lunedì 3 dicembre 2012

Il Papa: il lavoro è un bene fondamentale per l’uomo, in vista della sua personalizzazione, della sua socializzazione, della formazione di una famiglia, dell’apporto al bene comune e alla pace. L’obiettivo dell’accesso al lavoro per tutti è sempre prioritario, anche nei periodi di recessione economica

Questa mattina, nella Sala del Concistoro del Palazzo Apostolico Vaticano, il Santo Padre Benedetto XVI ha ricevuto in udienza i partecipanti alla XXVII Assemblea Plenaria del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace. “La Dottrina sociale, come ci ha insegnato il beato Papa Giovanni Paolo II, è parte integrante della missione evangelizzatrice della Chiesa” ha affermato il Papa nel suo discorso. “Accogliendo Gesù Cristo e il suo Vangelo, oltre che nella vita personale, anche nei rapporti sociali - ha detto il Pontefice - diventiamo portatori di una visione dell’uomo, della sua dignità, della sua libertà e relazionalità” che è “contrassegnata dalla trascendenza, in senso sia orizzontale sia verticale”. La “fondazione e il significato dei diritti e dei doveri umani” dipendono “dall’antropologia integrale, che deriva dalla Rivelazione e dall’esercizio della ragione naturale”. Il Papa ha ricordato che i diritti e i doveri “non hanno come unico ed esclusivo fondamento la coscienza sociale dei popoli, ma dipendono primariamente dalla legge morale naturale, inscritta da Dio nella coscienza di ogni persona, e quindi in ultima istanza dalla verità sull’uomo e sulla società”. "Sebbene la difesa dei diritti abbia fatto grandi progressi nel nostro tempo, la cultura odierna, caratterizzata, tra l'altro, da un individualismo utilitarista e un economicismo tecnocratico, tende a svalutare la persona. Questa viene concepita come un essere 'fluido', senza consistenza permanente". "Nonostante sia immerso in una rete infinita di relazioni e di comunicazioni, l'uomo di oggi paradossalmente appare spesso un essere isolato, perché indifferente rispetto al rapporto costitutivo del suo essere, che è la radice di tutti gli altri rapporti, quello con Dio", ha detto Benedetto XVI. "L'uomo d'oggi è considerato in chiave prevalentemente biologica o come 'capitale umano', 'risorsa', parte di un ingranaggio produttivo e finanziario che lo sovrasta. Se, da una parte, si continua a proclamare la dignità della persona, dall'altra, nuove ideologie - come quella edonistica ed egoistica dei diritti sessuali e riproduttivi o quella di un capitalismo finanziario sregolato che prevarica sulla politica e destruttura l'economia reale - contribuiscono a considerare il lavoratore dipendente e il suo lavoro come beni 'minori' e a minare i fondamenti naturali della società, specialmente la famiglia".  "In realtà - ha proseguito Benedetto XVI - l'essere umano, costitutivamente trascendente rispetto agli altri esseri e beni terreni, gode di un reale primato che lo pone come responsabile di se stesso e del creato. Concretamente, per il Cristianesimo, il lavoro è un bene fondamentale per l'uomo, in vista della sua personalizzazione, della sua socializzazione, della formazione di una famiglia, dell'apporto al bene comune e alla pace. Proprio per questo - ha detto il Papa citando la sua Enciclica 'Caritas in veritate' - l'obiettivo dell'accesso al lavoro per tutti è sempre prioritario, anche nei periodi di recessione economica". "Da una nuova evangelizzazione del sociale - ha detto Papa Ratzinger - possono derivare un nuovo umanesimo e un rinnovato impegno culturale e progettuale. Essa aiuta a detronizzare gli idoli moderni, a sostituire l'individualismo, il consumismo materialista e la tecnocrazia, con la cultura della fraternità e della gratuità, dell'amore solidale". D’altra parte “il Beato Papa Giovanni XXIII ha motivato l’impegno per la costruzione di una comunità mondiale, con una corrispondente autorità, proprio muovendo dall’amore, e precisamente dall’amore per il bene comune della famiglia umana”. Certo “la Chiesa non ha il compito di suggerire, dal punto di vista giuridico e politico, la configurazione concreta di un tale ordinamento internazionale, ma offre a chi ne ha la responsabilità quei principi di riflessione, criteri di giudizio e orientamenti pratici che possano garantirne l’intelaiatura antropologica ed etica attorno al bene comune” Per la Chiesa, ha concluso il Papa, “qualunque autorità deve essere intesa, anzitutto, come forza morale, facoltà di influire secondo ragione, ossia come autorità partecipata, limitata per competenza e dal diritto”.

SIR, TMNews

UDIENZA AI PARTECIPANTI ALL’ASSEMBLEA PLENARIA DEL PONTIFICIO CONSIGLIO DELLA GIUSTIZIA E DELLA PACE - il testo integrale del discorso del Papa