Un vescovo romeno tra i nuovi cardinali nominati da Benedetto XVI. E' Lucian Muresan (foto), attuale arcivescovo maggiore della Chiesa greco-cattolica romena. Una nomina molto attesa dalla comunità dei romeni cattolici di rito orientale, come conferma padre Basilio Barbolovici, decano dei romeni greco-cattolici del Nord Italia. "Personalmente confidavo in questa nomina come attestazione e riconoscimento della testimonianza data dalla nostra Chiesa nell'essere fedele al Vangelo e alla sede di Pietro. E' un riconoscimento anche per i nostri fedeli". Chiesa di rito orientale, ma fedele a Roma: quella greco-cattolica ha subito la persecuzione comunista negli anni del regime. ma ha dovuto anche sopportare una non facile convivenza con gli ortodossi. Questo a partire dal 1700, anno in cui con il sinodo di Alba Iulia la Chiesa greco-cattolica romena si separò da quella ortodossa, tornando fedele a Roma pur mantenendo l’originale liturgia bizantina ed i canoni orientali. Ma il periodo più drammatico fu quello del regime comunista: nel 1948 il regime, con l'Atto di abrograzione del 1° dicembre, mise al bando la Chiesa greco-cattolica e impose le conversioni forzose alla confessione ortodossa. Furono espropriate tutte le chiese, i conventi, gli asili, le scuole, che divennero edifici dello Stato o furono concessi in uso alla Chiesa ortodossa. Tra il 27 ed il 28 ottobre del ’48 i vescovi greco-cattolici Valeriu Traina Frentiu, Alexandru Rusu, Ioan Balan, Iuliu Hossu, Ioan Suciu e Vasile Aftenie vennero imprigionati e fu loro richiesto il passaggio coatto all’ortodossia. Nessuno di essi accettò. All’inizio della persecuzione, la Chiesa poteva contare su questi sei vescovi, circa 1800 sacerdoti e 2 milioni di fedeli. Oggi i greco-cattolici sono appena un milione e non mancano le problematiche. "Intanto molte persone non sanno di essere di religione greco-cattolica e dunque – spiega padre Barbolovici – c'è tuttora un forte problema di identità". Ma la questione che rimane tuttora in sospeso e che crea non poche frizioni riguarda il patrimonio che fu confiscato oltre sessant'anni fa e che non è ancora stato restituito, se non in parte. "Chiese e canoniche furono consegnate alla chiesa ortodossa – racconta il sacerdote – mentre gli ospedali, le scuole e gli altri edifici assistenziali furono incamerati dallo Stato. E oggi non si riesce a farseli restituire". Ci sono contenziosi in tribunale tuttora in corso. "Per quanto riguarda gli ortodossi ci sono risposte diverse a seconda della diocesi e del vescovo di riferimento. Ad esempio il metropolita Nicolae Corneanu ha voluto restituire i beni spontaneamente". Tornando alle persecuzioni, oggi è in corso la causa di Beatificazione dei sei vescovi romeni perseguitati dal regime. Anche il futuro cardinale Lucian Muresan conobbe sulla propria pelle la persecuzione comunista. "All'epoca – racconta padre Basilio – Muresan era uno studente che stava seguendo la sua vocazione al sacerdozio. Ma con la legge del 1948 gli fu impedito di proseguire gli studi religiosi". Frequentò una scuola di falegnameria e continuò a studiare teologia in segreto. Fu poi accolto nel seminario di Alba Iulia (in via eccezionale erano stati accolti cinque giovani greco-cattolici), ma al quarto anno venne espulso senza una precisa ragione e gli fu ordinato di lasciare la città. Dovette cercarsi un lavoro e per dieci anni fu impiegato come operaio in una cava di pietra. "Lì lavorò insieme a mio padre", racconta commosso padre Barbolovici ricordando la testimonianza di fede data da entrambi durante quel periodo così duro. "Quando mio padre capì che aveva davanti a sé un sacerdote greco-cattolico, gli chiese: 'Ma lei crede?' e la risposta fu: 'Si, credo'. E poi si dissero: 'Siamo stati greco-cattolici e torneremo ad esserlo'. Muresan lavorò in clandestinità come sacerdote, aiutando i giovani a studiare per diventare preti". Con il crollo del regime, nel 1989, la Chiesa greco-cattolica esce dalla clandestinità e nel 1990 Muresan viene nominato vescovo di Maramures. "Quell'anno – ricorda padre Basilio – mio papà andò a trovarlo e quando si videro, piansero l'uno sulla spalla dell'altro". Poi nel 1994 diventa arcivescovo di Fagaras e Alba Iulia. Il 16 dicembre 2005 è divenuto il primo arcivescovo maggiore della Chiesa greco-cattolica romena per volontà di Benedetto XVI. Ora la nomina cardinalizia, annunciata il 6 gennaio 2012 dal Papa per il Concistoro previsto il 18 febbraio. "La storia della nostra Chiesa – prosegue il sacerdote – deve moltissimo alla sua azione pastorale. Grazie a lui si apre il seminario, si stampano i primi libri di culto e la prima edizione moderna della Bibbia di Blaj. Intanto, nel 1994, avvia la causa di beatificazione dei vescovi morti in carcere. La sua è una attività pastorale molto intensa, merita questo riconoscimento, per lui e – conclude padre Barbolovici – per la nostra Chiesa".
Serena Spinazzi Lucchesi, Gente Veneta