“La visita del Papa è una gioia, un riconoscimento per la Chiesa del Benin, ma rappresenta soprattutto un’occasione per prestare attenzione al messaggio che porterà agli uomini di buona volontà di tutta l’Africa. Certamente inviterà alla pace, senza la quale non ci può essere sviluppo, alla riconciliazione, in un continente ancora lacerato da crisi e conflitti, e alla giustizia sociale per uno sviluppo più inclusivo” dice all'agenzia Misna padre Pascal Gaizodié, vice segretario della Conferenza Episcopale del Benin, a due giorni dall’arrivo di Benedetto XVI a Cotonou, la capitale economica. Le ultime ore sono dedicate ai preparativi, per i quali “tutti i beninesi, di qualunque confessione, origine e condizione si sono mobilitati”, ma anche alla preghiera di quel 22% di fedeli di religione cattolica, presenti soprattutto nel sud del paese accanto a musulmani (12%, a nord), protestanti (5%) e un buon 60% di persone che praticano le religioni tradizionali. Tra venerdì e domenica, chiese e fedeli cattolici di tutta l’Africa avranno gli occhi puntati sul Benin dove sono attesi più di 150 vescovi che riceveranno l’Esortazione Apostolica "Africae munus" del secondo Sinodo per l’Africa, tenutosi in Vaticano nell’ottobre 2009 sul tema “La Chiesa africana al servizio della riconciliazione e della pace”. Padre Gaizodié riferisce che alle celebrazioni parteciperanno anche cittadini ivoriani, congolesi, maliani, nigeriani e gabonesi, appositamente giunti in Benin. A 150 anni dall’arrivo dei cattolici nel paese dell’Africa occidentale, il bilancio è più che positivo. “L’evangelizzazione e l’impegno sociale della Chiesa hanno avuto un impatto positivo sulla vita politica, sociale e culturale della popolazione. Assieme ai missionari, la Chiesa beninese è in prima fila nel risveglio delle coscienze attraverso l’educazione: le scuole cattoliche hanno formato l’elite del paese. Abbiamo anche contribuito al miglioramento delle cure sanitarie e in generale alla lotta alla povertà per uno sviluppo più inclusivo” dice all'agenzia Misna Jean Marie Agoi, presidente di Caritas Benin, sottolineando che “è una terra di pace, condivisione e solidarietà”. L’impegno della Chiesa si è anche espresso a livello politico quando in molte situazioni di tensione sociale, come lo scorso settembre, ha fatto da intermediario tra i sindacati dei doganieri in sciopero e il governo. Motivo di soddisfazione per l’esperienza cattolica in Benin è “la coabitazione esemplare con le altre religioni che ha anche contribuito alla nostra crescita” conclude padre Gaizodié.
Misna