Un Papa che “ci insegna a porre la questione di Dio per accompagnare gli uomini assetati e in ricerca alla fonte della vita vera, della vita piena”. E’ il profilo di Papa Benedetto XVI, tracciato da mons. Giuseppe Scotti, presidente della Fondazione vaticana “Joseph Ratzinger-Benedetto XVI”, nella presentazione del “Premio Ratzinger”, che il Papa ha conferito oggi a tre teologi, in occasione del 60° anniversario della sua Ordinazione sacerdotale. “In diverse occasioni, a Roma e in varie capitali europee – ha ricordato mons. Scotti riferendosi a Benedetto XVI - ebbe a ricordare a quanti l’hanno accolto e ascoltato che ‘la questione di Dio non è un pericolo per la società, essa non mette in pericolo la vita umana! La questione di Dio non deve essere assente dai grandi interrogativi del nostro tempo’”. “Una ragione, che di fronte al divino è sorda e respinge la religione nell'ambito delle sottoculture, è incapace di inserirsi nel dialogo delle culture”, ha detto il relatore citando il discorso del Papa a Regensburg nel 2006. Un concetto, questo, ribadito recentemente, quando il Papa, nell’Angelus del 1° gennaio di quest’anno, ha menzionato “due tendenze opposte, due estremi entrambi negativi: da una parte il laicismo, che, in modo spesso subdolo, emargina la religione per confinarla nella sfera privata; dall’altra il fondamentalismo, che invece vorrebbe imporla a tutti con la forza”. Dopo aver espresso l’augurio per il sessantesimo anniversario dell’Ordinazione sacerdotale, ha voluto rinnovare il ricordo dell’emozione provata il 19 aprile 2005 quando "riconoscendo e accettando nella designazione dei cardinali la volontà di Dio, Ella - ha detto - si è tratteggiato come 'semplice e umile lavoratore nella vigna del Signore'". Spiegando poi il senso del premio mons. Scotti ha sottolineato il fatto che "decidendo di assegnare un così alto riconoscimento a tre illustri teologi, Ella dice nuovamente a tutti, con la mitezza di chi in prima persona si fa quotidiano discepolo della Verità, che 'c’è una teologia che vuole conoscere di più per amore dell’amato', una teologia che “è stimolata dall’amore e guidata dall’amore, vuole conoscere di più l’amato. E questa è la vera teologia, che viene dall’amore di Dio'". A tracciare il profilo dei premiati, oltre alle parole di lode del Santo Padre, è stato il card. Camillo Ruini, presidente del Comitato scientifico della Fondazione: del prof. Simonetti, studioso di letteratura cristiana antica ha evidenziato “l’attenzione primaria ai testi, trattati con grande acutezza e perizia filologica e interrogati con penetrante acutezza”, del prof. Gonzalez teologo di fama internazionale, ha sottolineato il bagaglio di ampia conoscenze che ne fa un punto di riferimento nel panorama culturale in Spagna, del prof Heim, abate del monastero di Heiligenkreutz in Austria, ha ricordato la tesi di dottorato, “uno dei più acuti e importanti contributi allo studio del pensiero teologico” di Joseph Ratzinger.
L’abate Maximilian Hein ha parlato in nome dei tre premiati, ricordando tra le altre cose che oggi esiste una grande “chance”: “Come teologi possiamo cercare senza timore la verità, dal momento che il teologo non forma la verità, ma è la verità che forma il teologo. Non potremmo quindi cercare la verità se noi stessi non l’avessimo già incontrata. Da questo incontro possiamo nutrire speranza e avanzare nella fede. Per questo impresa è necessario il sostegno dei grandi teologi della storia della Chiesa, soprattutto dei Padri della Chiesa e dei Dottori della Chiesa”.
SIR, Radio Vaticana, Zenit