Udienza generale questa mattina nell’Aula Paolo VI dove il Santo Padre Benedetto XVI ha incontrato gruppi di pellegrini e fedeli giunti dall’Italia e da ogni parte del mondo.
La catechesi del Papa si è proprio sviluppata sul “progetto di Dio nei confronti dell’uomo”, sul suo “disegno di benevolenza”, “di misericordia e di amore”. L’uomo e la donna, ha osservato, non sono frutto del caso ma rispondono “ad un disegno di benevolenza della ragione eterna di Dio”. Ecco allora che, proprio in questo tempo forte dell’Avvento, vediamo che questo disegno d’amore non è più nascosto, ma si “manifesta nella Persona e nell’opera di Cristo”:
“Questo ‘disegno di benevolenza’ non è rimasto, per così dire, nel silenzio di Dio, nell’altezza del suo Cielo, ma Egli lo ha fatto conoscere entrando in relazione con l’uomo, al quale non ha rivelato solo qualcosa, ma Se stesso”.
Egli, ha aggiunto richiamando il Concilio Vaticano II, “non ha comunicato” solo un “insieme di verità”, ma è si è incarnato, è diventato “uno di noi”. Dio, ha detto ancora, “rivela il suo grande disegno di amore, entrando in relazione con l’uomo, avvicinandosi a lui fino al punto di farsi uomo”:
“Con la sola intelligenza e le sue capacità l’uomo non avrebbe potuto raggiungere questa rivelazione così luminosa dell’amore di Dio; è Dio che ha aperto il suo Cielo e si è abbassato per guidare l’uomo nell’abisso del suo amore”.
Questa comunione in Cristo, “offerta da Dio a tutti gli uomini”, ha aggiunto, “non è qualcosa che viene a sovrapporsi alla nostra umanità, ma è il compimento delle aspirazioni più profonde, di quel desiderio di infinito e di pienezza che alberga nell’intimo dell’essere umano”. Il Papa si è dunque chiesto cosa sia, in questa prospettiva, “l’atto di fede”? E’, ha detto, la risposta dell’uomo a Dio.
“L’obbedienza non è un atto di costrizione, ma un
abbandonarsi all’oceano della volontà di Dio”, ha precisato, a braccio,
il Papa, che ha citato a più
riprese la “Dei Verbum” per sottolineare che con l’incarnazione di Gesù “Dio non
ha comunicato qualcosa, ma se stesso”. “Così - ha commentato fuori testo - noi
siamo coinvolti nella natura divina, siamo divinizzati”. “Tutto questo porta ad un cambiamento fondamentale del modo di rapportarsi con l’intera realtà; tutto appare in una nuova luce; si tratta quindi di una vera ‘conversione’, fede è un ‘cambiamento di mentalità’, perché il Dio che si è rivelato in Cristo e ha fatto conoscere il suo disegno di amore, ci afferra, ci attira a Sé, diventa il senso che sostiene la vita, la roccia su cui essa può trovare stabilità”.
"Nell'Antico Testamento - ha ricordato il Papa - troviamo una densa espressione sulla fede, che Dio affida al profeta Isaia affinché la comunichi al re di Giuda, Acaz. Dio afferma: 'Se non crederete - cioè se non vi manterrete fedeli a Dio - non resterete saldi'. Esiste quindi un legame tra lo stare e il comprendere, che esprime bene come la fede sia un accogliere nella vita la visione di Dio sulla realtà, lasciare che sia Dio a guidarci con la sua Parola e i Sacramenti nel capire che cosa dobbiamo fare, qual è il cammino che dobbiamo percorrere. come vivere! Nello stesso tempo, però, è proprio il comprendere secondo Dio, secondo la sua volontà, il vedere con i suoi occhi che rende salda la vita, che ci permette di 'stare in piedi', di non cadere". In particolare, l'Avvento, iniziato domenica scorsa, "ci invita ancora una volta, in mezzo a tante difficoltà, a rinnovare la certezza che Dio è presente", ha concluso Benedetto XVI: "Egli è entrato nel mondo, facendosi uomo come noi, per portare a pienezza il suo piano di amore. E Dio chiede che anche noi diventiamo segno della sua azione nel mondo. Attraverso la nostra fede, la nostra speranza, la nostra carità, Egli vuole sempre di nuovo far risplendere la sua luce nella notte".
Radio Vaticana, TMNews
L’UDIENZA GENERALE - il testo integrale della catechesi e dei saluti del Papa
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