martedì 10 gennaio 2012

La Santa Sede esce definitivamente dalla partita per la gestione dell'Ospedale San Raffaele, secondo la volontà di Benedetto XVI

San Raffaele ultimo atto: il Vaticano esce definitivamente dalla partita. La cordata degli uomini di fiducia del cardinale Segretario di Stato Tarcisio Bertone (nella foto con Benedetto XVI), guidata dal manager Giuseppe Profiti, dal presidente dello Ior Ettore Gotti Tedeschi e dal finanziere genovese Vittorio Malacalza non ha rilanciato rispetto all’offerta di acquisto del San Raffaele presentata da Giuseppe Rotelli, che ammontava a 405 milioni di euro. La proprietà dell’ospedale fondato da don Verzè passa all’imprenditore, patron del gruppo ospedaliero San Donato, che già ora gestisce un quarto dei ricoveri della sanità privata lombarda con un fatturato di 814 milioni di euro. Il mancato rilancio sancisce la fine di un’operazione durata ormai diversi mesi, che vedeva la partecipazione finanziaria dell’Istituto per le Opere di Religione, con l’impegno a mettere sul piatto 250 milioni di euro. Ieri il Consiglio di amministrazione della Fondazione Centro San Raffaele del Monte Tabor, aveva ritenuto ammissibile la "finale offerta migliorativa" di 405 milioni di euro, presentata lo scorso 5 gennaio da "Velca Spa" in rappresentanza del gruppo Rotelli, "avente per oggetto il ramo di azienda inerente l’attività ospedaliera, scientifica e di ricerca in capo alla Fondazione". "Come da regolamento - aggiungeva la nota del Cda del San Raffaele - alle ore 12 del 10 gennaio 2012, scadrà il termine per l’eventuale allineamento dell’offerta presentata da Ior e dall’ingegner Malacalza alla finale offerta migliorativa presentata da Velca Spa". Il finanziere genovese Vittorio Malacalza e il manager della sanità Giuseppe Profiti, due dei protagonisti della cordata vaticana, alla domanda sulla possibilità che venisse presentata una loro contro-offerta, ieri avevano risposto: "Mai dire mai". E avevano hanno aggiunto che "la proposta" di Rotelli "è stata ritenuta ammissibile, abbiamo esaminato alcune irregolarità formali che tuttavia non minano la sostanza dell’offerta, anche in considerazione dell’importo". Ma evidentemente, al di là delle battute e della suspence creata fino all’ultimo momento, non c’erano risorse per superare l’offerta di Rotelli, vista anche la decisione del Papa di far ritirare quanto prima lo Ior dalla partita. Come si ricorderà, era stato infatti lo stesso Benedetto XVI, d’accordo con il presidente della CEI Angelo Bagnasco e con il nuovo arcivescovo di Milano Angelo Scola, a chiedere al Segretario di Stato Bertone che la presenza finanziaria vaticana nel salvataggio del San Raffaele fosse temporanea. La contro-offerta di Rotelli ha ora permesso al Vaticano di uscire. Nelle ultime settimane del 2011, era stato il card. Attilio Nicora, presidente dell’Autorità di Informazione Finanziaria della Santa Sede, a scrivere un parere nel quale si affermava come i soldi dello Ior non potevano essere utilizzati per comprare quell’ospedale. E, viste le proteste e le perplessità arrivate da diversi porporati del mondo, nonché le consistenti obiezioni all’interno della Curia romana, sarebbe apparso sempre più arduo che l’operazione prevista andasse in porto. Queste le principali perplessità espresse a più riprese negli ultimi mesi: i risvolti ancora non chiariti e le operazioni irregolari emerse dall’inchiesta della magistratura, con i loro possibili strascichi giudiziari. L’obiezione di quanti ritenevano poco saggio che il Vaticano in tempo di crisi economica acquistasse un ospedale in Italia, impegnando una cifra considerevole. L’osservazione di chi ricordava come le tecniche e le ricerche del San Raffaele non fossero in linea con l’insegnamento della Chiesa, in tema di fecondazione in vitro e di sperimentazione con cellule embrionali.

Andrea Tornielli, Vatican Insider