Nour al Aalam in arabo significa "Luce del mondo" ed è il titolo con cui, dai primi giorni di dicembre del 2011, il libro intervista di Peter Seewald a Benedetto XVI è diffuso in tutti i Paesi dell’area, dal Marocco all’Iraq. Presentata in Libano, alla Beirut Arab Book Fair, la versione in arabo del volume, uscito simultaneamente in nove lingue alla fine del novembre 2010, è pubblicata dall’editrice Al Farabi. A coordinare il lavoro editoriale è stato l’arcivescovo Edmond Farhat, nunzio apostolico originario del Paese dei cedri. La copertina è in giallo, bianco e rosso, con un significativo accostamento dei colori delle bandiere vaticana e libanese. Nella capitale Beirut un’intera giornata è stata dedicata alla presentazione di Nour al-Alaam nell’ambito della LV Fiera internazionale del libro arabo. Una giornata contraddistinta dall’intervento di conferenzieri qualificati e dalla partecipazione del salesiano don Giuseppe Costa, direttore della Libreria Editrice Vaticana, che, accompagnato dal carmelitano Edmond Caruana, responsabile editoriale, ha preso la parola sia nella sessione mattutina sia in quella pomeridiana. La giornata dedicata a "Noor al-Alaam" è iniziata con una tavola rotonda negli uffici del Centro cattolico d’informazione e si è conclusa con la presentazione nei padiglioni della Fiera. A rappresentare il patriarca maronita Béchara Boutros Raï sono stati, nell’incontro mattutino, uno dei suoi vicari generali, il nuovo vescovo Hanna Alwan, e in quello pomeridiano il decano dei vicari, mons. Roland Abou Jaoudé, accompagnato da mons. Tanios Khoury, vescovo emerito di Sidone. In entrambe le sessioni i conferenzieri hanno offerto una lettura di "Nour al-Alaam", sottolineando che il libro è stato ben accolto negli ambienti intellettuali arabi. Al mattino mons. Paul Matar, arcivescovo maronita di Beirut, ha detto di ritenere "un onore e una benedizione" iniziare la sua missione come nuovo responsabile delle comunicazioni sociali dell’episcopato libanese con la presentazione del libro di Benedetto XVI, che si distingue per il vasto giro d’orizzonte sulle questioni più importanti che la Chiesa affronta in queste difficili circostanze . "Cristo ha promesso a Pietro, il primo Papa, che le porte degli inferi non prevarranno contro la sua Chiesa », ha detto l’arcivescovo. In "Luce del Mondo", ha aggiunto, il Pontefice affronta con coraggio e franchezza tutte le questioni che interpellano la Chiesa oggi. E la sua pubblicazione in arabo è "un evento unico". Padre Antoine Chbeir, traduttore principale dell’opera, ha sottolineato come i numerosi temi e argomenti affrontati dal Papa rivelino la grandezza della missione della Chiesa di mostrarci Dio, di dirci la verità e di confermarci nella speranza. Lo sceicco druso Sami Aboul Mouna ha affermato che molte delle idee e delle riflessioni espresse da Benedetto XVI nel volume spiegano chiaramente ciò che egli ha voluto dire nel suo discorso all’università di Ratisbona nel 2006. Al di là di ogni fraintendimento e strumentalizzazione, ha evidenziato lo sceicco, il vero messaggio che Papa Ratzinger voleva rivolgere ai musulmani è che il primo fondamento del dialogo è il chiaro rifiuto della violenza da parte di ogni uomo religioso. Il testo della riflessione su "Maria nel libro del Papa e nel Corano", preparato dal sunnita Moukhlès Al-Geddah (assente per motivi di salute) è stato letto da Aatef Khalil al-Hakim. Nel testo si ricorda che la pubblicazione di "Luce del mondo" in questi tempi così difficili è un segno di pacificazione rivolto dalla più alta autorità cristiana al mondo islamico. Benedetto XVI parla della sua apertura, ma soprattutto della sua opinione sui rapporti con le religioni in generale, e con l’islam in particolare. Parla della fede e dei problemi attuali. Incoraggia il dialogo tra fede e ragione. A proposito dei rapporti con i musulmani, il conferenziere ha detto che il colloquio di Joseph Ratzinger con il giornalista bavarese è un passo in avanti ulteriore nel dialogo. Nelle parole del Papa i credenti vengono posti dinanzi a due grandi sfide: il rapporto con la violenza e il rapporto tra fede e ragione. "Quello che ha detto Sua Santità a proposito di entrambi gli argomenti - ha spiegato - si rivolge tanto ai musulmani quanto ai cristiani". Infine il greco-ortodosso Elie Ferzli ha dichiarato: "Sua Santità vuole illuminare la via della pace e non accendere le micce della guerra". Ricordando quanto una società come quella libanese sia sensibile all’idea della pacifica convivenza e del dialogo, ha concluso dicendo che "l’idea del Santo Padre è una: quella di mantenere il dialogo fra le religioni e di preservare il ruolo dei cristiani in questa regione". Nell’incontro pomeridiano i lavori hanno avuto come moderatore il professor Raymond Farhat, decano emerito della facoltà di diritto di Beirut. Vi hanno preso parte tre oratori. Don Costa ha presentato le diverse edizioni di "Luce del mondo", precisando che il numero delle copie vendute ha superato il milione e duecentomila. Il direttore del quotidiano As-Safyr, Talal Selman, musulmano sciita, si è congratulato con il collega tedesco Seewald. "Leggendo questo dialogo, di così grande importanza e globalità, con una personalità tanto degna di stima e di venerazione - ha detto - non ho potuto fare a meno di provare un po’ d’invidia, per il fatto che un giornalista così giovane abbia potuto realizzare un’intervista tanto importante con questa figura universale, dalle ferme convinzioni e dalla fede profonda, che porta sulle proprie spalle il peso di una missione sublime, sensibile e aperto alle questioni attuali, e in grado di comprendere i segni dei tempi nei diversi ambiti sociali". E ha aggiunto: "I Papi non discendono dal cielo, ma la fede nella rivelazione divina eleva verso la perfezione e apre orizzonti che la ragione non può raggiungere con i propri mezzi". Il terzo conferenziere è stato l’ambasciatore Fouad Turc, greco-cattolico, cha ha delineato un quadro sintetico dei temi affrontati dal Papa nelle sue risposte alle domande di Seewald. "È veramente straordinario vedere Benedetto XVI - ha rilevato tra l’altro - esporre le proprie idee e le proprie posizioni riguardo alle questioni e alla crisi della società moderna, ricordando con chiarezza e coraggio i principi e i valori morali e umani che dovrebbero reggere la pace e la sicurezza tra i popoli. È a giusto titolo che il Papa dice di non essere il successore di Costantino, ma del pescatore della Galilea, che deve vegliare sul rapporto tra ragione e conoscenza".
Edmond Farhat, L'Osservatore Romano