martedì 6 novembre 2012

Dopo gli anglicani, l’impensabile potrebbe presto realizzarsi: nell’era di Benedetto XVI il ritorno dei luterani alla comunione con Roma. In preparazione un documento comune in occasione dei 500 anni della Riforma protestante

Dopo gli anglicani, Martin Lutero. L’impensabile potrebbe presto realizzarsi: nell’éra di Papa Ratzinger il ritorno dei luterani alla comunione con Roma. “Per i cristiani evangelici è possibile una soluzione simile alla 'Anglicanorum coetibus' per gli anglicani (la Costituzione Apostolica con la quale Benedetto XVI permette agli anglicani che lo desiderano di vivere in comunione con Roma mantenendo i propri riti)?”, ha chiesto pochi giorni fa l’agenzia internazionale Zenit al successore di Walter Kasper al “ministero” per l’ecumenismo, il cardinale svizzero Kurt Koch. Risposta: “'Anglicanorum coetibus' non è stata un’iniziativa di Roma, ma è partita dalla chiesa anglicana. Il Santo Padre ha cercato in seguito una soluzione e, secondo me, ha trovato una soluzione molto ampia, nella quale sono state prese in considerazione le tradizioni ecclesiali e liturgiche degli anglicani. Se simili desideri verranno espressi dai luterani, allora toccherà rifletterci sopra. L’iniziativa tocca però ai luterani”. Come a dire: se ce lo chiedono, le porte di Roma sono aperte. C’è una data a cui entrambi, cattolici e luterani, vogliono arrivare con in mano risultati concreti: il 31 ottobre 2017, l’anno in cui cadono i cinquecento anni della riforma protestante. Secondo il resoconto di Filippo Melantone, umanista e teologo tedesco amico di Lutero, infatti, fu il 31 ottobre 1517 che Lutero affisse le 95 tesi (la cosiddetta discussione sul potere e l’efficacia delle indulgenze) sulla porta della cattedrale di Wittenberg. Una data suggestiva quanto meno per provare a conquistare il minimo risultato. Ovvero la stesura di un documento comune sulla fede cristiana che sappia andare oltre le laceranti divisioni degli ultimi secoli: lo stanno preparando insieme Chiesa Cattolica e Federazione Luterana mondiale. E’ con questo testo che il Papa e i luterani intendono percorrere nuove praterie fino, non lo esclude nessuno, a un clamoroso ritorno alla piena comunione. Il testo dovrebbe leggere l’evento della Riforma alla luce dei duemila anni di storia cristiana. E’ convinzione di Joseph Ratzinger, ben esplicitata anche durante l’ultimo suo viaggio in Germania, che la divisione della Chiesa non era l’obiettivo dell’azione di Lutero. La strada per mettere da parte i dissapori sarebbe una comune ammissione di colpa mossa da entrambe le parti. Il tutto sulla scia della richiesta di perdono fatta da Giovanni Paolo II nel 2000 circa le responsabilità cattoliche nelle “divisioni della chiesa”. Joseph Ratzinger è nato e cresciuto in un Paese la cui popolazione è divisa pressoché equamente fra cattolici e protestanti. La sua sensibilità in merito è dunque alta. Ed è destinata a sconfessare le letture critiche che egli ha subìto a inizio Pontificato. Fu la liberalizzazione del rito antico unita alla successiva revoca della scomunica ai vescovi lefebvriani che fece levare da più parti l’accusa di un Pontefice che sa pescare “soltanto a destra”. L’accordo con gli anglicani, e il terreno in preparazione per un accordo con i luterani, dicono invece altro. C’è un momento certo, durante l’anno, nel quale valutare a quali problematiche teologiche il Papa sia interessato: il seminario che ogni fine estate egli convoca a Castelgandolfo coi suoi ex alunni. Quest’anno il tema sono stati i rapporti tra cattolici e protestanti a partire da un libro di Kasper “Raccogliere i frutti”. L’idea che il Papa ha messo in campo è una: purificare la memoria. Come ha ribadito il religioso salvatoriano Stephan Horn, presidente del circolo di ex alunni, “a castello è stata sviluppata l’idea di un ‘mea culpa’ da ambo le parti. Benedetto XVI ha sempre avuto l’idea che fosse necessaria questa purificazione. I fatti storici non possono essere cancellati, però la differenza sta nel come si guardano: cancellare il veleno di questi conflitti è un vero risanamento”. Su questa strada passi da gigante sono già stati compiuti negli Stati Uniti. Qui cattolici e luterani hanno messo in pagina un documento che già definisce molti settori sui quali le due parti possono camminare e, dunque, ritrovarsi. “The Hope of Eternal Life”, così si chiama il testo, affronta questioni cruciali: la vita dopo la morte, il paradiso e l’inferno, il giudizio finale, il purgatorio, le preghiere per i morti e le indulgenze. Pur in presenza di un patrimonio teologico e spirituale condiviso cattolici e luterani sono venuti elaborando riflessioni, talvolta confliggenti, nel corso della storia. L’idea è ripartire dalle basi dell’insegnamento cristiano per ritrovare i punti di contatto.

Paolo Rodari, Il Foglio