Asca
venerdì 26 marzo 2010
I Legionari ammettono gli abusi e la doppia vita di padre Maciel: non è un modello di vita sacerdotale. Grazie al Papa per la Visita Apostolica
''Accettiamo con dolore che davanti alla gravità delle sue mancanze, non possiamo guardare la sua persona come modello di vita cristiana o sacerdotale''. Lo scrivono i vertici della congregazione dei Legionari di Cristo, in un comunicato diffuso oggi al termine della riunione annuale dei leader della Legione, guidata da padre Alvaro Corcuera. L'ordine esprime il proprio ''dolore e rammarico a tutte e ad ognuna delle persone che sono state danneggiate dalle azioni del nostro fondatore''. ''Partecipiamo - aggiungono i Legionari - alla sofferenza che questo scandalo ha causato alla Chiesa e ci affligge e ci addolora profondamente''. In particolare, i Legionari chiedono perdono ''a tutte quelle persone che hanno accusato'' padre Maciel in passato ''e ai quali non si diede credito o non si seppe ascoltare perchè in quel momento non potevamo immaginarci questi comportamenti'', come le vittime dei suoi abusi sessuali. Quanto ai sospetti di complicità con gli abusi commessi dal fondatore, i Legionari precisano che ''se risultasse che ci sia stata qualche collaborazione colpevole, agiremo secondo i principi di giustizia e carità cristiane responsabilizzando queste persone dei loro atti''. ''Dio - osservano i vertici della congregazione - nei suoi misteriosi disegni ha scelto padre Maciel come strumento per fondare la Legione di Cristo e il Movimento Regnum Christi e ringraziamo Dio per il bene che ha compiuto''. ''Ispirandoci nell'esempio di Cristo - concludono - che condanna il peccato ma cerca di salvare il peccatore e convinti del significato e della bellezza del perdono, raccomandiamo il nostro fondatore all'amore misericordioso di Dio''. I Legionari ammettono che le accuse di aver commesso ''atti di abuso sessuale a danni di seminaristi minori'' sollevate contro il loro fondatore sono vere. ''Profondamente costernati dobbiamo dire che questi fatti sono accaduti'', ricordando l'investigazione canonica su Maciel che la Congregazione per la Dottrina della Fede aveva iniziato nel 2004 . L'indagine si era conclusa, come reso noto dalla Sala Stampa vaticana nel nel maggio 2006, con la decisione del Papa di imporre al fondatore della Legione, tenendo conto sia della sua ''età avanzata'' che della sua ''salute cagionevole'', ''una vita riservata di preghiera e di penitenza, rinunciando ad ogni ministero pubblico''. I vertici dei Legionari riconoscono oggi che, per giungere a questa decisione, la Congregazione vaticana ''era arrivata alla certezza morale sufficiente per imporre sanzioni canoniche gravi corrispondenti alle accuse fatte contro Padre Maciel'', una interpretazione allora rifiutata. I Legionari ammettono poi che Maciel, come emerso in questi ultimi mesi, ''ha avuto una figlia nel contesto di una relazione prolungata e stabile con una donna e altri gravi comportamenti''. ''Più avanti sono apparse altre due persone, tra loro fratelli, che affermano di essere suoi figli, frutto di una relazione con un'altra donna'', aggiungono, senza però pronunciarsi sulla veridicità di queste affermazioni. I Legionari di Cristo ringraziano Papa Benedetto XVI per aver loro ''offerto lo strumento della Visita Apostolica'' come aiuto per ''superare le difficoltà esistenti'' e si impegnano a ''fare la verità sulla nostra storia''. Grazie alla Visita, scrivono, ''ci auguriamo di dare i passi necessari per consolidare i fondamenti, la formazione e la vita quotidiana dei legionari di Cristo e dei membri del Movimento Regnum Christi'', il braccio laico dell'ordine. ''Accoglieremo - aggiungono - con obbedienza filiale le indicazioni e le raccomandazioni del Santo Padre frutto della Visita Apostolica e ci impegniamo a metterle in pratica''. Guardando al futuro, i Legionari si dicono ''decisi'' a ''continuare a cercare la riconciliazione e l'incontro con coloro che hanno sofferto'', a ''fare la verità sulla nostra storia'', a ''continuare ad offrire sicurezza, soprattutto per i minorenni, nelle nostre istituzioni e attività, sia per quanto riguarda gli ambienti che i procedimenti'' e a cercare una migliore collaborazione ''con tutti i pastori e con altre istituzioni all'interno della Chiesa''.