sabato 5 gennaio 2013

Domani Benedetto XVI ordinerà vescovo il suo segretario particolare. Nello stemma episcopale di mons. Georg Gänswein la fedeltà al Papa, 'Rendere testimonianza alla verità' il motto

Sarà un futuro nel segno di Benedetto XVI, quello di Georg Gänswein? Sì, a giudicare dalla scelta dello stemma episcopale (foto) del segretario particolare di Sua Santità, che domani sarà ordinato vescovo. Lo stemma è diviso in due parti: sulla sinistra, la riproduzione esatta dello stemma di Benedetto XVI, la conchiglia di Sant’Agostino, l’orso di San Corbiniano e il moro incoronato dello stemma dei vescovi di Frisinga, che per Joseph Ratzinger era espressione dell’universalità della Chiesa; sulla destra il drago in campo azzurro con la stella. Il campo azzurro con la stella di Betlemme è un chiaro riferimento mariano. Il drago è usato in araldica per rappresentare la fedeltà, la vigilanza e il valore militare. Ma in araldica ecclesiastica ricorda il drago contro cui combatté San Giorgio. Il drago sputa fuoco verso la “casa“ del Papa, ma viene trafitto da una lancia che proviene dalla stella di Betlemme. Il motto è “Testimonium perhibere veritati”, “Rendere testimonianza alla verità”. Tutto, insomma, lascia intendere che Gänswein voglia dare al suo ministero episcopale l’impronta di Benedetto XVI. L’immagine che viene fuori dallo stemma e dal motto è quella di un collaboratore fedele, leale e vigile. Non solo: si pone come difensore di un Papa continuamente messo sotto attacco in questi ultimi anni. E lo fa utilizzando un privilegio araldico di cui godono i prefetti della Casa Pontificia, ovvero di far "inquartare" (cioè, dividere lo scudo dello stemma in quarti) nel suo scudo lo stemma del Papa regnante. Non lo aveva fatto il suo diretto predecessore James Michael Harvey, ora cardinale e arciprete della Basilica di San Paolo Fuori Le Mura, e non lo aveva fatto nemmeno Stanislaw Dziwisz, lo storico segretario di Giovanni Paolo II (che però era Prefetto aggiunto). Lo aveva fatto, invece, Dino Monduzzi, che aveva preceduto Harvey come prefetto della Casa Pontificia: lo stemma di Giovanni Paolo II era inquartato nel suo stemma episcopale. Con la sua scelta araldica, Gänswein si rappresenta in contrasto netto con molto di quello che è stato scritto e detto di lui durante il periodo dello scandalo di Vatileaks. Scandalo da cui don Giorgio (come si fa chiamare a Roma) è uscito più forte di prima, con la promozione ad arcivescovo e la nomina a Prefetto della Casa Pontificia. Gänswein è ormai il solo filtro per l’accesso diretto a Benedetto XVI. E questo nonostante i vari attacchi che si sono succeduti contro di lui, specialmente in ambiente tedesco. È ancora ulteriormente significativo che il primo nome segnalato da Gänswein per l’abbraccio della pace dopo l’ordinazione sia quello di mons. Robert Zoelltisch, presidente della Conferenza Episcopale Tedesca. Spesso, nell’ambiente tedesco più “fedele” a Roma, Zollitsch è stato dipinto come un vescovo in balia di correnti progressiste. Ma è considerato comunque, nell’ambiente tedesco vaticano che circonda il Pontefice, un vescovo fedele, il cui vero problema è di aver fatto un salto di carriera più grande di lui. Il fatto che sia stato chiamato da Gänswein per l’abbraccio della pace sta a testimoniare anche una premura, da parte del neo-arcivescovo, di tenere buoni rapporti con il clero tedesco. Un clero cui Gänswein non è mai stato simpatico. Non è forse un caso che è soprattutto dalla Germania che sono venuti gli attacchi più forti verso la figura del segretario del Papa, addirittura “promosso” vescovo dai media tedeschi almeno una dozzina di volte in sempre diverse diocesi della Germania, con l’intento di promuoverne l’allontanamento dall’appartamento pontificio. Tra i vescovi scelti per l’abbraccio della pace, c’è anche Gehrard Ludwig Müller, prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, vicinissimo al pensiero di Benedetto XVI, di cui sta curando l’opera omnia e di cui ha ereditato la casa in piazza della Città Leonina. Una presenza che segnala ancora di più la volontà di mantenere forte il legame con il Papa. E poi, Charles J. Brown, divenuto nunzio apostolico in Irlanda dopo una carriera non diplomatica in Congregazione per la Dottrina della Fede: una nomina che fu caldeggiata fortemente dallo stesso Gänswein. Quale sarà il futuro di Gänswein? La nomina episcopale apre per lui nuovi orizzonti. Il suo ruolo nella Fondazione Joseph Ratzinger si avvia a diventare fondamentale. Per un vescovo che nasce come difensore del Papa, quale cosa migliore che difenderne attivamente il pensiero e fare in modo che gli studi di Joseph Ratzinger siano perpetuati e interpretati nel giusto modo? Allora, si può ipotizzare per Gaenswein un futuro da presidente della Fondazione, impegnato con Müller a pubblicare e ri-editare l’opera omnia del Pontefice. Un lavoro che, per quanto riguarda la traduzione italiana, Müller sta facendo in collaborazione stretta e fruttuosa con la Libreria Editrice Vaticana. D’altronde, lo stesso motto scelto da Gänswein richiama quello di Benedetto XVI, "Cooperatores Veritatis", cooperatori della verità. Il suo, “Rendere testimonianza alla verità”, vuole in qualche modo stare a significare una vicinanza e fedeltà al Pontefice “cooperatore” della verità. Non solo: l’espressione fu utilizzata da Pio XII nella sua prima Enciclica "Summus Pontificatus", in cui scrisse: “Di nulla ci sentiamo più debitori al nostro ufficio e anche al nostro tempo come di ‘rendere testimonianza alla verità’”. Quello di Gänswein non è però un motto particolarmente originale. Ed è curioso notare come prima di lui lo abbia utilizzato John Charles McQuaid, vescovo di Dublino morto nel 1973, che era stato accusato di abusi sessuali (accuse che poi sono stati completamente smentiti). E oggi lo stesso motto lo ha scelto Piotr Jarecki, ausiliare di Varsavia, recentemente arrestato per guida in stato di ebbrezza. I precedenti non sono di buon auspicio per il segretario del Papa. Ma c’è da starne certi: con la sua meticolosità, precisione, fedeltà e amore per il Pontefice, Georg Gänswein andrà oltre i cattivi auspici.

Andrea Gagliarducci, Korazym.org