giovedì 25 marzo 2010

Il Papa: in una società multietnica che sperimenta solitudine e indifferenza i cristiani offrano segni di speranza e diventino fratelli universali

“La costruzione della comunione ecclesiale è la chiave della missione”: questo il tema del messaggio di Papa Benedetto XVI per la 84ª Giornata Missionaria Mondiale, che si celebrerà domenica 24 ottobre. Solo a partire dall'incontro “con l’Amore di Dio, che cambia l’esistenza, possiamo vivere in comunione con Lui e tra noi, e offrire ai fratelli una testimonianza credibile, rendendo ragione della speranza che è in noi”, scrive il Papa, nel messaggio diffuso oggi. “Una fede adulta, capace di affidarsi totalmente a Dio con atteggiamento filiale, nutrita dalla preghiera, dalla meditazione della Parola di Dio e dallo studio delle verità della fede – chiarisce - è condizione per poter promuovere un umanesimo nuovo, fondato sul Vangelo di Gesù”. Il mese di ottobre “ci ricorda come l’impegno e il compito dell’annuncio evangelico spetti all’intera Chiesa, 'missionaria per sua natura', e ci invita a farci promotori della novità di vita, fatta di relazioni autentiche, in comunità fondate sul Vangelo”. “In una società multietnica che sempre più sperimenta forme di solitudine e di indifferenza preoccupanti – avverte il Pontefice -, i cristiani devono imparare ad offrire segni di speranza e a divenire fratelli universali, coltivando i grandi ideali che trasformano la storia e, senza false illusioni o inutili paure, impegnarsi a rendere il pianeta la casa di tutti i popoli”. “Gli uomini del nostro tempo, magari non sempre consapevolmente, chiedono ai credenti non solo di 'parlare' di Gesù, ma di 'far vedere' Gesù, far risplendere il Volto del Redentore in ogni angolo della terra davanti alle generazioni del nuovo millennio e specialmente davanti ai giovani di ogni continente, destinatari privilegiati e soggetti dell’annuncio evangelico”, ha continuato Benedetto XVI. Queste considerazioni rimandano “al mandato missionario” che “non può realizzarsi in maniera credibile senza una profonda conversione personale, comunitaria e pastorale”. Infatti, “la consapevolezza della chiamata ad annunciare il Vangelo stimola non solo ogni singolo fedele, ma tutte le comunità diocesane e parrocchiali ad un rinnovamento integrale e ad aprirsi sempre più alla cooperazione missionaria tra le Chiese, per promuovere l’annuncio del Vangelo nel cuore di ogni persona, di ogni popolo, cultura, razza, nazionalità, ad ogni latitudine”. Questa consapevolezza “si alimenta attraverso l’opera di sacerdoti fidei donum, di consacrati, di catechisti, di laici missionari, in una ricerca costante di promuovere la comunione ecclesiale, in modo che anche il fenomeno dell’'interculturalità' possa integrarsi in un modello di unità, nel quale il Vangelo sia fermento di libertà e di progresso, fonte di fraternità, di umiltà e di pace”. “La comunione ecclesiale – continua il Papa - nasce dall’incontro con il Figlio di Dio, Gesù Cristo, che, nell’annuncio della Chiesa, raggiunge gli uomini e crea comunione con Lui stesso e quindi con il Padre e lo Spirito Santo. Il Cristo stabilisce la nuova relazione tra l’uomo e Dio” e “ci insegna che la legge fondamentale della umana perfezione, e perciò anche della trasformazione del mondo, è il nuovo comandamento dell’amore. Coloro, pertanto, che credono alla carità divina, sono da Lui resi certi che la strada della carità è aperta a tutti gli uomini e che gli sforzi intesi a realizzare la fraternità universale non sono vani”. La Chiesa diventa “comunione” a partire “dall’Eucaristia, in cui Cristo, presente nel pane e nel vino, con il suo sacrificio di amore edifica la Chiesa come suo corpo, unendoci al Dio uno e trino e fra di noi”. Perciò, “l’Eucaristia non è solo fonte e culmine della vita della Chiesa, ma anche della sua missione”. In occasione della Giornata missionaria mondiale “sentiamoci tutti protagonisti dell’impegno della Chiesa di annunciare il Vangelo. La spinta missionaria è sempre stata segno di vitalità per le nostre Chiese e la loro cooperazione è testimonianza singolare di unità, di fraternità e di solidarietà, che rende credibili annunciatori dell’Amore che salva!”, ha concluso Benedetto XVI.

SIR