Il Papa attuale come vive nella sua città? Quali i tempi, i ritmi e gli impegni della sua giornata? E quali le relazioni con le altre persone della casa? I Papi, per quanto vicari di Cristo, sono pur sempre uomini, e come tutti gli uomini hanno abitudini, inclinazioni, vezzi e qualche fissazione. Delle abitudini di Benedetto XVI non si sa molto, ma attraverso alcuni suoi racconti e le testimonianze di qualche collaboratore possiamo ricostruire abbastanza bene la sua giornata di lavoro. Sappiamo che Joseph Ratzinger, da buon tedesco, è metodico e ama organizzare le sue giornate nei minimi dettagli, secondo orari precisi. Eletto nel 2005 a settantotto anni, è anche un papa anziano, che non può permettersi improvvisi sovraccarichi di lavoro e sollecitazioni eccessive. Di qui la necessità di pianificare gli impegni in modo meticoloso. Oltretutto Benedetto XVI è uno scrittore estremamente accurato: gli piace ritirarsi nello studio e realizzare i testi con calma, controllando le fonti di persona e consultando la sua vasta biblioteca personale. La sveglia avviene attorno alle 5, quando la Città del Vaticano è ancora immersa nel silenzio. Anche da cardinale Joseph Ratzinger è sempre stato mattiniero. Considera le ore del mattino le più proficue e non vuole lasciarsele scappare. Il primo impegno è la Messa, che il Papa celebra attorno alle 7 nella cappella privata, come i predecessori Paolo VI, Giovanni Paolo I e Giovanni Paolo II. Celebrano con lui i due segretari, don Georg e don Alfred, mentre nel ruolo di "chierichette" ci sono le laiche che si occupano dell’appartamento papale. Si tratta di quattro memores Domini (vuol dire "che ricordano il Signore"): non sono suore, ma hanno consacrato le proprie vite al servizio di Dio e della Chiesa, all’interno del movimento di Comunione e liberazione, facendo promesse di castità, obbedienza e povertà. Si chiamano Carmela, Loredana, Cristina e Rossella. Quest’ultima si è aggiunta al gruppo nei primi mesi del 2011, prendendo il posto di Manuela, rimasta uccisa in un incidente stradale a Roma nel novembre 2010. Loredana e Carmela sono pugliesi, Cristina marchigiana, Rossella emiliana. In genere la cura della casa in cui vive il Pontefice è sempre stata affidata a suore, ma la presenza di laiche non è una novità assoluta perché già Pio XI scelse di farsi assistere, come si è già visto, dalla governante che era al suo servizio a Milano, Teodolinda Banfi. Alla Messa prende parte anche Paolo Gabriele, aiutante di camera del Papa. Un tempo si diceva "maggiordomo personale", ma questa espressione non è più usata. Paolo (chiamato familiarmente Paoletto in Vaticano) è sposato, ha quarantasei anni e tre figli. Il suo compito è di servire il Papa a tavola. Assiste il Pontefice anche nel corso dei viaggi ed ha preso il posto del mitico Angelo Gugel, aiutante di Giovanni Paolo II. Visto che abbiamo fatto la conoscenza delle collaboratrici del Papa, diciamo qualcos’altro sul loro lavoro. Loredana, originaria di Taranto, si occupa soprattutto della cucina. È lei a ordinare quanto è necessario al supermercato vaticano e, se occorre, all’orto e alla fattoria di Castel Gandolfo. Ottima cuoca, è specializzata nei primi piatti, come la pasta al curry e i rigatoni al prosciutto. Anche Carmela (pure lei di Taranto) lavora nella cucina, ma la sua specialità sono i dolci: dovendo soddisfare il palato di un Papa tedesco, sa fare molto bene lo strudel, ma anche il tiramisù e la crostata (che a Papa Ratzinger piace soprattutto con la marmellata di mirtilli). Cristina e Rossella si occupano della cura dell’appartamento e del guardaroba papale. La Messa del mattino è celebrata in italiano. Subito dopo la Messa Benedetto XVI consuma la colazione e quindi si reca nello studio, dove resta dalle 8 alle 11. Sulla scrivania ci sono un crocifisso e due telefoni. Il Pontefice possiede anche un cellulare, il cui numero è, come si può immaginare, riservatissimo. I segretari gli portano una rassegna stampa internazionale, preparata da un ufficio della Segreteria di Stato e riposta dentro una cartella di cuoio. La rassegna è ampia e accurata, e all’inizio c’è un riassunto delle principali notizie, così che il Papa possa farsi un’idea generale degli avvenimenti e scegliere poi gli articoli di suo maggiore interesse. Benedetto XVI padroneggia bene, oltre al tedesco, l’italiano, l’inglese, il francese e lo spagnolo. Gli articoli in tutte queste lingue non hanno quindi bisogno di essere tradotti. Compito dei