venerdì 21 ottobre 2011

A giorni l’annuncio della nomina di mons. Adriano Bernardini, nunzio apostolico in Argentina, a nuovo rappresentante della Santa Sede in Italia

Sarà reso noto nei prossimi giorni il nome del nuovo nunzio apostolico in Italia. La scelta di Benedetto XVI è caduta sull’attuale ambasciatore della Santa Sede in Argentina, l’arcivescovo Adriano Bernardini (foto). Nato 69 anni fa a Pian di Meleto, nelle Marche, ordinato prete nel 1968 e incardinato nella diocesi di Roma, è stato nominato nunzio in Bangladesh nel 1992. Nel 1996 ha assunto la guida delle rappresentanze diplomatiche in Madagascar, Mauritius, Seyschelles e tre anni dopo è diventato nunzio in Thailandia. Nel 2003 è stato designato quale ambasciatore vaticano in Argentina. Nel febbraio scorso, in occasione della Santa Messa da lui celebrata per la festa della Cattedra di San Pietro, Bernardini aveva pronunciato un’omelia sugli attacchi contro Benedetto XVI provenienti da dentro la Chiesa che era stata tradotta e rilanciata da diversi siti web. "Assistiamo oggi – aveva detto – ad un accanimento molto speciale contro la Chiesa Cattolica in generale e contro il Santo Padre in particolare. Perché tutto questo? Qual è la ragione principale? Si può articolare in poche parole: perché è la Verità che ci dà il messaggio di Cristo! Quando questa Verità non si oppone alle forze del male, tutto va bene. Invece, quando avanza la minima opposizione, insorge una lotta che utilizza la diffamazione, l’odio e persino la persecuzione contro la Chiesa e più specificamente contro la persona del Santo Padre". Il nunzio aveva proposto qualche esempio. "Gli anni immediatamente successivi al Concilio Vaticano II – aveva detto – passano in un’euforia generale per la Chiesa e di conseguenza per il Papa. Ma è sufficiente la pubblicazione dell’Humanae vitae, con cui il Santo Padre conferma la dottrina tradizionale per cui l’atto coniugale e l’aspetto procreativo non possono essere lecitamente separati, che esplode la critica più feroce contro Paolo VI, che fino a quel momento era nelle grazie del mondo. Le sue simpatie per Jacques Maritain e per l’Umanesimo integrale avevano aperto le speranze degli ambienti modernisti interni alla Chiesa e al progressismo politico e mondano". Ora, secondo Bernardini, "il bersaglio è diventato Benedetto XVI. Già marcato con disprezzo negli anni precedenti come il “guardiano della fede”, appena eletto, immediatamente è stato accolto da commentatori da tutto il mondo con una miscela di sentimenti, che vanno dalla rabbia alla paura, al vero e proprio terrore". "Una cosa è certa – ha detto il nunzio – Papa Benedetto XVI ha impresso al suo pontificato il sigillo della continuità con la tradizione millenaria della Chiesa e soprattutto della purificazione. Sì, perché all’insicurezza della fede segue sempre l’offuscamento della morale. Infatti, se vogliamo essere onesti, dobbiamo riconoscere che è aumentato anno dopo anno, tra i teologi e religiosi, tra suore e vescovi, il gruppo di quanti sono convinti che l’appartenenza alla Chiesa non comporta il riconoscimento e l'adesione a una dottrina oggettiva. Si è affermato un cattolicesimo 'à la carte', in cui ciascuno sceglie la porzione che preferisce e respinge il piatto che ritiene indigesto". In pratica, è l’analisi del diplomatico della Santa Sede, "un cattolicesimo dominato dalla confusione dei ruoli, con sacerdoti che non si applicano con impegno alla celebrazione della messa e alle confessioni dei penitenti, preferendo fare dell’altro. E con laici e donne che cercano di prendersi un poco per loro il ruolo del sacerdote, per guadagnare un quarto d'ora di celebrità parrocchiale, leggendo la preghiera dei fedeli o distribuendo la comunione". Il Papa, secondo Bernardini, sarebbe stato "abbandonato dagli oppositori alla verità, ma soprattutto da certi sacerdoti e religiosi, non solo dai vescovi; però non dai fedeli. Il clero sta vivendo una certa crisi, prevale nell’episcopato un basso profilo, ma i fedeli di Cristo sono ancora con tutto il loro entusiasmo". Parole che lasciano intendere come l’arcivescovo si adopererà per favorire nomine episcopali di alto profilo e decisamente ratzingeriane nel nostro Paese. Al contrario di quanto si potrebbe pensare, il nunzio apostolico in Italia finisce per avere un potere inferiore a quello esercitato dai diplomatici vaticani in altri Paesi. Nonostante l’incarico di grande prestigio, la vicinanza della Santa Sede e il ruolo della Conferenza Episcopale giocano un ruolo spesso determinante nei processi per la designazione dei nuovi vescovi. Bernardini, che arriva nella sede italiana a coronamento della sua carriera diplomatica, viene descritto come un uomo tranquillo e riservato. Si prevede che possa insediarsi nella storica sede di via Po a Roma – donata al Vaticano da un possidente ebreo come ringraziamento per quanto la Santa Sede aveva fatto in favore degli israeliti durante gli anni della persecuzione nazista – non prima di un mese dall’annuncio ufficiale della nomina. La concessione del necessario agreement da parte del governo italiano dovrebbe avvenire in tempi molto rapidi.

Andrea Tornielli, Vatican Insider