“La solennità odierna di Cristo Re dell’universo, coronamento dell’anno
liturgico, si arricchisce dell’accoglienza nel Collegio cardinalizio di sei
nuovi membri che, secondo la tradizione, ho invitato questa mattina a
concelebrare con me l’Eucaristia” ha esordito il Papa nell'omelia della Santa Messa con i nuovi cardinali. “In quest’ultima domenica dell’anno liturgico – ha sottolineato il Papa - la Chiesa ci invita a celebrare il Signore Gesù quale Re dell’universo. Ci chiama a rivolgere lo sguardo al futuro, o meglio in profondità, verso la meta ultima della storia, che sarà il regno definitivo ed eterno di Cristo”. Le tre letture della domenica parlano di questo regno. Nel brano evangelico, Gesù è stato portato davanti a Pilato, al quale “chiarisce la natura del suo regno e della sua stessa messianicità”, che “non è potere mondano, ma amore che serve; Egli afferma che il suo regno non va assolutamente confuso con un qualsiasi regno politico”. È “chiaro che Gesù non ha nessuna ambizione politica”. Infatti, il regno di Dio “non si basa sulle armi e sulla violenza”, anzi “nel supremo atto di amore” della Croce “risplenderà il regno promesso, il regno di Dio”. "Nel racconto della Passione vediamo come anche i discepoli, pur avendo condiviso la vita con Gesù e ascoltato le sue parole, pensavano ad un regno politico, instaurato anche con l'aiuto della forza. Nel Getsemani, Pietro aveva sfoderato la sua spada e iniziato a combattere, ma Gesù lo aveva fermato".
"Egli non vuole essere difeso con le armi, ma vuole compiere la volontà del Padre fino in fondo e stabilire il suo regno non con le armi e la violenza, ma con l'apparente debolezza dell'amore che dona la vita". "Il regno di Dio è un regno completamente diverso da quelli terreni. Ed è per questo - ha proseguito Papa Ratzinger - che davanti ad un uomo indifeso, fragile, umiliato, come è Gesù, un uomo di potere come Pilato rimane sorpreso; sorpreso perché sente parlare di un regno, di servitori". Davanti a Pilato, “Gesù parla di re, di regno, ma il riferimento non è al
dominio, bensì alla verità”. Cristo “è venuto per rivelare e portare una nuova
regalità, quella di Dio; è venuto per rendere testimonianza alla verità di un
Dio che è amore e che vuole stabilire un regno di giustizia, di amore e di pace.
Chi è aperto all’amore, ascolta questa testimonianza e l’accoglie con fede, per
entrare nel regno di Dio”. Nel brano del profeta Daniele della prima lettura, la visione messianica “viene illuminata e trova la sua realizzazione in Cristo: il potere del vero Messia, potere che non tramonta mai e che non sarà mai distrutto, non è quello dei regni della terra che sorgono e cadono, ma è quello della verità e dell’amore. Con ciò comprendiamo come la regalità annunciata da Gesù nelle parabole e rivelata in modo aperto ed esplicito davanti al Procuratore romano, è la regalità della verità, l'unica che dà a tutte le cose la loro luce e la loro grandezza".
Facendo riferimento, poi, al brano
dell’Apocalisse della seconda lettura, il Pontefice ha precisato: “Con il suo
sacrificio, Gesù ci ha aperto la strada per un rapporto profondo con Dio: in Lui
siamo diventati veri figli adottivi, siamo resi così partecipi della sua
regalità sul mondo. Essere discepoli di Gesù significa, allora, non lasciarsi
affascinare dalla logica mondana del potere, ma portare nel mondo la luce della
verità e dell’amore di Dio”. Riguardo alla seconda venuta di Gesù per giudicare
gli uomini e stabilire per sempre il regno divino, “la conversione, come
risposta alla grazia divina, è la condizione per l’instaurazione di questo
regno”. Si tratta di “un forte invito rivolto a tutti e a ciascuno: convertirsi
sempre di nuovo al regno di Dio, alla signoria di Dio, della Verità, nella
nostra vita”. "A voi, cari e venerati fratelli cardinali - penso in particolare a quelli creati ieri - viene affidata questa impegnativa responsabilità: dare testimonianza al regno di Dio, alla verità", ha concluso Benedetto XVI. "Ciò significa far emergere sempre la priorità di Dio e della sua volontà di fronte agli interessi del mondo e alle sue potenze. Fatevi imitatori di Gesù, il quale, davanti a Pilato, nella situazione umiliante descritta dal Vangelo, ha manifestato la sua gloria: quella di amare sino all'estremo, donando la propria vita per le persone amate. Questa è la rivelazione del regno di Gesù. E per questo, con un cuore solo ed un'anima sola, preghiamo: 'Adveniat regnum tuum'.
SIR, TMNews
SANTA MESSA CON I NUOVI CARDINALI NELLA SOLENNITÀ DI NOSTRO
SIGNORE GESÙ CRISTO RE DELL’UNIVERSO - il testo integrale dell'omelia del Papa