lunedì 19 marzo 2012

Il Papa in Messico e a Cuba. Card. Ortega: fin dall'inizio del Pontificato ha mostrato il desiderio di recarsi nell'Isola. La fede non è più un tabù

Benedetto XVI "fin dall'inizio del suo Pontificato, ha mostrato il desiderio di accettare l'invito che molto tempestivamente gli avevano rivolto, tanto la Chiesa come il governo, di venirci a visitare a Cuba. In occasione del mio primo viaggio alla Sede Apostolica, Sua Santità mi espresse riserve rispetto all'idea di compiere un tragitto tanto lungo e disse che la sua età era un limite per molti spostamenti. Poi, però, in incontri successivi - allora era già stato in Brasile, Africa e perfino in Australia - , quando gli ricordavo il nostro invito, il Santo Padre mi rispondeva sempre: 'Se Dio vuole'. Questo fino all'agosto dell'anno scorso. Il Papa aveva nel cuore il desiderio di venire a Cuba, e ci ha incluso nel suo viaggio in America per visitare il Messico". Lo ha raccontato il cardinale primate Jaime Ortega y Alamino (nella foto con Benedetto XVI), arcivescovo de L'Avana in un'intervista in vista del viaggio che il Papa compirà a Cuba dal 26 al 28 marzo prossimi. Il viaggio, ha detto Ortega in un'intervista a Avvenire raccolta da Lucia Capuzzi, "è un onore e un segno di speciale attenzione il fatto che il Santo Padre abbia voluto farci visita nell'Anno giubilare mariano - in cui celebriamo i 400 anni del ritrovamento dell'immagine della Vergine della Carità, patrona dell'isola -, e che abbia voluto unirsi ai cubani nel pellegrinaggio al santuario nazionale del Cobre per venerare la Vergine". "La presenza e la partecipazione sociale della Chiesa locale è qualcosa di totalmente nuovo rispetto alla visita di Giovanni Paolo II. E fa in modo che questa possa prepararsi a ricevere Benedetto XVI con una consapevolezza più profonda di ciò che significa sia la missione del Papa nella Chiesa sia una visita pastorale del Sommo Pontefice". Il porporato sottolinea che dal viaggio di Giovanni Paolo II nel 1998 molto è cambiato, sia per la Chiesa che per il Governo, e ormai "il tema religioso non è più un tabù o un fatto relegato nella sfera privata". "Le due visite - spiega - avvengono in momenti storici differenti. Ci sono stati cambiamenti all'interno del governo cubano: un nuovo presidente, nuovi ministri e funzionari, delle riforme economiche che prevedono la ripartizione tra i contadini dei terreni agricoli, la creazione di piccole imprese rurali e urbane, di cooperative private e altri mutamenti che favoriscono l'iniziativa privata e il lavoro autonomo, tanto nell'ambito dei servizi come in quello della produzione". Le riforme economiche, dice il cardinale, "sono prospettate come indispensabili e irreversibili. La relativa lentezza con cui vengono portate avanti si deve a resistenze burocratiche e alla necessità di un cambiamento dimentalità, che non è facile da ottenere".

TMNews

Il card. Ortega: la fede rompe i tabù