Messaggio del Santo Padre Benedetto XVI al direttore de L’Osservatore Romano Giovanni Maria Vian, nella ricorrenza del 150° anniversario di fondazione del Quotidiano.
“Un lungo e significativo cammino ricco di gioie, di difficoltà, di impegno, di soddisfazioni, di grazia”. La ricorrenza, ha spiegato, “è innanzitutto motivo di ringraziamento a Dio pro universis beneficiis suis: per tutto quello, cioè, che la sua Provvidenza ha disposto in questo secolo e mezzo, durante il quale il mondo è cambiato profondamente, e per quanto dispone oggi, quando i cambiamenti sono continui e sempre più rapidi, soprattutto nell’ambito della comunicazione e dell’informazione”. Allo stesso tempo, offre anche “l’occasione per alcune riflessioni sulla storia e sul ruolo di tale quotidiano”, chiamato abitualmente “il giornale del Papa”. Il Papa ha ricordato che “L’Osservatore Romano ebbe origine in un contesto difficile e decisivo per il Papato, con la consapevolezza e la volontà di difendere e sostenere le ragioni della Sede Apostolica, che sembrava essere messa in pericolo da forze ostili". Fondato per iniziativa privata con l’appoggio del Governo pontificio, questo foglio serale si definì “politico religioso”, proponendosi come obiettivo “la difesa del principio di giustizia, nella convinzione, fondata sulla parola di Cristo, che il male non avrà l’ultima parola”. Questo obiettivo e questa convinzione sono stati espressi dai due celebri motti latini: “Unicuique suum” e, soprattutto, “Non praevalebunt”. "Nel 1870 la fine del potere temporale - avvertita poi come provvidenziale nonostante soprusi e atti ingiusti subiti dal Papato - non travolse - ha sottolineato il Pontefice - L'Osservatore Romano, né rese inutili la sua presenza e la sua funzione". Quindici anni dopo, la Santa Sede decise di acquisire la proprietà del quotidiano, e il controllo diretto da parte dell’autorità pontificia aumentò prestigio e autorevolezza del giornale, “che crebbero ulteriormente in seguito, soprattutto per la linea di imparzialità e di coraggio mantenuta di fronte alle tragedie e agli orrori che segnarono la prima metà del Novecento”. Seguirono “avvenimenti tragici”, ha riconosciuto il Pontefice: “il primo conflitto mondiale, che devastò l’Europa cambiandone il volto; l’affermarsi dei totalitarismi, con ideologie nefaste che hanno negato la verità e oppresso l’uomo; infine, gli orrori della shoah e della seconda guerra mondiale”. "In quegli anni tremendi, e poi durante il periodo della guerra fredda e della persecuzione anticristiana attuata dai regimi comunisti in molti Paesi, nonostante la ristrettezza dei mezzi e delle forze, il giornale della Santa Sede seppe informare con onestà e libertà, sostenendo l'opera coraggiosa di Benedetto XV, di Pio XI e di Pio XII in difesa della verità e della giustizia, unico fondamento della pace". Nella lettera è riportato anche quanto affermato nel 1961 dall'allora card. Giovanni Battista Montini, che due anni dopo sarebbe diventato Papa con il nome di Paolo VI, per il quale nel periodo più tragico del '900 "avvenne come quando in una sala si spengono tutte le luci, e ne rimane accesa una sola: tutti gli sguardi si dirigono verso quella rimasta accesa; e per fortuna questa era la luce vaticana, la luce tranquilla e fiammante, alimentata da quella apostolica di Pietro". E allora proprio "L'Osservatore apparve allora quello che, in sostanza, e' sempre: un faro orientatore". Nella seconda metà del Novecento, il giornale ha iniziato a circolare in tutto il mondo attraverso una serie di edizioni periodiche in diverse lingue. Attualmente sono otto, tra le quali, dal 2008, anche la versione in malayalam pubblicata in India, la prima interamente in caratteri non latini. Sempre dal 2008, “in una stagione difficile per i media tradizionali, la diffusione è sostenuta da abbinamenti con altre testate in Spagna, in Italia, in Portogallo, e ora anche da una presenza in Internet sempre più efficace”. Il Pontefice ha definito L'Osservatore Romano un “quotidiano 'singolarissimo' per le sue caratteristiche uniche”, indicando che in questo secolo e mezzo “ha innanzitutto dato conto del servizio reso alla verità e alla comunione cattolica da parte della Sede del Successore di Pietro”, senza dimenticare mai di “evidenziare anche la presenza, l’opera e la situazione delle comunità cattoliche nel mondo, che vivono talvolta in condizioni drammatiche”. “In questo tempo – segnato spesso dalla mancanza di punti di riferimento e dalla rimozione di Dio dall’orizzonte di molte società, anche di antica tradizione cristiana – il quotidiano della Santa Sede si presenta come un 'giornale di idee', come un organo di formazione e non solo di informazione”, ha segnalato il Pontefice. Per questo, ha esortato a “mantenere fedelmente il compito svolto in questo secolo e mezzo, con attenzione anche all’Oriente cristiano, all’irreversibile impegno ecumenico delle diverse Chiese e Comunità ecclesiali, alla ricerca costante di amicizia e collaborazione con l’Ebraismo e con le altre religioni, al dibattito e al confronto culturale, alla voce delle donne, ai temi bioetici che pongono questioni per tutti decisive”. “Continuando l’apertura a nuove firme – tra cui quelle di un numero crescente di collaboratrici – e accentuando la dimensione e il respiro internazionali presenti sin dalle origini del quotidiano, dopo centocinquant’anni di una storia di cui può andare orgoglioso, L’Osservatore Romano sa così esprimere la cordiale amicizia della Santa Sede per l’umanità del nostro tempo, in difesa della persona umana creata a immagine e somiglianza di Dio e redenta da Cristo”, ha concluso.
TMNews, Zenit
MESSAGGIO DEL SANTO PADRE AL DIRETTORE DE L’OSSERVATORE ROMANO NELLA RICORRENZA DEL 150° ANNIVERSARIO DI FONDAZIONE DEL QUOTIDIANO