Il card. Angelo Bagnasco (nella foto con Benedetto XVI), presidente della CEI, ha tenuto questo pomeriggio la prolusione d'apertura del Consiglio permanente della Conferenza Episcopale italiana, che si è aperto oggi a Roma. Il discorso del cardinale ha spaziato su tematiche religiose, civili, politiche e culturali, ma nella sua parte iniziale si è occupato del tema della fede popolare, “che viene espressa in maniera genuina, in forma talora pudica ma autentica, come se il passaggio dalla sicumera e dal clima di abbondanza alla trepidazione e all’incertezza, ci riportasse all’essenziale di noi stessi e della vita, alle cose che veramente contano”, ha detto. “Non si può non ammettere che molto di quello che passa come spirito del tempo o come valori, in realtà è il prodotto delle industrie dell’intrattenimento e del consumismo – ha proseguito -. È appena sufficiente tuttavia entrare in contatto vivo col tessuto delle parrocchie ed immergerci tra la gente cosiddetta comune – che lavora per vivere e ha preoccupazioni che si direbbero prosaiche e invece sono semplicemente normali – per ricavarne l’impressione che ancora ci sono davvero i valori cristiani”. Il card. Bagnasco ha richiamato l’Anno della fede che inizierà l’11 ottobre 2012 e terminerà il 24 novembre 2013. Ha così ringraziato Benedetto XVI per aver voluto questo evento ecclesiale e per aver istituito il Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione. “A nessuno sfugge - ha ricordato il cardinale - la forza di una simile intuizione che può diventare un evento spirituale di proporzioni grandiose”. Non si può accettare che “la porta della fede” resti deserta, né che “il sale diventi insipido” o “la luce sia tenuta nascosta”. Il presidente della CEI ha spiegato che la soglia di quella porta della fede “è mistero e calamita di ogni esistenza, dilemma e dramma, fascinazione e speranza”. “Davanti a quella porta, - ha aggiunto, riprendendo le parole del Pontefice - ciascuno prima o poi viene a trovarsi: meglio per noi, allora, se non ci faremo trovare avvolti nell’indolenza”. Secondo l’arcivescovo di Genova “il nocciolo della crisi della Chiesa in Europa è la crisi della fede” e si detto concorde con le parole del Papa secondo cui “se la fede non riprende vitalità, diventando una profonda convinzione ed una forza reale grazie all’incontro con Gesù Cristo, tutte le altre riforme rimarranno inefficaci”. Per il card. Bagnasco “sembra esistere qua e là una strana reticenza a dire Gesù, una sorta di stanchezza, uno scetticismo talora contagioso”. “Al contrario, - ha precisato - c’è l’entusiasmo riscontrabile nei giovani e nei giovani Continenti, a partire dall’Africa dove si è colta un’impressionante vitalità e una larga passione per il Vangelo”. Il porporato ha spiegato la sfida pastorale e posto la 'quaestio fidei' “come far rinascere in se stessi e negli altri la nostalgia di Dio e la gioia di viverlo e testimoniarlo?”. Sul che fare e come ritrovare le radici del “perchè credo” il card. Bagnasco ha indicato l’esperienza della Giornata mondiale della Gioventù che “si sta rivelando un modo nuovo, ringiovanito, dell’essere cristiani”. Ha invitato la Chiesa tutta a “valorizzare l’esperienza del pellegrinaggio ai Luoghi della Terra Santa come ai grandi Santuari sparsi per il mondo”; ha auspicato “lo scambio culturale tra gli immigrati e gli autoctoni, come tra gli studenti internazionali e i coetanei che incontrano nei Paesi e nelle università in cui transitano”, quasi a formare “laboratori di umanità” in grado di fronteggiare “ideologie prepotenti o anche surrettiziamente deboli”; ha sollecitato di “potenziare le testimonianze e i testimoni che, fin dalle origini, la comunità cristiana ha avuto grazie a persone che, toccate dalla grazia, sono diventate dei campioni di fede vissuta”. “Se tutto questo verrà tentato, - ha concluso - ad integrazione organica e supporto intelligente per la pastorale ordinaria, allora davvero si apriranno sentieri nuovi per il Vangelo”.
SIR, Zenit
Prolusione