza e alla buona gestione finanziaria”. Ai sacerdoti chiede “testimonianza di vita pacifica”; ai seminaristi di farsi “apostoli presso i giovani”. Ai laici, Benedetto XVI raccomanda di essere modelli di famiglia cristiana, dimostrando anche che il lavoro, prima di essere un mezzo di profitto, è il luogo della realizzazione personale e del servizio al prossimo. Centrale anche le sfida dell’educazione, della sanità e della comunicazione: le scuole e le Università cattoliche sono invitate a tessere nella società legami di pace e di armonia, ricercando la Verità che trascende la misura umana; le istituzioni sanitarie della Chiesa lottino sì contro le malattie, ma siano fedeli agli insegnamenti etici a favore della vita. I mass media cattolici siano più numerosi e più organizzati, poiché rappresentano un importante strumento di evangelizzazione e di promozione della giustizia e della pace. Un capitolo a parte l’Esortazione Apostolica lo dedica all’importanza dell’evangelizzazione, intesa sia come missio ad gentes, ovvero come il portare la Buona Novella alle persone che non la conoscono ancora, sia come nuova evangelizzazione, ovvero verso coloro che non seguono più la prassi cristiana anche al di fuori dei confini africani, nei Paesi più secolarizzati. Infine, il Papa indica alcune proposte operative per favorire la riconciliazione, la giustizia e la pace nel continente: incrementare la lectio divina e l’apostolato biblico, indire un Congresso Eucaristico continentale, per “testimoniare i valori fondamentali di comunione in tutte le società africane”. “Per incoraggiare la riconciliazione” Benedetto XVI raccomanda “vivamente” di celebrare “ogni anno in ogni Paese africano un giorno o una settimana di riconciliazione, particolarmente durante l’Avvento o la Quaresima”. In accordo con la Santa Sede, il Secam, il Simposio delle Conferenze Episcopali dell’Africa e del Madagascar, “potrà contribuire alla realizzazione” di un “Anno della riconciliazione a livello continentale”. Benedetto XVI chiede di ampliare la schiera dei Santi africani, modelli esemplari di giustizia ed apostoli della pace. Rammentando che l’evangelizzazione è da intendersi sia come “missio ad gentes”, sia come “nuova evangelizzazione”, il Papa rilancia “l’appello alla speranza”, “ultima parola del Sinodo”, ed auspica che nel continente africano “ciascuno diventi sempre più apostolo della riconciliazione, della giustizia e della pace”. Il Papa conclude la sua Esortazione Apostolica con queste parole: "Possa la Chiesa Cattolica in Africa essere sempre uno dei polmoni spirituali dell'umanità, e diventare ogni giorno di più una benedizione per il nobile Continente africano e per il mondo intero".
Radio Vaticana, SIR, TMNews