Questa mattina, nella Sala Clementina del Palazzo Apostolico Vaticano, il Santo Padre Benedetto XVI ha ricevuto in udienza i superiori e seminaristi del Pontificio Seminario Regionale Umbro Pio XI di Assisi, del Pontificio Seminario Regionale San Pio X di Catanzaro e del Pontificio Seminario Campano Interregionale di Napoli, in occasione del centenario di fondazione. Una elevata formazione accademica e un notevole arricchimento umano: è quanto, ha affermato il Papa nel suo discorso, hanno favorito sin dalla loro nascita, nel 1912, i Seminari regionali, opera di Papi quali San Pio X e Leone XIII e affidati alla direzione dei Gesuiti. Questa esperienza continua ancora assai opportuna e valida, nell’attuale contesto storico ed ecclesiale, ha sottolineato Benedetto XVI, dove questi seminari regionali e interdiocesani rappresentano una “efficace palestra” di comunione nell’unico servizio alla Chiesa di Cristo e una valida mediazione rispetto alle esigenze delle realtà locali, “evitando il rischio del particolarismo”. "Le vostre Regioni - ha osservato il Papa - sono ricche di grandi patrimoni spirituali e culturali, mentre vivono non poche difficoltà sociali". “Pensiamo”, ha detto, “ad esempio, all’Umbria, patria di San Francesco e di San Benedetto! Impregnata di spiritualità, l’Umbria è meta continua di pellegrinaggi”. "Al tempo stesso, questa piccola regione soffre come e più di altre la sfavorevole congiuntura economica. In Campania e in Calabria la vitalità della Chiesa locale, alimentata da un senso religioso ancora vivo grazie a solide tradizioni e devozioni, deve tradursi in una rinnovata evangelizzazione. In quelle terre, la testimonianza delle comunità ecclesiali deve fare i conti con forti emergenze sociali e culturali, come la mancanza di lavoro, soprattutto per i giovani, o il fenomeno della criminalità organizzata". ”Il contesto culturale di oggi – ha detto il papa – esige una solida preparazione filosofica-teologica dei futuri presbiteri”. “Non si tratta, solo di imparare le cose - ha spiegato, riprendendo la Lettera ai Seminaristi in conclusione dell’Anno Sacerdotale - ma di “conoscere e comprendere la struttura interna della fede nella sua totalità, che non è una somma di tesi, ma è un organismo, una visione organica, così che essa diventi risposta alle domande degli uomini”. Il Papa ha sottolineato quanto sia oggi “indispensabile” “l’armoniosa integrazione” tra il ministero, le sue “molteplici attività e la vita spirituale”, e ha parlato di “giusto equilibrio cuore intelletto, ragione e sentimento, corpo e anima”, di una integrità umana del sacerdote: "Sono queste le ragioni che spingono a prestare molta attenzione alla dimensione umana della formazione dei candidati al sacerdozio. È infatti nella nostra umanità che ci presentiamo davanti a Dio, per essere davanti ai nostri fratelli degli autentici uomini di Dio. Infatti, 'chi vuole diventare sacerdote, deve essere soprattutto un uomo di Dio', come scrive San Paolo al suo allievo Timoteo. Perciò la cosa più importante nel cammino verso il sacerdozio e durante tutta la vita sacerdotale è il rapporto personale con Dio in Gesù Cristo". Il Papa ha quindi ricordato ai seminaristi quanto disse loro il beato Giovanni XXIII, alle soglie del Concilio Vaticano II: “Il mondo aspetta dei Santi: questo soprattutto. Prima ancora che sacerdoti colti, eloquenti, aggiornati, si vogliono sacerdoti santi e santificatori”. “Queste parole – ha concluso il Papa - risuonano ancora attuali, perché forte più che mai è nella Chiesa tutta, come nelle vostre particolari regioni di provenienza, la necessità di operai del Vangelo, testimoni credibili e promotori di santità con la loro stessa vita. Possa ciascuno di voi rispondere a questa chiamata!”.
Radio Vaticana, SIR
UDIENZA AI PONTIFICI SEMINARI CAMPANO, CALABRO E UMBRO IN OCCASIONE DEL CENTENARIO DI FONDAZIONE - il testo integrale del discorso del Papa