mercoledì 17 ottobre 2012

Gli interventi dell'invitato speciale fr. Alois e dei delegati fraterni al Sinodo: quando professiamo Cristo insieme il Vangelo risplende in modo diverso agli occhi di coloro che hanno difficoltà a credere

La divisione dei cristiani è un ostacolo alla trasmissione della fede”. Attorno a questo concetto, espresso dal priore della Comunità ecumenica di Taizè fr. Alois, sono ruotati ieri gli interventi dei “delegati fraterni”, i rappresentanti cioè delle altre Chiese cristiane che stanno partecipando al Sinodo dei vescovi sull’evangelizzazione. “Quando professiamo Cristo insieme - ha detto fr. Alois - il Vangelo risplende in modo diverso agli occhi di coloro che hanno difficoltà a credere”. Nel suo intervento in aula il metropolita Hilarion, presidente del Dipartimento per le relazioni esterne del Patriarcato di Mosca, ha notato come “le sfide dei cinquant’anni trascorsi dall’inizio del Vaticano II non soltanto non hanno perso la loro importanza, ma sono diventate perfino più acute e minacciose”. Ed ha aggiunto: “Le nostre Chiese sono sempre più consapevoli della necessità di unire i propri sforzi affinché la risposta cristiana alle sfide della società moderna possa essere udita”. La missione evangelizzatrice della Chiesa - ha detto Massis Zobouian del Catholicosato della Grande Casa di Cilicia (Libano) - non è un compito che riguarda la sola Chiesa cattolica. Rappresenta la priorità di tutti i cristiani e un imperativo ecumenico. Le Chiese che rendono testimonianza nelle diverse parti del mondo sono chiamate a dare nuovo impulso all’urgenza cruciale dell’evangelizzazione e a infondere nuovo dinamismo nel loro impegno missionario”. Di “imperativo ecumenico”, ha parlato Timothy George, delegato fraterno in rappresentanza dell’Alleanza Battista Mondiale, perché, ha detto, "l’ecumenismo in sé non è mai un fine, ma è sempre a servizio dell’evangelizzazione”. Sarah F. Davis, vice-presidente del "World Methodist Council", ha detto: “Il mondo è ferito, perso, distratto, smarrito, malato e caduto in disgrazia e ha un disperato bisogno di guarigione, speranza e salvezza. In un tempo come quello presente non c’è altro nome da invocare che quello di Gesù Cristo. E per farlo - ha osservato il vescovo Siluan della diocesi ortodossa romena in Italia - occorrono “apostoli o missionari come furono gli apostoli di Cristo”. Ed ha aggiunto: “La santità è l’antidoto alla secolarizzazione”.

SIR

AUDITIO DELEGATORUM FRATERNORUM (IV)

INTERVENTO DELL’INVITATO SPECIALE, FR. ALOIS, PRIORE DELLA COMUNITÀ ECUMENICA DI TAIZÉ