martedì 7 febbraio 2012

Simposio. Hollins: il non credere agli abusi contribuisce alla sofferenza delle vittime. Nair: formazione, sostegno, supervisione dei sacerdoti

Riconoscere gli abusi sessuali, dare ascolto alle vittime, prevenire. Su questi temi prioritari per la Chiesa che cerca di rinnovarsi, come auspicato dallo stesso Benedetto XVI, si sono confrontati questa mattina i partecipanti al Simposio “Verso la guarigione e il rinnovamento”, in corso all’Università Gregoriana di Roma fino a giovedì prossimo. L’odierna sessione di lavoro si è aperta con l’intervento della signora Marie Collins, che in Irlanda fu vittima di abusi sessuali subiti in giovane età da parte di un sacerdote. “Il non essere creduti o, ancora peggio, l’essere incolpati per l’abuso – ha detto Sheila Hollins, psichiatra e psicoterapeuta, la quale si è occupata del trauma per gli abusi sessuali e nel 2011 ha accompagnato il card. Cormac Murphy-O’Connor nella visita apostolica alla diocesi di Armagh – contribuiscono moltissimo alla sofferenza causata dall’abuso sessuale, come la mancata ammissione della propria colpevolezza da parte di un autore di abusi o l’omissione da parte dei suoi superiori nell’intraprendere un’azione appropriata possono aggravare ulteriormente il danno”. Secondo Hollins, “le vittime trovano difficile fidarsi di altre persone e questo ha un impatto devastante sulla loro capacità di creare delle amicizie e delle relazioni intime, come anche sulle loro relazioni lavorative. Influisce anche sulle loro scelte di carriera e porta molti a voltare le spalle alla Chiesa e a perdere la loro fede”. “Nella mia esperienza – ha evidenziato la psichiatra –, la mancanza di un’ammissione di colpa e di scuse è di solito il principale ostacolo al risanamento e alla guarigione. Da persona di fede, credo molto nel potere del perdono come agente di guarigione. Ma il perdono raramente viene raggiunto senza la confessione e la riparazione”. La giustizia è dunque “una necessità per le vittime degli abusi sessuali del clero”. In realtà, “l’essere creduti ha di per sé un potere di guarigione, specialmente se associato con un’ammissione di colpa o responsabilità e ancora di più se c’è un tentativo di riparazione”. Ma questo tipo di giustizia è solo l’inizio. “La guarigione – ha sostenuto la psichiatra – è un processo lento e alcuni non guariranno mai del tutto per un abuso così profondo di potere e fiducia subìto quando erano più vulnerabili, specialmente se chi ha commesso l’abuso era un prete. Un’assistenza continua, l’amicizia e la disponibilità ad ascoltare ripetutamente la rabbia e la fragilità rimaste richiederanno una considerevole pazienza”. Mons. Steve Rossetti, psicologo e docente presso la Facoltà di teologia della Catholic University of America di Washington, ha concentrato il proprio intervento in particolare sulle misure da adottare nel settore della prevenzione. Mons. Steve Rossetti, ha compiuto una disamina degli errori più comuni commessi da alti esponenti della Chiesa e professionisti della psicologia nel lavoro con i responsabili di abusi sessuali. Il cambiamento in corso nella Chiesa non sarà rapido – ha ammesso – in quanto a livello mondiale è ancora necessario un radicale cambiamento culturale nei confronti del dramma degli abusi sui minori. Tuttavia, ha dichiarato mons. Rossetti, grazie alle linee-guida che emergeranno con il contributo di questo Simposio la Chiesa avrà finalmente tutti gli strumenti per divenire ciò che essa è chiamata ad essere: un’autorità nella promozione della sicurezza e del benessere dei bambini. “La violenza sessuale su minori” “è un appello alla vigilanza e alla trasparenza, all’onestà e alla giustizia, all’umiltà e alla santità” ha affermato nel suo intervento il rev. Desmond Nair, presidente del Professional Conduct Committee della Conferenza Episcopale del Sudafrica. Soffermandosi sulle migliori pratiche di prevenzione nella Chiesa in Sudafrica, “rivelatesi poi utili anche per l’intera società”, il rev. Nair ha citato le “Norme per il personale della Chiesa in materia di violenza sessuale sui minori” pubblicate dai vescovi nel 1999, la loro edizione riveduta del 2004 e l’ulteriore revisione del 2010 per includervi le “Norme sui delicta graviora” approvate da Benedetto XVI il 21 maggio 2010. “I membri del clero, sparsi in tutto il paese – ha detto -, hanno partecipato a seminari sul contenuto delle Norme e sulle procedure da seguire”. Anche quest’anno sono in calendario iniziative per aggiornarli sulle ultime revisioni, mentre sono allo studio ulteriori documenti. Formazione permanente dei preti neo ordinati, loro sostegno e supervisione, esami psicologici prima dell’ingresso in seminario, crescita umana permanente dei candidati al presbiterato, assistenza spirituale e psicologica ai preti che ne abbiano bisogno sono le raccomandazioni dei vescovi per l’attuazione delle Norme nelle diocesi e nelle province metropolitane.

Radio Vaticana, SIR

Intervento di Sheila Hollins

Intervento di mons. Stephen J. Rossetti

Intervento del rev. Desmond Nair