“Il desiderio di Dio è inscritto nel cuore dell’uomo”, ecco le prime parole del Catechismo. Quest'affermazione significa che per l’uomo è costitutivo il rapporto personale con l’Infinito. Dio disse: Ti amo Adamo, e così Adamo fu creato. Pertanto Sant’Agostino nelle sue “Confessioni” scrive: “Ci hai fatti per te e il nostro cuore non ha posa finché non riposa in te”.
Il desiderio di Dio non è l'errore di un'evoluzione cieca o un'assurda pretesa dell’uomo che vuole arrivare all’Infinito. Può essere veramente realizzato e compiuto. Il Catechismo sottolinea che l’uomo è capace di Dio, perché così è stato creato, da Dio e per Dio. Allora questo “essere capace” di trovarsi in comunione con Dio non è un’invenzione illusoria, ma ci è dato dal nostro Creatore e Salvatore. E proprio in questo consiste la ragione suprema della dignità umana.
Ma sentiamo veramente in noi il desiderio di Dio? Il Catechismo dice che questo desiderio possa essere “dimenticato, misconosciuto e perfino esplicitamente rifiutato dall’uomo”. Potremmo quindi negare la voce profonda del cuore? Una delle cause di un tale atteggiamento può essere “la ribellione contro la presenza del male”. Poi, ci possiamo comportare come il seme evangelico seminato tra le spine: le preoccupazioni del mondo e delle ricchezze soffocano in noi il desiderio primario. Le altre cause dell’offuscamento del desiderio di Dio che indica il Catechismo sono: il cattivo esempio dei credenti, le correnti di pensiero ostili alla fede, e soprattutto la tendenza dell’uomo peccatore di nascondersi davanti a Dio.
Prendi dunque il Catechismo in mano e leggi il testo dal numero 27. E guarda nel tuo cuore per riscoprire il desiderio di Dio, cioè la tua vera natura chiamata a riposare in Dio uno e trino.
Dariusz Kowalczyk, Radio Vaticana
Dariusz Kowalczyk, Radio Vaticana