“Non è frequentissimo un discorso che arrivi a
proporre la laicità. Abbiamo avuto documenti pontifici che sottolineavano
l’importanza della libertà religiosa, ma proporre come estrinsecazione politica
della libertà religiosa la sana laicità e proporla oggi in Medio Oriente mi pare
un qualcosa di abbastanza nuovo e di molto coraggioso”. E’ quanto afferma Silvio
Ferrari, docente di diritto e religione alle Università di Milano e Leuven, che
in un’intervista all'agenzia SIR commenta l’Esortazione Apostolica post-sinodale “Ecclesia in Medio
Oriente” promulgata da Benedetto XVI in Libano. “Il Papa - afferma il docente -
parla ai cristiani per farsi capire dai musulmani ma parla ogni tanto anche ai
musulmani per farsi intendere dai cristiani. Per esempio quando afferma che il
diritto di libertà religiosa include la possibilità di manifestare liberamente
la propria religione e i propri simboli. Dietro questo rilievo non c’è solo
tutto il problema della possibilità dei cristiani di aprire le chiese in Medio
Oriente ma anche, forse, la questione dei simboli religiosi e della loro
presenza nello spazio pubblico europeo”. Nell’intervista si parla anche di
tolleranza religiosa. Questa, spiega Ferrari, “genera la cittadinanza di seconda
classe” in quanto “permette di professare la propria fede però dentro
determinati limiti. Non si è titolari degli stessi diritti e doveri degli altri
cittadini”.
SIR
Dalla tolleranza alla libertà: le ragioni dell'appello di Benedetto XVI nella ''Ecclesia in Medio Oriente''
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Dalla tolleranza alla libertà: le ragioni dell'appello di Benedetto XVI nella ''Ecclesia in Medio Oriente''