Vescovi e superiori religiosi di tutto il mondo si sono dati appuntamento a Roma per dare una risposta “globale”, concordata e incisiva al dramma degli abusi sessuali e sostenere l’impegno per la tutela dei bambini e degli adulti vulnerabili nella Chiesa. “Verso la guarigione e il rinnovamento” è il titolo del Simposio internazionale che si è aperto ieri, fino al 9 febbraio, all’Università Gregoriana di Roma al quale stanno partecipando delegati provenienti da 110 Conferenze episcopali e superiori di 30 ordini religiosi. Ad aprire i lavori ieri sera è stato il card. William Joseph Levada, prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede con un intervento sulle priorità della Chiesa nell’eliminare e prevenire il flagello dell’abuso sessuale dei minori nell’intera società. Negli ultimi anni, l'ex Sant'Uffizio, anche “sotto la guida costante del card. Joseph Ratzinger”, ha visto “un drammatico aumento” del numero di casi di reato di abusi sessuali su minori da parte di chierici, anche a causa della copertura mediatica che questi scandali hanno avuto in tutto il mondo. Nel corso dell’ultimo decennio sono arrivati all’attenzione della Congregazione vaticana oltre 4.000 casi di abusi sessuali su minori e questi casi “hanno rivelato, da un lato, l’inadeguatezza di una risposta esclusivamente canonica (o di diritto canonico) a questa tragedia e, dall’altra, la necessità di una risposta più complessa”. Il card. Levada ha subito voluto fare un chiarimento: c’è il massimo impegno da parte del Papa, della Santa Sede e delle Conferenze episcopali per “trovare i modi migliori per aiutare le vittime, proteggere i minori e formare i sacerdoti di oggi e di domani affinché siano consapevoli di questa piaga e venga eliminata dal sacerdozio”. E il Simposio di Roma ne è una dimostrazione. Nella sua relazione, il prefetto ha subito ricordato quanto il Papa ha fatto su questo fronte, a partire dallo scandalo degli abusi sessuali scoppiato negli Usa negli anni 2001 e 2002. “Voglio esprimere – ha detto il card. Levada – la mia personale gratitudine a Papa Benedetto, che come allora prefetto, fu determinante” nell’implementare “nuove norme per il bene della Chiesa”. “Ma il Papa – ha subito aggiunto – ha dovuto subire attacchi da parte dei media in questi ultimi anni in varie parti del mondo, quando invece avrebbe dovuto ricevere la gratitudine di tutti noi, nella Chiesa e fuori”. Chiarito questo punto, il cardinale ha poi articolato il suo intervento affrontando varie tematiche: ha parlato del bisogno delle vittime di essere ascoltate e dell’obbligo per la Chiesa di ascoltare e comprendere “la gravità di quanto le vittime hanno sofferto”. Il Papa "ha dato l'esempio personale dell'importanza di ascoltare le vittime in molte sue visite pastorali, in Gran Bretagna, Malta, Germania, Australia e Stati Uniti. Penso sia quasi impossibile sovrastimare l'importanza di questo esempio per noi vescovi di questo importante momento nella loro guarigione e riconciliazione". Ha poi affrontato la questione della “protezione dei minori” nei vari ambiti della Chiesa nonché la formazione dei candidati al sacerdozio ribadendo quanto sia importante sottoporli ad “un maggiore scrutinio”. Al centro dell’interesse, l’impegno affinché “non si ripetano mai più in futuro casi di abuso”. Nella relazione, un intero paragrafo è riservato alla cooperazione della Chiesa con le autorità civili. A questo proposito, si afferma: “La collaborazione della Chiesa con le autorità civili in questi casi riconosce la verità fondamentale che l’abuso sessuale di minori non è solo un crimine in diritto canonico, ma è anche un crimine che viola le leggi penali nella maggior parte delle giurisdizioni civili”. Secondo il porporato, inoltre, esiste un "obbligo per la Chiesa di ascoltare e comprendere la gravità di quanto le vittime hanno sofferto". Al termine però della relazione, il cardinale ha voluto concludere con una osservazione: “Vale la pena ripeterlo – ha detto –. Coloro che hanno abusato sono una piccola minoranza dei fedeli e laici impegnati. Tuttavia, questa piccola minoranza ha provocato un gran danno alle vittime e alla missione della Chiesa”.
SIR, Radio Vaticana, TMNews
Prolusione del card. William J. Levada