Ha tremato la piazza di Pennabilli. Ha tremato sotto la spinta dell’entusiasmo degli oltre 4mila giovani che invece del mare hanno scelto Benedetto XVI. Che, lasciati alle spalle gli impegni istituzionali, si è fatto travolgere dal calore di questa piazza. Il momento era tutto per i giovani che in piazza Vittorio Emanuele II si stavano scaldando per rendere la sua visita nel piccolo centro della Valmarecchia indimenticabile. E quando Benedetto XVI è apparso sulla soglia della cattedrale, sono esplosi in un applauso interminabile. Un’accoglienza da star scandito dal coro “Benedetto uno di noi” e dallo sventolio delle bandierine bianche e gialle. E’ stato mons. Luigi Negri a presentare questi ragazzi al Papa: “Santità, i giovani sono il punto debole della nostra Chiesa e della società; sono vittime di operazioni e di manipolazioni condotte su di loro dalla cattiva cultura e dai cattivi maestri che hanno dominato nell'ultimo secolo e mezzo la vita della nostra società e delle nostre istituzioni". Dei giovani si è fatto portavoce Marco Angeloni: "Santità, ci aiuti a capire il senso della nostra vita, il valore dell'esperienza, per sentire vibrare il nostro io e non subire i meccanismi del potere che ci circonda nelle sue varie forme". “Siamo qui per ascoltare le sue parole – aggiunge Marco – sicuri che attraverso i suoi insegnamenti potremo riscoprire la forza per diventare autentici protagonisti nei nostri paesi, e non semplici spettatori”. Una richiesta che si trasforma in una serie di domande concrete: "Il desiderio di essere liberi si può realizzare davvero? Come uscire dalla trappola dell'inutile ricerca di godimento personale, dalla rincorsa ad un piacere che ci lascia ultimamente tristi, delusi e mancanti? Come sperimentare ciò che Lei tante volte ci ha detto: “Cristo non toglie nulla, ma dona tutto?".
Domande che il Papa ascolta con attenzione e alle quali risponde richiamando il Vangelo, il celebre episodio in cui il Signore era in cammino e un tale, un giovane, gli corse incontro e, inginocchiatosi, gli pose questa domanda: “Maestro buono, che cosa devo fare per avere in eredità la vita eterna?”. Un interrogativo dietro cui si manifesta l’esigenza di pienezza da trovare nell’esistenza quotidiana: "L’uomo non può vivere senza questa ricerca della verità su se stesso: che cosa sono io?, per che cosa devo vivere? La verità che cerchiamo che spinga ad aprire l’orizzonte e ad andare al di là di ciò che è materiale, non per fuggire dalla realtà, ma per viverla in modo ancora più vero, più ricco di senso e di speranza". "Guardando in noi stessi con verità, con coraggio che intuiamo la bellezza, ma anche la precarietà della vita e sentiamo un'insoddisfazione, un'inquietudine che nessuna cosa concreta riesce a colmare", ha detto Benedetto XVI. "Cari amici, vi invito a prendere coscienza di questa sana e positiva inquietudine, a non aver paura di porvi le domande fondamentali sul senso e sul valore della vita. Non fermatevi però alle risposte parziali, immediate, certamente più facili e più comode, che possono dare qualche momento di felicità, di esaltazione, di ebbrezza, ma che non vi portano alla vera gioia di vivere, quella che nasce da chi costruisce non sulla sabbia, ma sulla solida roccia. Imparate allora a riflettere, a leggere in modo non superficiale, ma in profondità la vostra esperienza umana: scoprirete, con meraviglia e con gioia, che il vostro cuore è una finestra aperta sull'infinito!". "Una delle illusioni prodotte nel corso della storia è stata quella di pensare che il progresso tecnicoscientifico, in modo assoluto, avrebbe dato risposte e soluzioni a tutti i problemi dell'umanità", ha detto il Papa. "In realtà, se anche ciò fosse stato possibile, nulla e nessuno avrebbe potuto cancellare le domande sul significato della vita, perché queste sono scritte, per così dire, nell'animo umano e oltrepassano la sfera dei bisogni. L'uomo, anche nell'era del progresso scientifico e tecnologico, rimane un essere aperto alla verità intera della sua esistenza, che non si ferma alle cose materiali, ma si apre ad un orizzonte molto più ampio".
