La Conferenza Episcopale croata, in una nota diffusa sul caso del monastero istriano conteso tra la diocesi di Pola, in Istria, i monaci benedettinidi Praglia, nel Padovano, e lo Stato croato, ha voluto esprimere la sua vicinanza alle posizioni della Santa Sede che a luglio, tra molte polemiche, aveva assegnato l’immobile, del valore di almeno 30 milioni di euro, ai frati italiani. "Sono senza alcun fondamento le tesi espresse da alcuni media croati secondo le quali la Santa Sede, o addirittura lo stesso Santo Padre, volessero tramite il monastero di Daila italianizzare la Croazia", scrivono i vescovi esprimendo la loro "devozione e obbedienza" a Benedetto XVI. Secondo la Conferenza Episcopale le decisioni prese dalla Santa Sede, con lo scopo di "risolvere il contenzioso nell’ambito del diritto canonico, hanno tentato di ristabilire lo stato delle cose quanto più possibile nel rispetto dellaverità e della giustizia". I vescovi croati hanno voluto ricordare i benedettini italiani, "riconoscendo i meriti della loro attività pastorale e sociale nel monastero di Dajla, e le tante sofferenze, maltrattamenti e altre ingiustizie che hanno dovuto patire prima di essere condannati ai lavori forzati e la loro proprietà confiscata". Nei giorni scorsi, Papa Benedetto XVI ha nominato un nuovo presule coadiutore in Istria, mons. Drazen Kutlesa, decisione questa che, secondo la stampa croata, sarebbe un segnale sulla prossima possibile sostituzione del vescovo Ivan Milovan, fiero oppositore della decisione papale. Il caso è intanto nelle mani del tribunale che dovrà decidere sulla richiesta del governo croato di restituirgli l’intero immobile oppure lasciarlo alla Chiesa, che poi potrà con suoi atti interni decidere se assegnarlo ai benedettini padovani o alla diocesi locale.
Vatican Insider