mercoledì 20 giugno 2012

Don Zuarri: la presenza del Papa tra i terremotati aiuta più di qualunque ricostruzione. Sostenga la nostra fede, ci ricordi perché siamo al mondo

"La notizia della visita del Papa è arrivata davvero inaspettata e noi siamo molto contenti di ricevere un’attenzione in cui non speravamo. Non sappiamo ancora nulla di come si svolgerà la visita ma è segno di una paternità enorme". Racconta così a Tempi.it don Andrea Zuarri, parroco di Budrione, frazione di Carpi, la felicità per la visita di Benedetto XVI nelle zone terremotate annunciata per martedì 26 giugno. "La nostra diocesi non è importante, non è grande, ci siamo solo noi, c’è solo la nostra gente e quello del Papa è proprio il gesto di un padre che potrà aiutarci in questo momento di difficoltà". Benedetto XVI ha già donato 500mila euro ai vescovi di Mantova, Modena, Ferrara, Carpi e Bologna ma vuole esprimere anche fisicamente la sua vicinanza. "Venendo ci aiuta di più di qualunque ricostruzione – continua don Andrea – Quello di cui abbiamo più bisogno è che il Papa sostenga la nostra fede e l’unità della Chiesa, che ci ricordi perché siamo al mondo. Senza questo potremmo anche ricostruire tutte le case e le chiese ma non avrebbe senso, invece ci vuole un motivo per cui valga la pena ricostruire". Benedetto XVI si recherà a Rovereto di Novi, dove don Ivan Martini è morto a causa del crollo della chiesa di Santa Caterina di Alessandria, dove il parroco si trovava durante una scossa per mettere al sicuro una statua della Madonna. "Non so perché visiterà proprio Rovereto – afferma don Andrea – ma è come se il Papa indicasse che il lavoro continua e che quanto fatto da don Ivan la Chiesa continuerà a farlo". A Budrione, come nel resto dell’Emilia colpita dalle fortissime scosse di terremoto del 20 e 29 maggio, "la ricostruzione non è ancora partita, è tutto bloccato. Si cerca innanzitutto di uscire dall’emergenza primaria. Poi chi ha le case inagibili ma recuperabili, ha cominciato i lavori di messa in sicurezza ma noi stiamo ancora facendo accoglienza". E le chiese distrutte? "Ci vorranno anni e anni per restaurarle, stiamo pensando di utilizzare dei prefabbricati in legno per ricominciare in autunno le attività della parrocchia". Tra la gente, racconta ancora don Andrea, la paura sta passando a poco a poco "ma ogni tanto c’è ancora qualche bottarella che ci ricorda che non è finita. Anche stanotte c’è stata una scossa del terzo grado, le sedie traballano. È come un promemoria, un post-it che ci dice che non siamo ancora fermi".

Leone Grotti, Tempi.it