martedì 6 novembre 2012

Intenzione missionaria di novembre. Il Magistero del Papa: noi esistiamo per mostrare Dio agli uomini. E solo laddove si vede Dio, comincia veramente la vita. Solo quando incontriamo in Cristo il Dio vivente, noi conosciamo che cosa è la vita

Con l’intenzione missionaria del mese di novembre, Benedetto XVI chiede preghiere affinché “la Chiesa pellegrina sulla terra risplenda come luce delle nazioni”. Il recente Sinodo sulla nuova evangelizzazione ha riproposto in modo ampio il tema dell’annuncio del Vangelo e della sua forza innovatrice. Una missione che Benedetto XVI ha sempre esortato a vivere con coraggio e creatività, nonostante il mondo viva “come se Dio non esistesse”. È Papa da cinque giorni, Benedetto XVI, il 24 aprile 2005. La Chiesa che Dio gli ha appena affidato è a metà del primo decennio del nuovo secolo: un “guado” ostico, dal punto di vista cristiano, tra persecuzioni che affilano le lame a Oriente e masse crescenti di cristiani a Occidente che al rapporto con Dio preferiscono i “link” verso altre forme di comunicazione. In questo scenario, il nuovo Papa inizia il suo ministero enunciando con lineare certezza il ruolo della Chiesa nel mondo: “Noi esistiamo per mostrare Dio agli uomini. E solo laddove si vede Dio, comincia veramente la vita. Solo quando incontriamo in Cristo il Dio vivente, noi conosciamo che cosa è la vita...Non vi è niente di più bello che essere raggiunti, sorpresi dal Vangelo, da Cristo. Non vi è niente di più bello che conoscere Lui e comunicare agli altri l’amicizia con lui” (24 aprile 2005, Santa Messa per l'inizio del Ministero Petrino).
Se il mondo ancora oggi tende a uno sviluppo sbilanciato, se sradicare la povertà è l’obiettivo alto di un millennio iniziato con troppi “bassi” – terrorismo, guerre, radicalismi armati – la Chiesa, ribadisce il Papa, ha un solo dovere. Quello di annunciare e riannunciare che in un mondo con molti mali “Dio ha introdotto la guarigione. È entrato in persona nella storia. Alla permanente fonte del male ha opposto una fonte di puro bene. Cristo crocifisso e risorto, nuovo Adamo, oppone al fiume sporco del male un fiume di luce...che viene da Cristo” (Udienza generale, 3 dicembre 2008).
E a incanalare questo fiume di luce nel mondo è e resta la Chiesa, perché è questa la missione affidatale da Gesù e perché il deficit di bene che scava il volto dell’umanità chiede urgentemente di essere colmato: “Quanto è importante che confluiscano nell’umanità forze di riconciliazione, forze di pace, forze di amore e di giustizia...È proprio ciò che avviene nella missione cristiana. Mediante l’incontro con Gesù Cristo e i suoi Santi...il bilancio dell’umanità viene rifornito di quelle forze del bene, senza le quali tutti i nostri programmi di ordine sociale non diventano realtà, ma - di fronte alla pressione strapotente di altri interessi contrari alla pace ed alla giustizia - rimangono solo teorie astratte” (Alla Curia romana per gli auguri natalizi, 21 dicembre 2007).
Ha osservato alcuni anni fa Benedetto XVI: “Il compito missionario non è rivoluzionare il mondo, ma trasfigurarlo”. E la trasfigurazione è un “fenomeno” di luce, che da duemila anni accende la scintilla di un fuoco particolare: “Il vero fuoco, lo Spirito Santo, è stato portato sulla terra da Cristo. Egli non lo ha strappato agli dèi, come fece Prometeo, secondo il mito greco, ma si è fatto mediatore del ‘dono di Dio’ ottenendolo per noi con il più grande atto d’amore della storia: la sua morte in croce” (31 maggio 2009, Domenica di Pentecoste).

Radio Vaticana