In vista del secondo Sinodo dei vescovi per l’Africa, che prenderà il via ufficialmente domani con la Celebrazione Eucaristica presieduta dal Papa, ieri pomeriggio, presso la Sala Marconi della Radio Vaticana, si è svolto il primo incontro sul tema “Africa e media”, organizzato dall'emittente radiofonica vaticana insieme al Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali, che ha visto protagonisti alcuni Padri sinodali e numerosi giornalisti. Ad aprire i lavori, il direttore generale della Radio Vaticana padre Federico Lombardi (nella foto con Benedetto XVI). "Si parla spesso con delle prospettive non corrette o con delle prospettive troppo europee sulle questioni africane. Bisogna, invece, riuscire a trovare un’impostazione giusta, un’impostazione in cui anche gli africani siano veramente protagonisti del modo di parlare dell’Africa e sull’Africa, così che si trovi il posto giusto dell’Africa nell’informazione e nelle prospettive del mondo di oggi". Sulla stessa linea il cardinale nigeriano Francis Arinze, presidente delegato del Sinodo: "Quando qualcosa non funziona bene, allora sicuramente se ne parla in Europa. Ma quando qualcosa funziona veramente bene – e sono la maggioranza delle cose – non se ne parla, perché non fa notizia. A meno che non ci sia un europeo ucciso lì!" Di fronte ai problemi, “è meglio accendere una candela che condannare il buio”, ha ribadito il porporato, invitando anche i laici ad agire per dare il loro contributo ad un’informazione corretta: "I laici sono veramente chiamati al lavoro, qui. Non bisogna essere monaco, o sacerdote, o avere un dottorato dell’Università Gregoriana per essere presente in questo areopago". No ai paradigmi occidentali, dunque, per analizzare il mondo panafricano, ha continuato Filomeno Lopes, giornalista della redazione Portoghese Africa della Radio Vaticana. Perché “l’Africa è un soggetto, e non un oggetto, di relazioni, di informazioni, di comunicazioni, di cooperazione, di partenariato”. "Se informare significa plasmare la mente e il cuore degli africani, allora la sfida di partnership nella comunicazione e nell’informazione consiste, quindi, nell’aiutare l’Africa e gli africani a ricostruire la loro millenaria cultura comunicativa che si poggia sui valori di verità, giustizia, armonia. Se si vuole aiutare l’Africa a vincere la sfida comunicativa del futuro, bisogna investire nella cultura e nella comunicazione". Negli ultimi anni, l’Africa ha visto un grande dinamismo nel mondo della comunicazione: basti pensare che tra il 2000 ed il 2006 gli utenti africani di Internet sono cresciuti del 625,8%, rispetto al 195% del resto del mondo. In tutto questo, naturalmente, la Chiesa non resta indietro. Padre Janvier Yaméogo, membro del Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali: "La comunicazione è sicuramente essenziale per promuovere giustizia, pace e riconciliazione. Ma non va, però, dimenticato – come scrive il Papa nella "Caritas in veritate" – che il senso e la finalità dei media vanno cercati nel fondamento antropologico. In un mondo mediatico, la Chiesa non può non essere mediatica, in quanto sacramento, segno e strumento per comunicare all’uomo la sua verità". La sfida per la comunicazione in Africa, dunque, è aperta. E se ne parlerà ancora in altri due incontri che si terranno, sempre presso la Radio Vaticana, sabato 17 e giovedì 22 ottobre.
Radio Vaticana