sabato 24 gennaio 2009

Il chiodo alla bara del dialogo degli ebrei e il 'secolarismo' ecclesiale di certi prelati

di Scenron

Ho raggruppato in un unico post le affermazioni deliranti di alcuni esponenti del mondo ebraico e le puntualizzazioni al limite del ridicolo di alcuni eminenti prelati europei, perché entrambe volte a screditare senza nessun fondamento un atto misericordioso del Santo Padre.
Con queste ultime uscite da parte di alcuni rabbini si è davvero toccato il fondo. Un nuovo caso montato ad arte, un nuovo pretesto per "minacciare" il dialogo con la Chiesa Cattolica, un nuovo modo per colpire in particolare la persona di Joseph Ratzinger, e il giochetto sempre efficace di tirar fuori il contrito e penitente Papa Wojtyla ne è la dimostrazione. L'unica cosa che mi stupisce è da chi provengano certe farneticazioni (mi chiedo come si possa mettere in dubbio la condanna del Vaticano per la Shoah, ancora una volta, sulla base di nulla! La Radio Vaticana in previsione ha preparato un servizio che ripercorre tutto il Magistero di condanna della Shoah di Benedetto), il rabbino Rosen, che poco tempo aveva incontrato il Papa in Vaticano: come mai allora non chiese a Benedetto una nuova presa di posizione ufficiale contro l'Olocausto?
Leggo meravigliato che con quest'atto "è stato messo un chiodo sulla bara del dialogo". Io mi offro volontario per piantarne un altro! Non ci può essere dialogo con chi ogni giorno ti ricopre di calunnie, con chi attende ogni minimo passo falso. “Fratelli maggiori” o no, prima di loro viene Gesù Cristo e la sua Chiesa, quindi anche chi ne fa parte pur essendo sopra le righe.
E veniamo agli altri prelati che hanno sentito il bisogno, con le loro parole illuminanti, di far da corona ai già limpidi documenti con cui viene revocata la scomunica ai vescovi scismatici di mons. Lefebvre. I dubbi sul Concilio Vaticano II nessuno dentro la Santa Sede c’è li ha, men che meno Papa Ratzinger. E’ stato sottolineato che pur essendo dentro la Chiesa, questi vescovi non sono in piena comunione con essa, proprio in conseguenza alle riserve espresse sulla grande assise dei vescovi dello scorso secolo. Stento a capire il perché di queste uscite (concordate?) di eminenze e eccellenze dell’Europa, più preoccupati di seguire l’onda del tanto declamato “spirito del Concilio”, una sorta di “secolarismo” ecclesiale, che delle chiese vuote e del diminuire progressivo dei fedeli.