domenica 3 febbraio 2013

Mons. Cavina: il Papa si ricordava molto bene della diocesi più terremotata. A noi vescovi dell'Emilia ci ha detto volte che il male sembra più forte del bene che è Gesù, ma in realtà ognuno di noi può vedere come il bene, pur nel silenzio, opera ed agisce in maniera concreta

Ricevendo ieri in udienza un primo gruppo di vescovi dell'Emilia-Romagna in visita "ad Limina", Benedetto XVI ha avuto modo di informarsi sull'andamento della ricostruzione nelle zone terremotate della regione, che lui stesso ha visitato il 26 giugno scorso. "Quando mi ha visto ha detto subito: 'Ma lei è il vescovo della diocesi più terremotata!', senza che io nemmeno mi presentassi: quindi, si ricordava molto bene. Ha chiesto come stiano andando le cose, e io lo ho informato", riferisce alla Radio Vaticana mons. Francesco Cavina (foto), vescovo di Carpi. "Ha chiesto a ciascuno di noi di non spaventarci di fronte alle difficoltà", dice ancora Cavina. "A volte il male - ha usato proprio questa espressione - sembra più forte del bene che è Gesù, ma in realtà non è così. E nella vita di tutti i giorni - ha sottolineato - ognuno di noi può vedere come il bene, pur nel silenzio, opera ed agisce in maniera concreta. Quindi, è stato proprio un messaggio di grande speranza e di grande consolazione", aggiunge il vescovo di Carpi. Per quanto riguarda i beni ecclesiastici nella diocesi, spiega il vescovo, "per il 2013, sono stati approvati dalla Regione 13 progetti di ricostruzione dei danni del terremoto, quindi 13 chiese dovrebbero essere riaperte, e tra queste chiese quasi sicuramente dovrebbe esserci anche la Cattedrale. Poi, nelle zone più pesantemente segnate dal terremoto stiamo costruendo tre chiese prefabbricate". Inoltre, "ad ogni comunità parrocchiale è stato assicurato un centro comunitario proprio per poter continuare a svolgere le attività pastorali indispensabili". Tra le esigenze segnalate dal vescovo, anche "un bisogno estremo di sacerdoti". "Se ci fosse qualcuno disposto, con un'esperienza fidei donum, a venire a Carpi, sarebbe accolto veramente a braccia aperte", è il suo appello. In merito alla situazione della popolazione, poi, "nessuno più vive nelle tende; laddove non sia stato ancora possibile sistemare le case sono stati costruiti dei moduli abitativi, assolutamente provvisori - perchè l'intenzione, appunto, è quella di assicurare la ricostruzione dei nostri paesi e delle nostre realtà". Mons. Cavina sottolinea infine un ulteriore problema, "che è il dato economico: molte aziende sono in difficoltà e questi sono sicuramente segni preoccupanti, tenendo conto anche della grave crisi economica che il mondo e la nostra Italia stanno vivendo". "Carpi, economicamente, era una zona molto ricca - conclude il vescovo - e corre il rischio di rimanere in ginocchio se non si interviene quanto prima con finanziamenti diretti proprio all'attività produttiva".
 
Corriere di Bologna