Forse mai come questa volta il viaggio internazionale che Benedetto XVI si accinge a compiere, in Benin, Africa, si svolge nel segno della continuità apostolica. A Cotonou consegnerà infatti l’Esortazione post-sinodale "Africae munus" nella quale ha voluto raccogliere, e tradurre in orientamenti pastorali, le indicazioni emerse durante l’Assemblea speciale per l’Africa del Sinodo dei vescovi, svoltasi nell’ottobre del 2009. Un cammino, quello sinodale sui sentieri dell’Africa, che era iniziato nel 2004 su iniziativa del predecessore di Papa Ratzinger, Giovanni Paolo II. Allora Papa Wojtyła e i Padri sinodali concentrarono la loro attenzione sulla Chiesa in Africa. Oggi Benedetto XVI e i vescovi in comunione con lui riscrivono il ruolo della Chiesa per la riconciliazione, la giustizia e la pace in quel grande continente. Tuttavia, più che concludersi un itinerario inizia un altro processo, quello dell’applicazione, che non ha limiti di tempo in quanto, sotto la guida dello Spirito Santo, i pastori della Chiesa in Africa sono chiamati, nei prossimi decenni, a metterne in pratica le indicazioni teologiche e pastorali. Già dal titolo che Benedetto XVI ha dato alla sua Esortazione, "L’impegno dell’Africa", si intuisce la rotta che il Papa intende indicare: rimettere il futuro del continente nelle mani degli africani e della loro Chiesa. E alla Chiesa ribadisce la priorità della 'missio ad gentes', l’annuncio del Vangelo a coloro che tuttora non conoscono Gesù Cristo. Un invito a rinnovare ogni giorno l’annuncio del Vangelo, su piste precise che conducano a una nuova evangelizzazione: caratterizzata dall’impegno nel promuovere la riconciliazione, la giustizia e la pace. Il Benin diventa così l’emblema della continuità del Magistero africano del vescovo di Roma. Benedetto XVI punta sulla globalizzazione della carità. Il Pontefice intende valorizzare il ruolo del continente africano come "polmone spirituale" di un mondo in crisi di spiritualità e come portatore di una cultura e una religiosità su cui il cristianesimo può innervarsi positivamente, come testimonia l’appello fortissimo lanciato nelle scorse settimane, ricevendo i vescovi angolani, ai quali ha chiesto la difesa di bimbi e anziani, vittime della stregoneria e delle pratiche magiche. In Benin il presidente Thomas Boni Yayi è un ex musulmano diventato cristiano evangelico, e non è infrequente che diversi membri di una stessa famiglia professino chi una religione tradizionale, chi il cristianesimo, chi l’islamismo. A 84 anni compiuti, fedele all’aver messo l’Africa tra le "priorità" del Pontificato e con una buona dose di coraggio si reca a Cotonou, la città più popolosa del Benin, e Ouidah, antica base per il commercio degli schiavi. Da Ouidah agli inizi del XVIII secolo ogni anno partivano 15-20mila esseri umani in catene, verso l’America Latina, esportando anche la religione degli antenati, il voodoo, che dal 1992 è riconosciuto come una delle religioni ufficiali del Benin. Una Chiesa "molto giovane e vivace", in un "paese poverissimo, ma con tante persone e storie interessanti, che possono darci molto", spiega Susanna Cannelli, responsabile della Comunità di Sant’Egidio, presente in 8 città del Paese in festa per il 150° anniversario dell’evangelizzazione.
L'Osservatore Romano, Vatican Insider
Il continente che attende Benedetto XVI: Africa nuova