sabato 21 aprile 2012

Che romanzi legge il Papa? Uno degli autori preferiti è Gilbert K. Chesterton: numerosi i punti di contatto tra loro sulla visione di vita e fede

Di Joseph Ratzinger scrittore si conoscono e si analizzano da decenni qualità, temi, impatto sul pubblico delle decine e decine di pubblicazioni, sempre di rilievo mondiale. Ma di Ratzinger lettore cosa si conosce? Il suo 85° genetliaco rappresenta l’occasione per riscoprire le sue letture preferite, soprattutto quelle più squisitamente letterarie. A parte i grandi padri della Chiesa, i teologi e gli immensi Sant’Agostino e San Benedetto, uno degli autori preferiti del Pontefice, una passione che coltiva da moltissimo tempo, è Gilbert K. Chesterton, di cui negli ultimi tempi si torna a riconoscere e divulgare l’immensa opera, sia romanzesca che saggistica. Proprio qualche settimana fa l’editore Rubbettino ha pubblicato due volumi importanti: "Robert Louis Stevenson" e "Una breve storia d’Inghilterra". Il giovane Joseph Ratzinger ha letto e apprezzato diversi libri di Chesterton e infatti qua e là, sia prima che dopo l'elezione pontificia, emergono citazioni dirette o indirette dell'opera dell'inventore di padre Brown. Del resto, lo scrittore inglese piaceva molto ad altri prelati destinati a ricoprire ruoli determinanti nella Chiesa, come Luciani, Montini e Wojtyla. Come ricorda Andrea Monda in una recente intervista, sono numerosi i punti di contatto tra la visione della vita, e della fede, tra Chesterton e il Pontefice. In particolare vi è una profonda affinità nel considerare il concetto di “vita buona”, scrive Chesterton. Il Papa gli fa eco quando ricorda che “soltanto l'infinito colma il cuore dell'uomo”, vivere bene non vuol dire essere persone “per bene”, ma significa cogliere e accogliere la vita come avventura. La vita buona, infatti, così come viene intesa dai due autori, e come spiega sempre Monda. Fondamentale è anche l’idea di umorismo, così profondamente radicata nell’opera chestertoniana, tanto da essere definito . “I racconti di padre Brown”, forse l’opera più popolare e conosciuta dello scrittore, ruotano in fondo proprio intorno a questa idea: il Male è cupo e si prende terribilmente sul serio, perciò in genere finisce per fallire, anche quando apparentemente trionfa. Il cristiano è umile, legato cioè all’humus, alla terra, ed è pervaso dal senso dell’umorismo, che deriva etimologicamente dallo stesso termine, perciò riesce a stare con i piedi per terra e a vedere le cose nel loro lato con ironia e senso della realtà. Una dota che possiede anche Benedetto XVI, che forse traspare poco da quel che di lui mostrano generalmente i media, ma che invece emerge dal suo magistero, tutto improntato alla concretezza della presenza di Cristo, nella storia e nella quotidianità, e perciò dalla certezza che si può essere felici e di buon umore.Vale la pena di ricordare, con pochi cenni, di che cosa trattano i due libri citati e pubblicati proprio in questi giorni. Chesterton dedicò la biografia letteraria finora inedita in Italia a Robert Louis Stevenson, l’autore de "L’isola del tesoro" e "de Lo strano caso del Dr. Jekyll e di Mr. Hyde". Da questo saggio Stevenson emerge come un testimone inconsapevole di verità. L’intera sua opera appare a Chesterton una difesa della possibilità di essere felici, e una risposta alla domanda di felicità dell’uomo, che può essere assolta solo ritornando piccoli e capaci di stupore. Il brusco ritorno alla semplicità dell’infanzia, come espressione del profondo desiderio di raggiungere la felicità. Temi, come si vede, molto chestertoniani. Nella sua Breve storia d’Inghilterra, scritto nel pieno della prima guerra mondiale l’autore racconta la formazione della nazione inglese. Non un testo per specialisti ma un tentativo di fare luce sul lato nascosto, dimenticato della storia del suo Paese.

Caterina Maniaci, Korazym.org