Fra le numerose iniziative inaugurate durante il Pontificato di Giovanni Paolo II, di notevole importanza fu quella promossa dal card. Giovanni Battista Re, all’inizio del suo servizio di prefetto della Congregazione per i vescovi. Risale al 2001 e si riferisce alla prima riunione a Roma di vescovi "di recente nomina". Dal 29 giugno al 6 luglio 2001, si riunirono infatti 153 vescovi di varie nazioni, che erano stati nominati da Papa Wojtyła nel 2000 e nei primi mesi del 2001. A spiegare il senso di quell’incontro fu lo stesso card. Re nel saluto che egli rivolse al Papa durante l’udienza al gruppo: "Essi sono venuti a Roma - disse - per alcune giornate di preghiera, di riflessione e di studio, che hanno voluto essere di utilità pratica per gli impegni ed i problemi che i vescovi sono chiamati ad affrontare nella società secolarizzata di oggi, nella quale in questi mesi hanno fatto le loro prime esperienze episcopali, con relative gioie ed amarezze, speranze e sofferenze". Queste giornate, aggiunse, "hanno voluto essere anche un pellegrinaggio alla tomba dell’apostolo Pietro e occasione d’incontro col successore di Pietro". Da quell’anno 1.145 vescovi all’inizio del loro ministero sono ritornati sulla tomba di San Pietro, per rinnovare la loro professione di fede, incontrare il Papa e ascoltare le sue parole. Sul finire dello scorso anno è stato ricordato il decimo anniversario di quel primo incontro e la Congregazione per i vescovi ha inteso celebrarlo raccogliendo in un elegante volume i dieci discorsi pronunciati da Giovanni Paolo II e da Benedetto XVI nell’annuale ripetersi dell’incontro con i neo ordinati vescovi, di rito latino e orientale. "Parole ai vescovi. Discorsi del Beato Giovanni Paolo II e di Benedetto XVI, 2001-2010" è il titolo del volume (foto), edito dalla Libreria Editrice Vaticana (Città del Vaticano, 2011, pagine 94, euro 10), che permette di riflettere e di meditare sull’identità e sulla missione del vescovo nella Chiesa. È stato presentato al Papa dal card. Marc Ouellet, prefetto della Congregazione per i vescovi, il quale nella prefazione nota tra l’altro che si tratta di discorsi che, pur mantenendo il carattere immediato per il quale sono stati pronunciati, sostanzialmente "compongono come un affresco nel quale è disegnata la figura del vescovo e del suo ministero, illuminata dall’icona di Gesù Buon Pastore". Basta leggere i titoli delle diverse parti per notare immediatamente l’insieme dell’affresco. "Vescovi all’inizio del nuovo milllennio" è naturalmente ciò che connota il primo dei capitoli, che si riferisce all’anno 2001. Il secondo sottolinea l’affetto privilegiato che il "vescovo deve avere per i sacerdoti". Nel 2003 l’attenzione è posta sulla "sollecitudine per le vocazioni" e negli anni 2004-2006, prima Giovanni Paolo II e poi Benedetto XVI si sono soffermati sui tria munera del vescovo: il 'munus sanctificandi' e la centralità dell’Eucaristia; il 'munus docendi': "il vescovo maestro della fede"; il 'munus regendi': atto di amore del vescovo. Nel 2007 il Pontefice si è soffermato a considerare "la preghiera del vescovo" e nei due anni successivi, in concomitanza con l’Anno paolino e con quello sacerdotale, Benedetto XVI ha parlato ai vescovi di "San Paolo, maestro e modello per i vescovi" e dell’"esempio di San Giovanni Maria Vianney". Infine "la fedeltà del vescovo", tema proposto lo scorso anno. Alcuni temi fondamentali ricorrono in tutti i discorsi, in quanto fanno parte della fisionomia spirituale del vescovo e dei suoi maggiori impegni. Tra questi vi è un costante richiamo alla necessità della conformazione interiore a Cristo. La santità personale, infatti, è necessaria perché egli sia autorevole e credibile di fronte alla Chiesa e alla società contemporanea. Altro invito costantemente presente è la sollecitudine per l’unità del presbiterio e la vicinanza ai sacerdoti, di cui il vescovo è "padre, fratello che li ama, li ascolta, li accoglie, li corregge, li conforta, ne ricerca la collaborazione e, per quanto possibile, si adopera per il loro benessere umano, spirituale, ministeriale ed economic", come afferma l’Esortazione Apostolica "Pastores gregis" al numero 47. Su questa linea viene rivolto l’invito a promuovere instancabilmente la spiritualità del vescovo diocesano, anima interiore della carità pastorale e fondamento di una pastorale comunitaria che supera l’individualismo e alimenta l’amicizia sacerdotale. Un altro tema ancora è quello della costruzione della Chiesa come comunione, della quale i vescovi devono fare il principio educativo in tutti i luoghi dove si plasma l’uomo e il cristiano, come aveva indicato Giovanni Paolo II, alla conclusione del grande Giubileo del 2000. In questi orizzonti si collocano tutti gli altri temi. Leggendo i discorsi, inoltre, ci si rende subito conto che essi attingono alla dottrina del Concilio Vaticano II sull’episcopato, traendone applicazioni concrete di vita spirituale e indicazioni per il governo della Chiesa particolare. Queste ultime vengono desunte anche dagli altri documenti del magistero riguardante il vescovo ed in particolare dall’Esortazione Apostolica "Pastores gregis", documento conclusivo della X Assemblea generale del Sinodo dei vescovi su "Il vescovo servitore del Vangelo di Gesù Cristo per la speranza del mondo". Spesso è anche citato il direttorio per il ministero pastorale dei vescovi "Apostolorum successores", elaborato dalla Congregazione per i vescovi, dopo la suddetta assemblea. In ciascuna allocuzione non mancano riferimenti ai padri della Chiesa e tra questi spicca la "regola pastorale" di San Gregorio Magno, che potrebbe essere considerata come il primo "direttorio" per l’esercizio del ministero episcopale. Proprio nella memoria liturgica di Papa Wojtyla, il card. Ouellet, nella parte finale della presentazione al volume, scrive: "Con spirito di comunione e con gioia la Congregazione per i Vescovi offre questa raccolta di discorsi del Beato Giovanni Paolo II e di Benedetto XVI, ai pastori delle Chiese particolari, ai sacerdoti e ai fedeli, auspicando che i vescovi vi possano trovare un sostegno nello svolgimento del loro non sempre facile ministero, i presbiteri possano rinsaldare i vincoli di comunione con i loro vescovi e con i confratelli sacerdoti ed i fedeli, perché non facciano mancare ai loro vescovi l’affetto e la collaborazione necessaria per costruire con i loro carismi e doni spirituali l’unica Chiesa di Cristo".
Fabio Fabene, L'Osservatore Romano