venerdì 17 febbraio 2012

Mons. Dolan: la nuova evangelizzazione si compie con il sorriso, non con il volto accigliato. La Chiesa è fondamentalmente un sì!, non un no!

Il tema principale della Giornata di preghiera e riflessione convocata dal Papa con i membri del Collegio cardinalizio e i nuovi cardinali in occasione del Concistoro di domani per la creazione di 22 nuovi porporati, “L’annuncio del Vangelo oggi, tra missio ad gentes e nuova evangelizzazione”, è stato introdotto da una relazione dell’arcivescovo di New York, mons. Timothy Dolan. Il presule ha introdotto l'incontro per volontà del Papa ed ha pronunciato sulla "nuova evangelizzazione" di un mondo secolarizzato una lunga relazione briosa non priva di ricordi personali, riferimenti cinematografici e letterari, battute. A partire dalle scuse per il proprio italiano: "Grazie a voi, Santo Padre e confratelli per aver sopportato il mio italiano primordiale. Quando il cardinal Bertone mi ha chiesto di parlare in italiano, mi sono preoccupato perché io parlo italiano come un bambino", ha detto il presidente della Conferenza episcopale statunitense. "Ma poi ho ricordato quando, da giovane prete fresco di ordinazione, il mio primo pastore mi disse mentre andavo a fare catechismo ai bambini di sei anni: 'Ora vedremo che fine farà tutta la tua teologia - e se ti riesci a parlare della fede come un bambino!'. E forse conviene concludere proprio con questo pensiero: abbiamo bisogno dire di nuovo come un bambino la eterna verità, la bellezza e la semplicità di Gesù e della sua Chiesa". L'arcivescovo di New York ha inviato gli altri porporati a concepire l'evangelizzazione con un sentimento di "gioia": "Quando ero seminarista al Collegio Nordamericano - ha ricordato - tutti gli studenti di teologia del primo anno di tutti gli atenei romani furono invitati ad una Messa in San Pietro celebrata dal prefetto della Congregazione per il Clero, il card. John Wright. Ci aspettavamo una omelia cerebrale. Ma lui iniziò chiedendoci: 'Seminaristi, fate a me e alla Chiesa un favore: quando girate per le strade di Roma sorridete!'". Più tardi, "quando sono diventato arcivescovo di New York un prete mi ha detto: 'Faresti meglio a smetterla di sorridere quando giri per le strade di Manhattan o finirai per farti arrestare!'. Insomma, per Dolan "la nuova evangelizzazione si compie con il sorriso, non con il volto accigliato. La Chiesa è fondamentalmente un sì!, non un no!". "Nell'invitarmi a parlare su questo tema - ha detto l'arcivescovo di New York a proposito dell'annuncio del Vangelo oggi - l'eminentissimo Segretario di Stato, mi ha chiesto di contestualizzare il secolarismo, lasciando intendere che la mia arcidiocesi di New York è forse 'la capitale della cultura secolarizzata'. Però - e credo che il mio amico e confratello, il card. Edwin O'Brien, che è cresciuto a New York, sarà d'accordo - oserei dire che New York - sebbene dia l'impressione di essere secolarizzata - è ciononostante una città molto religiosa. Anche in luoghi che solitamente vengono classificati come 'materialistici' - come ad esempio i mass media, il mondo dello spettacolo, della finanza, della politica, dell'arte, della letteratura - un'innegabile apertura alla trascendenza, al divino!". Dolan ha poi illustrato una "efficace strategia di evangelizzazione" in sette punti. "Nei cinema c'è adesso un film intitolato 'The Way' - 'la Via' - in cui uno dei protagonisti è un attore ben conosciuto, Martin Sheen. Forse l'avete visto", ha detto Dolan per poi mostrare l'esempio del protagonista, "l'icona di un uomo secolare: compiaciuto di sé, sprezzante nei confronti di Dio e della religione, uno che si definisce un 'ex-cattolico', cinico verso la fede... ma che, nondimeno, incapace di negare che dentro di sé vi sia un interesse incontenibile di conoscere l'aldilà, una sete di qualcosa in più - anzi, un qualcuno di più - che cresce in lui lungo la strada". In secondo luogo, Dolan ha avvertito i cardinali che "dopo il Concilio, la bella notizia era che il trionfalismo nella Chiesa era morto. Ma, purtroppo anche la fiducia!". In questo senso, terzo punto del suo ragionamento, la 'missio ad gentes' e la nuova evangelizzazione "non è una dottrina, ma un appello a conoscere, amare e servire". Dolan ha poi messo in evidenza il valore del Concilio Vaticano II: "In questi ultimi cinquant'anni dalla apertura del Concilio, abbiamo visto la Chiesa passare per le ultime fasi della Controriforma e riscoprirsi come un'opera missionaria. In qualche luogo ciò ha significato una nuova scoperta del Vangelo. In paesi già cristiani ha comportato una rievangelizzazione che abbandona le acque stagnanti della conservazione istituzionale e come Giovanni Paolo II ha insegnato nella Novo Millennio Ineunte, ci invita a prendere il largo per una pesca efficace". La nuova evangelizzazione, è il quinto punto di Dolan, "si compie con il sorriso, non con il volto accigliato". Sesto punto del 'programma' dell'arcivescovo di New York: quello cristiano non è "un amore etereo, ma un amore incarnato in meravigliose scuole per bambini, cliniche per i malati, case per gli anziani, centri accoglienza per gli orfani, cibo per gli affamati". Settimo e ultimo punto, che fa riferimento al Concistoro di domani: "Beatissimo Padre, potrebbe, per favore, saltare 'fino allo spargimento del tuo sangue' quando mi presenterà la berretta? Ovviamente no! Ma noi siamo audiovisivi scarlatti per tutti i nostri fratelli e sorelle anche essi chiamati a soffrire e morire per Gesù. Fu Paolo VI a notare saggiamente che l'uomo moderno impara più dai testimoni che dai maestri, e la suprema testimonianza è il martirio". Il discorso, ha riferito il portavoce vaticano Federico Lombardi, è stato "molto bene accolto" dai 133 cardinali riuniti nell'Aula nuova del Sinodo.

Radio Vaticana, TMNews

Giornata di preghiera e riflessione del Collegio Cardinalizio: l'intervento di mons. Dolan