segretari è anche quello di selezionare la posta e di sottoporre all’attenzione del papa solo le lettere ritenute più interessanti o urgenti. Sbrigate queste prime operazioni, il Papa prende visione dell’agenda del giorno, che prevede in genere l’incontro con cardinali e vescovi, sia provenienti da varie parti del mondo sia in servizio nella Curia romana. Attorno alle 11 Benedetto XVI entra nell’ascensore privato e scende dal terzo al secondo piano del Palazzo apostolico, dove riceve i personaggi in visita, compresi capi di Stato e di governo, ambasciatori dei paesi accreditati e rappresentanti di associazioni, gruppi e organismi di ogni parte del mondo. Gli incontri, gestiti dagli uffici della Prefettura della Casa Pontificia, avvengono nella biblioteca del Papa o in altre sale: dipende dal numero di persone da ricevere in udienza e dalla solennità da attribuire all’appuntamento. Questa parte della mattinata dura due ore, fino alle 13. Il mercoledì mattina, al posto di queste udienze particolari, si svolge l’Udienza generale settimanale, che ha luogo, a seconda delle stagioni e del numero di persone presenti, nell’aula delle udienze oppure in Piazza San Pietro. Incomincia alle 10.30 e dura circa un’ora e mezza. Il pranzo è alle 13.30. Il Papa è servito da Paolo Gabriele e a tavola è in compagnia dei due segretari. Rarissimi sono gli ospiti esterni. La cucina è tipicamente mediterranea, molto gradita dal Papa. L’unica eccezione riguarda il bere: Papa Ratzinger non beve vino, ma aranciata. Se però con il dolce viene servito lo spumante se ne concede un assaggio. Dopo pranzo è il momento di una breve passeggiata sul terrazzo del Palazzo apostolico. Non più di dieci minuti, tra gli aranci e i limoni in vaso e con una splendida veduta di Roma. Da lì sembra di poter toccare la cupola di San Pietro, e l’intera piazza si stende ai piedi di chi guarda dall’alto. Durante la passeggiata il Papa chiacchiera con i due segretari in un clima disteso e amichevole. In genere in questi dieci minuti non vengono affrontati problemi di lavoro. Dopo circa un’ora di riposo, alle 15.30 il Papa è di nuovo alla sua scrivania. Il pomeriggio è dedicato alla stesura di documenti, discorsi, omelie. Come detto, il Papa scrive a mano, con una stilografica, per cui tutti i suoi testi hanno bisogno di essere trascritti al computer ed eventualmente tradotti dal tedesco nelle diverse lingue. Benedetto XVI non delega volentieri il compito di scrivere i testi dei suoi interventi, ma naturalmente, quando gli impegni sono tanti, non può sempre scrivere tutto di suo pugno. In questi casi, a seconda degli argomenti, i vari dicasteri vaticani gli fanno pervenire bozze che il Papa legge ed eventualmente modifica e integra. Terminata questa fase di lavoro, attorno alle 17.30 i segretari gli portano altra posta preselezionata e documenti da firmare. È poi la volta, attorno alle 18.30, delle cosiddette "udienze di tabella", cioè previste e codificate da un orario settimanale. A seconda dei giorni, sono ricevuti nello studio privato i principali collaboratori: il Segretario di Stato, il sostituto alla Segreteria di Stato, il segretario per i rapporti con gli Stati, i prefetti della Congregazione per la Dottrina della Fede e dei vescovi, i titolari di altri dicasteri e uffici della Santa Sede. Esaurita anche questa incombenza, il Papa si concede una nuova passeggiata, questa volta però nei giardini vaticani, che raggiunge in macchina dopo essere sceso con l’ascensore nel cortile di San Damaso. Cammina in compagnia di uno o di entrambi i segretari e con loro recita il rosario, fermandosi in preghiera davanti alla replica della grotta di Lourdes. La cena è servita attorno alle 19.30 ed è molto frugale. Subito dopo, se ne ha voglia, Benedetto XVI guarda l’inizio del Tg1 delle 20, poi si ferma ancora un po’ nel suo studio e infine, nella cappella, recita la compieta, l’ultima preghiera della giornata contenuta nel breviario (il libro liturgico dei sacerdoti), così chiamata perché avviene a compimento delle ore canoniche. Il ritiro in camera da letto non avviene mai prima delle 23. Per verificarlo, basta passare in Piazza San Pietro attorno a quell’ora e vedere quando si spegne la luce nella finestra all’ultimo piano del Palazzo apostolico. È in quel momento che l’intera Città del Vaticano (a parte le guardie di turno e gli addetti ai controlli di alcuni servizi tecnici) si ferma per qualche ora, in attesa di una nuova giornata.
Aldo Maria Valli, Europa