"Tutto questo voi lo sperimentate continuamente ogni volta che vi domandate: perché?; quando contemplate un tramonto, o una musica muove in voi il cuore e la mente; quando provate che cosa vuol dire amare veramente; quando sentite forte il senso della giustizia e della verità". L’esperienza umana, ha osservato il Santo Padre, "è una realtà che ci accomuna tutti, ma ad essa si possono dare diversi livelli di significato. Ed è qui che si decide in che modo orientare la propria vita e si sceglie a chi affidarla, a chi affidarsi. Il rischio è sempre quello di rimanere imprigionati nel mondo delle cose, del relativo, dell’utile, perdendo la sensibilità per ciò che si riferisce alla nostra dimensione spirituale. Non si tratta affatto di disprezzare l’uso della ragione o di rigettare il progresso scientifico, tutt’altro; si tratta piuttosto di capire che ciascuno di noi non è fatto solo di una dimensione ‘orizzontale’, ma comprende anche quella ‘verticale’. I dati scientifici e gli strumenti tecnologici non possono sostituirsi al mondo della vita, agli orizzonti di significato e di libertà, alla ricchezza delle relazioni di amicizia e di amore". È proprio "nell’apertura alla verità intera di noi stessi e del mondo che scorgiamo l’iniziativa di Dio nei nostri confronti. Egli viene incontro ad ogni uomo e gli fa conoscere il mistero del suo amore". La parola di Cristo "mostra che la vostra vita trova significato nel mistero di Dio, che è Amore!". Nel Signore Risorto "abbiamo la certezza della nostra speranza!". "Non temete di affrontare le situazioni difficili, i momenti di crisi, le prove della vita, perché il Signore è con voi!", ha aggiunto Benedetto XVI.
"Trasformati dallo Spirito Santo potrete sperimentare l’autentica libertà, che è tale quando è orientata al bene. In questo modo – ha osservato - la vostra vita, animata da una continua ricerca del volto del Signore e dalla volontà sincera di donare voi stessi, sarà per tanti vostri coetanei un segno, un richiamo eloquente a far sì che il desiderio di pienezza si realizzi nell’incontro con il Signore Gesù". "Lasciate – è stato l’auspicio conclusivo - che il mistero di Cristo illumini tutta la vostra persona! Allora potrete portare nei diversi ambienti quella novità che può cambiare le relazioni, le istituzioni, le strutture, per costruire un mondo più giusto e solidale, animato dalla ricerca del bene comune". Poi un appello forte da parte del Santo Padre: "Non cedete a logiche individualistiche ed egoistiche. Vi conforti la testimonianza di tanti giovani che hanno raggiunto la meta della santità: pensate a santa Teresa di Gesù Bambino, San Domenico Savio, Santa Maria Goretti, il Beato Pier Giorgio Frassati, il Beato Alberto Marvelli – che è di questa terra! – e tanti altri, a noi sconosciuti, ma che hanno vissuto il loro tempo nella luce e nella forza del Vangelo e hanno trovato la risposta: come vivere, che cosa devo fare per vivere". "Coraggio allora cari giovani e care giovani, nel vostro cammino di fede e di vita cristiana anche io vi sono sempre vicino e vi accompagno con la mia Benedizione. Grazie". E la piazza dei giovani è tornata a far sentire la propria voce mentre il Santo Padre abbandonava Pennabiili a bordo della Papamobile. L’abbraccio conclusivo di questa storica visita a Benedetto XVI è stato da togliere il fiato. Quindi, tutti gli occhi si sono levati al cielo per guardare l’elicottero del Papa diventare un puntino all’orizzonte.
Il Resto del Carlino, SIR, Radio Vaticana
VISITA PASTORALE ALLA DIOCESI DI SAN MARINO-MONTEFELTRO (IV) - il testo integrale del discorso del Papa