Udienza generale questa mattina nell’Aula Paolo VI dove il Santo Padre ha incontrato gruppi di fedeli e pellegrini provenienti dall’Italia e da ogni parte del mondo. Nella catechesi il Papa ha incentrato la sua meditazione sulla "Preghiera sacerdotale" di Gesù all’Ultima cena (cfr Gv 17,1-26). L’Ora iniziata con il tradimento di Giuda, e che culminerà nella salita di Gesù risorto al Padre, ha esordito Benedetto XVI, è “più di una domanda e della dichiarazione di piena disponibilità ad entrare nel disegno di Dio”: “Gesù in quella notte si rivolge al Padre nel momento in cui sta offrendo se stesso. Egli, sacerdote e vittima, prega per se stesso, per gli apostoli e per tutti coloro che crederanno in Lui, per la Chiesa di tutti i tempi”. La glorificazione che Gesù chiede per se stesso, ha spiegato il Pontefice, è “l’ingresso nella più piena obbedienza al Padre”: “Sono questa disponibilità e questa richiesta il primo atto del sacerdozio nuovo che Gesù, che è un donarsi totalmente sulla Croce e proprio nella Croce il supremo atto di amore è glorificato perché l’amore è la gloria vera, la gloria divina”.Il secondo momento di questa preghiera è l’intercessione che Gesù fa per i discepoli che sono stati con Lui. “Gesù dice al Padre: 'Essi non sono nel mondo, come io non sono nel mondo. Consacrali nella verità. La tua parola è verità. Come tu hai mandato me nel mondo, anche io ho mandato loro nel mondo; per loro io consacro me stesso, perché siano anch’essi consacrati nella verità'”. "È consacrato – ha spiegato Benedetto XVI – chi, come Gesù, è segregato dal mondo e messo a parte per Dio in vista di un compito e proprio per questo è pienamente a disposizione di tutti. Per i discepoli, sarà continuare la missione di Gesù”. Il terzo atto di questa preghiera sacerdotale, ha ricordato il Papa, distende lo sguardo fino alla fine del tempo: “In esso Gesù si rivolge al Padre per decidere a favore di tutti coloro che saranno portati alla fede mediante la missione inaugurata dagli apostoli e continuata nella storia. 'Non prego solo per questi ma anche per quelli che crederanno in me mediante la loro parola'. Gesù prega per la Chiesa di tutti i tempi, prega anche per noi”. "La richiesta centrale della preghiera sacerdotale di Gesù dedicata a tutti i suoi discepoli è quella della futura unità di quanti crederanno in Lui". L’unità dei cristiani, ha ribadito il Papa, “non è un prodotto mondano”, in quanto “proviene esclusivamente dall’unità divina e arriva a noi dal Padre mediante il Figlio e nello Spirito Santo”. Sulla Croce, “Gesù invoca un dono che proviene dal cielo, e che ha il suo effetto – reale e percepibile – sulla terra”. Egli prega “perché tutti siano una sola cosa; come tu, Padre, sei in me e io in te, siano anch’essi in noi, perché il mondo creda che tu mi hai mandato”: “L’unità dei cristiani da una parte è una realtà segreta che sta nel cuore delle persone credenti. Ma al tempo stesso essa deve apparire con tutta la chiarezza nella storia, deve apparire perchè il mondo creda, ha uno scopo molto pratico e concreto, deve apparire perché tutti siano realmente una sola cosa. L’unità dei futuri discepoli, essendo unità con Gesù che il Padre ha mandato nel mondo, è anche la fonte originaria dell’efficacia della missione cristiana nel mondo”, ha affermato Benedetto XVI. In questo senso, “possiamo dire che nella preghiera sacerdotale di Gesù si compie l’istituzione della Chiesa”, che non è altro che “la comunità dei discepoli che, mediante la fede in Gesù Cristo come inviato del Padre, riceve la sua unità ed è coinvolta nella missione di Gesù di salvare il mondo conducendolo alla conoscenza di Dio”, ha ricordato il Papa citando il secondo volume del suo libro “Gesù di Nazaret”. “La Chiesa nasce dalla preghiera di Gesù. Questa preghiera, però, non è soltanto parola: è l’atto in cui egli ‘consacra’ se stesso e cioè ‘si sacrifica’ per la vita del mondo”. “Gesù prega perché i suoi discepoli siano una cosa sola”, ha proseguito il Papa, ed è proprio “in forza di tale unità, ricevuta e custodita”, che “la Chiesa può camminare ‘nel mondo’ senza essere ‘del mondo’ e vivere la missione affidatale perché il mondo creda nel Figlio e nel Padre che lo ha mandato”. Grazie al dono dell’unità, dunque, “la Chiesa diventa allora il luogo in cui continua la missione stessa di Cristo: condurre il mondo fuori dall’alienazione dell’uomo da Dio e da se stesso, fuori dal peccato, affinché ritorni ad essere il mondo di Dio”. “Anche noi, allora, nella nostra preghiera – l’esortazione di Benedetto XVI –, chiediamo a Dio che ci aiuti ad entrare, in modo più pieno, nel progetto che ha su ciascuno di noi; chiediamogli di essere ‘consacrati’ a Lui, di appartenergli sempre di più, per poter amare sempre di più gli altri, i vicini e i lontani; chiediamogli di essere sempre capaci di aprire la nostra preghiera alle dimensioni del mondo, non chiudendola nella richiesta di aiuto per i nostri problemi, ma ricordando davanti al Signore il nostro prossimo, apprendendo la bellezza di intercedere per gli altri”. “Chiediamogli il dono dell’unità visibile tra tutti i credenti in Cristo", ha concluso il Papa ricordando la Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani, che si conclude oggi, "per essere sempre pronti a rispondere a chiunque ci domandi ragione della speranza che è in noi”.
Radio Vaticana, SIR
L’UDIENZA GENERALE - il testo integrale della catechesi e dei saluti del Papa