giovedì 17 novembre 2011

Il Papa in Benin. Padre Mandirola: omaggio al lavoro dei missionari e alla gerarchia formatasi a Ouidah, nel primo seminario dell'Africa occidentale

“Il viaggio del Santo Padre in Benin per la pubblicazione dell’Esortazione Apostolica post-sinodale dedicata all’Africa sarà anche un omaggio al lavoro dei missionari che 150 anni fa iniziarono l’evangelizzazione non solo di quel Paese, ma di buona parte dell’Africa occidentale” dice all’agenzia Fides padre Renzo Mandirola, coordinatore delle ricerche sulla storia e la spiritualità della Società delle Missione Africane (SMA), l’istituto missionario che ha evangelizzato l’attuale Benin, allora Dahomey. “Il Benin è stato infatti il punto di irradiazione dell’evangelizzazione dal quale sono partiti i missionari per portare il Vangelo anche nei Paesi limitrofi, come la Nigeria, il Ghana, il Togo, la Costa d’Avorio e il Camerun. Abbiamo avuto circa 400 missionari e missionarie morti soprattutto a causa delle malattie contratte per portare il Vangelo in quelle terre”. “Il nostro fondatore, mons. Melchior de Marion Brésillac, - ricorda padre Mandirola - aveva chiesto alla Santa Sede l’affidamento come terra di missione del Dahomey, ma gli era stato rifiutato a causa dei sacrifici umani che vi si praticavano. Per questo motivo mons. de Brésillac era stato nominato vicario apostolico della Sierra Leone. Nel 1859, appena arrivate le due spedizioni di missionari in Sierra Leone, i 5 componenti morirono nel giro di un mese, compreso il nostro fondatore. Il suo successore riuscì quindi a convincere la Santa Sede ad affidargli il Dahomey. Venne così creato il Vicariato Apostolico del Dahomey, che andava dal fiume Volta, nell’attuale Ghana, al fiume Niger, in Nigeria”. “Così - prosegue padre Renzo - il 18 aprile 1861 arrivano a Wida, nell’allora Dahomey, attuale Benin, i missionari padre Francisco Fernandez e padre Francesco Borghero. Ma il re del Dahomey vide nell’evangelizzazione una minaccia al suo potere, che era in buona parte basato sul sangue degli schiavi, e concesse ai missionari di poter evangelizzare solo i ‘bianchi’ e coloro che venivano chiamati ‘bianchi’ ma erano in realtà gli schiavi liberati che tornavano dall’America, ma non la popolazione locale. Per questo motivo, inizialmente i missionari, pur risiedendo nel Dahomey, iniziarono ad estendere le loro attività verso il Togo, il Ghana e la Nigeria fino al Camerun. Solo diversi anni dopo potranno evangelizzare la popolazione dell’attuale Benin”. Padre Renzo ricorda un altro motivo per comprendere l’importanza del viaggio di Benedetto XVI. “In Benin, a Ouidah, esiste il primo seminario dell’Africa occidentale, dove si sono formati preti e vescovi di una regione molta vasta che va dalla Costa d’Avorio alla Nigeria. Il Papa, recandosi in Benin, rende quindi omaggio anche alle gerarchia locale. Con una certa soddisfazione vediamo ora che la gerarchia dell’Africa occidentale è formata interamente da vescovi locali, del resto il nostro istituto ha tra i suoi obiettivi la formazione non solo del clero ma anche della gerarchia locale”.

Fides