giovedì 19 gennaio 2012

Il Papa: mobilitare le risorse intellettuali e morali per l'evangelizzazione della cultura americana e la costruzione della civiltà dell'amore

Questa mattina, nella Sala del Concistoro del Palazzo Apostolico Vaticano, il Santo Padre Benedetto XVI ha incontrato i presuli delle regioni IV-VI della Conferenza dei vescovi cattolici degli Stati Uniti d’America, ricevuti in questi giorni, in separate udienze in occasione della Visita "ad limina Apostolorum". Nel suo discorso, richiamando il viaggio apostolico nel Paese dell'aprile 2008, il Papa ha osservato che il “consenso sulla natura della realtà e del bene morale”, sancito “nei documenti fondanti” della nazione americana e “incarnato in una visione del mondo forgiata non solo dalla fede, ma dall’impegno verso alcuni principi etici derivanti dalla natura e dalla natura di Dio”, oggi è stato eroso “in maniera significativa” da “nuove e potenti” correnti culturali “sempre più ostili al cristianesimo come tale”. “Nella misura in cui alcune tendenze culturali attuali - ha detto il Papa - contengono elementi che potrebbero ridurre la proclamazione di queste verità, costringendole entro i limiti di una razionalità puramente scientifica o sopprimendole in nome del potere politico o di un principio di maggioranza", esse “rappresentano una minaccia non solo per la fede cristiana, ma anche per la stessa umanità, per la profonda verità del nostro essere e della vocazione ultima, il nostro rapporto con Dio”. Di qui il monito del Pontefice: “Quando una cultura tenta di sopprimere la dimensione del mistero ultimo e di chiudere le porte alla verità trascendente” cade preda di letture riduzioniste “della persona umana e della natura della società”. La nostra tradizione, ha spiegato Benedetto XVI, “non parla di fede cieca” ma si rifà ad un punto di vista razionale, che si collega al nostro “impegno di costruire una società autenticamente giusta, umana e prospera per la nostra sicurezza definitiva”. “La difesa della Chiesa” di un ragionamento morale basato sulla legge naturale, ha spiegato il Papa, si fonda sulla sua convinzione che questa legge “non è una minaccia alla nostra libertà, ma piuttosto un ‘linguaggio’ che ci permette di comprendere noi stessi e la verità del nostro essere, così da formare un mondo più giusto e umano”. Propone quindi il suo insegnamento morale come un messaggio “non di costrizione, ma di liberazione, e come base per costruire un futuro sicuro”. La testimonianza della Chiesa è quindi di sua natura “pubblica”. Per il Papa “la legittima separazione tra Chiesa e Stato non può essere intesa nel senso che la Chiesa deve tacere su determinate questioni, né che lo Stato può scegliere di non tenere conto delle voci dei credenti impegnati nel determinare i valori che daranno forma al futuro della nazione”. "È imperativo che l’intera comunità cattolica degli Stati Uniti si renda conto che la pubblica testimonianza morale della Chiesa è gravemente minacciata da un secolarismo radicale che trova sempre più espressione nelle sfere politica e culturale”. La “gravità” di queste minacce va quindi chiaramente affrontata ad ogni livello della vita ecclesiale. Da tener presenti, poi, “alcuni tentativi compiuti per limitare la più cara delle libertà americane, la libertà di religione”, ha ricordato Benedetto XVI. “Molti di voi - ha affermato - hanno sottolineato che sono stati fatti sforzi concertati per negare il diritto all'obiezione di coscienza da parte di individui e istituzioni cattoliche riguardo alla cooperazione in pratiche intrinsecamente cattive”. Altri, ha soggiunto, “hanno parlato con me di una preoccupante tendenza a ridurre la libertà religiosa alla semplice libertà di culto, senza garanzie di rispetto della libertà di coscienza”. Di qui la “necessità” di un “impegnato, articolato e ben formato” laicato cattolico, “dotato di un forte senso critico nei confronti della cultura dominante e con il coraggio di contrastare una laicità riduttiva che delegittima la partecipazione della Chiesa nel dibattito pubblico sui problemi che stanno determinando il futuro della società americana”. “La preparazione di leader laici impegnati e la presentazione di una convincente articolazione della visione cristiana dell'uomo e della società - ha rammentato ai vescovi - rimane un compito primario della Chiesa nel vostro Paese”. Quindi l’invito ai presuli a “mantenere i contatti con i cattolici impegnati nella vita politica” aiutandoli a “comprendere la loro responsabilità personale nell’offrire testimonianza pubblica della propria fede, soprattutto sulle grandi questioni morali del nostro tempo: il rispetto per il dono di Dio della vita, la tutela della dignità umana e la promozione dei diritti umani autentici”. Il Pontefice ha ribadito che “una testimonianza più coerente da parte dei cattolici americani alle loro più profonde convinzioni sarebbe un importante contributo al rinnovamento della società nel suo insieme”. Non si possono quindi “ignorare le reali difficoltà che la Chiesa incontra nel momento attuale”, ha notato il Santo Padre: necessario perciò “preservare un ordine civile ben radicato nella tradizione giudaico-cristiana”, tenendo presente la “promessa offerta da una nuova generazione di cattolici” le cui esperienza e convinzioni avranno un ruolo decisivo “nel rinnovare la presenza della Chiesa e la testimonianza nella società americana”. L’auspicio finale del Pontefice è stato quello a “rinnovare i nostri sforzi per mobilitare le risorse intellettuali e morali di tutta la comunità cattolica al servizio dell'evangelizzazione della cultura americana e la costruzione della civiltà dell'amore”.

Radio Vaticana, SIR

Al gruppo dei presuli della Conferenza dei vescovi cattolici degli Stati Uniti d’America, in Visita “ad Limina Apostolorum” - il testo integrale del discorso del Papa