lunedì 19 marzo 2012

Mons. Xuareb: i miei giorni accanto a Benedetto XVI. E' sereno, lo sorregge una grandissima fede, continua a vivere il Vangelo in modo semplice

Ascolti chi gli vive accanto tutto il giorno e ti rendi conto di quanto sia sovente distorta dai media l’immagine dell’attuale Papa. Joseph Ratzinger: il professore, teutonico, distaccato, insensibile, arroccato, intransigente o anche peggio. Scopri che non è così. Com’è allora agli albori del terzo millennio questo ennesimo successore di Pietro, la “roccia”, l’uomo che più di ogni altro al mondo rappresenta una storia iniziata tanto, tantissimo tempo fa in Galilea e che, insieme alla “buona novella”, porta con sé l’incredibile fardello di due mila anni di Cristianesimo? Scopri che Benedetto XVI, al secolo Joseph Ratzinger, è sì un professore della Baviera dalla vastissima cultura, ma anche un uomo di straordinaria umanità, fede e mitezza. Mons. Alfred Xuereb (foto), 53 anni, maltese, dal 2007 è uno dei due segretari personali di Benedetto XVI; abita in Vaticano, nell’appartamento papale. A febbraio si è recato a Nichelino: una visita lampo, mentre la città era stretta nella morsa del ghiaccio, per ricordare il quinto anniversario della morte del suo amico e conterraneo don Joe Galea. Nell’incontro serale con i giovani della parrocchia don Alfred non si sottrae alla curiosità ed alle domande su come si vive nella casa del Papa. Risponde con semplicità disarmante. “Il mio servizio inizia alle sei di mattina e termina verso le nove di sera. Quasi tutti i giorni il Pontefice riceve persone; al mercoledì c’è sempre la folla per l’udienza aperta al pubblico. Io e don Georg prepariamo la documentazione per le udienze; dalla Segreteria di Stato arriva quotidianamente una grande quantità di corrispondenza. Uno dei miei compiti poi è quello di raccogliere e compilare un elenco di richieste di preghiere che arrivano al Papa. Sono le richieste di malati, di gente che vive momenti di difficoltà e sofferenza. Questa lista la metto sull’inginocchiatoio in cappella dove il Papa si raccoglie in preghiera. La cosa che più mi impressiona è che lui, tra le mille cose che ha da fare, si ricorda delle persone: a distanza di giorni si informa e chiede notizie su singole situazioni”. Un rapporto umano e paterno che Benedetto XVI tiene anche con i suoi più diretti collaboratori. “Lo si nota anche da piccoli particolari - dice don Alfred - per esempio l’altro giorno dopo pranzo stavamo scendendo in giardino per il rosario. Faceva abbastanza freddo e l’ho aiutato a mettersi la giacca a vento. Uscendo dall’ascensore avevo entrambi le mani impegnate e allora lui a sua volta mi ha aiutato ad infilare il cappotto. Dobbiamo aiutarci a vicenda, mi fa. Quando telefono a Malta s’informa sulla salute di mia mamma. Gli ho spiegato perché venivo due giorni qui a Nichelino: lui si ricordava di don Joe, di don Joshua, del libro di don Paolo. Sicuramente al mio ritorno mi chiederà di com’è andata”. Ogni giorno in Vaticano, arrivano capi di stato, vescovi, gente comune da tutti gli angoli della terra. E sulla scrivania del successore di Pietro si riversano una miriade di problemi esterni ed interni, non di rado anche attacchi personali, polemiche, notizie tragiche da paesi dove la Chiesa vive un equilibrio difficilissimo. Lo scenario è globale. Che dire, che fare? Come far sentire la voce del Papa, senza rischiare di peggiorare la situazione dei cristiani là dove sono perseguitati? “Benedetto XVI è sereno, lo sorregge una grandissima fede. E’ un uomo che continua a vivere il Vangelo in modo semplice”, spiega don Alfred. La barca del pescatore Pietro procede. Così da due mila anni. A volte pare arenarsi o arrancare, sembra sul punto di affondare travolta dalle onde, ma cessata la tempesta riesce a riprendere il largo. E’ sempre stato così, fin dall’inizio. Dal pubblico in sala arrivano altre domande. E’ stato difficile per Benedetto XVI raccogliere l’eredità di Papa Woityla e del suo grande carisma? “Il Signore chiede a ciascuno qualcosa di particolare. Papa Ratzinger ha avuto il coraggio e la capacità di restare se stesso. Io l’ammiro anche per questo”, risponde don Alfred. Momenti di vita quotidiana: “Al mattino sento il giornale radio e a colazione comunico le notizie più importanti al Papa. A tavola lui ama conversare; normalmente oltre a me e a don Georg ci sono le quattro religiose che si occupano della cucina e della casa. Parliamo dei fatti della giornata, dopo cena guardiamo il telegiornale italiano o quello tedesco”. Un ragazzo chiede se il Papa si interessa di calcio: sembra proprio di no, ma nell’appartamento papale l’eco di qualche partita arriva comunque tramite il segretario, appunto, e don Alfred (che, guarda caso, per la sua visita a Torino ha indossato una sciarpa nera con un filino bianco) lascia intendere di non essere affatto indifferente al mondo del pallone. Com’è che questo prete, gioviale e solare come la gente della sua isola di Gozo, si è trovato a fare il segretario del Papa? E’ una storia simile a quella di don Joe, don Joshua, don Maximilian e di tanti altri sacerdoti maltesi. Gozo e Malta ancora oggi abbondano di vocazioni: molti sacerdoti vanno in Missione, quasi tutti svolgono da seminaristi uno stage e, dopo l’ordinazione, almeno un paio d’anni di ministero all’estero. Don Alfred era stato mandato in una parrocchia di Roma; qui ha proseguito gli studi all’Università Pontificia; poi per diversi anni ha avuto incarichi presso la Segreteria di Stato e la Prefettura della Casa Pontificia. Quando mons. Mieczyslaw Mokrzycki, lo storico segretario personale di Giovanni Paolo II e dei primi due anni di Pontificato di Benedetto XVI, è diventato vescovo ed è andato in Ucraina, lui è stato chiamato a sostituirlo. “Quali sono gli hobby del Papa?”, chiede un altro giovane. “Beh, intanto non è vero che in casa abbiamo un gatto – sorride don Alfred – anche se Papa Benedetto ama molto gli animali. Si narra che da cardinale ogni tanto si fermasse per strada per rivolgersi a qualche gatto. Qualcuno chiedeva: scusi eminenza, ai gatti parla in tedesco o in italiano? Loro non capiscono le lingue, ma il tono di voce sì, obiettava lui. Senz’altro il Papa è appassionato di musica; è un eccellente pianista. Qualche volta dopo cena sentiamo che suona il pianoforte. E poi sicuramente ci sono i libri: il suo studio ne è pieno. E’ uno studio arredato in modo molto semplice; gli scaffali e la scrivania sono gli stessi di quando era professore all’università di Tubinga”. Ha 84 anni, a fine mese andrà in Messico e a Cuba. Sbaglia chi dipinge Benedetto XVI come un Papa sedentario e che non ama il contatto con la gente. Racconta don Alfred: “Quand’era cardinale e poteva muoversi senza scorta, Ratzinger andava a fare la spesa e si fermava a parlare nei negozi… quando ‘tutti e due eravamo più liberi’, ha detto una volta scherzando al presidente Napolitano”.

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