lunedì 11 maggio 2009

Visita di cortesia al presidente Peres. Il Papa: necessaria una conversione dei cuori che ci faccia riconoscere nell'altro un fratello

In un clima cordiale con tocchi di informalità, Benedetto XVI ha reso visita al presidente israeliano Shimon Peres nel palazzo presidenziale di Gerusalemme, dove è stato accolto da un canto di benvenuto e ha incontrato anche i familiari del presidente, premio Nobel per la pace nel 1994 per gli sforzi di pace in Medio oriente culminati con gli accordi di Oslo. Al suo arrivo Benedetto XVI è stato accolto da tre ragazzi, un musulmano, un ebreo e un cristiano, che lo hanno salutato con grande cordialità e gli hanno consegnato una spiga di una nuova specie di frumento battezzato proprio ''Benedetto XVI'' in onore del suo viaggio. Tra i regali offerti dai bambini anche frutta e cereali: grano; orzo; uva; fichi; melograni; olive e datteri noti nell'ebraismo come le ''sette specie'' pronunciate anche nel Vecchio Testamento e prodotte in Terra Santa. Il presidente Peres e il Papa si sono serviti insieme e ne hanno mangiato uno. Benedetto XVI e Shimon Peres, entrambi anziani ma ancora vigorosi, hanno impugnato a turno una zappa per piantare un albero di ulivo: un gesto di pace molto significativo, che il Papa ha potuto compiere con evidente gioia. Prima di pronunciare il suo discorso, e al termine del colloquio privato con Peres, Papa Ratzinger ha firmato il registro degli ospiti. Nel giardino del palazzo presidenziale erano presenti circa 300 personalità politiche e religiose. Nel suo saluto Peres ha proclamato la volontà che Israele e Vaticano cooperino per la pace nel mondo.
''Il mio pellegrinaggio nei luoghi Santi - ha dichiarato il Papa - rappresenta una delle preghiere in favore del prezioso dono di unità e pace per il Medio Oriente e tutta l'umanità''. ''Prego ogni giorno perchè la pace e la giustizia possano tornare in Terra Santa e nell'intera regione, portando sicurezza e speranza rinnovata per tutti'', ha aggiunto. ''Gerusalemme, a lungo crocevia per popoli di diverse origini, è una città che offre a ebrei, musulmani e cristiani l'opportunità e il privilegio di essere testimoni di una pacifica coesistenza a lungo desiderata dai fedeli di un unico Dio'', ha sottolineato.
"Nel linguaggio ebraico, la parola sicurezza, che si dice 'batah', deriva da fiducia e non si riferisce soltanto all'assenza di minaccia ma anche al sentimento di calma e di confidenza", ha detto Benedetto XVI, che ha fatto cenno all'immagine biblica di "un giardino ricolmo di frutti, non segnato da blocchi e ostruzioni". La giustizia e la sicurezza, secondo Papa Ratzinger, sono concetti inseparabili per ''il disegno di Dio del mondo''. ''Nessun individuo, famiglia, comunità o nazione è esente dall'obbligo di vivere nella giustizia e nel lavorare per la pace'', ha detto. ''Il vero interesse di una nazione - ha poi sottolineato Benedetto XVI - viene sempre servito mediante il perseguimento della giustizia per tutti''. Il Pontefice ha poi rivolto una domanda: ''Come la politica può superare i conflitti e la violenza? Con la verità, l'educazione alla giustizia e all'integrità''. Nel discorso Benedetto XVI ha affermato che "i valori e i fini autentici di una società, che sempre tutelano la dignità umana, sono indivisibili, universali e interdipendenti. Non si possono pertanto realizzare - ha detto - quando cadono preda di interessi particolari o di politiche frammentarie". La società, ha proseguito, non può diventare "una comunità di nobili aspirazioni, dove a tutti di buon grado viene dato accesso all'educazione, alla dimora familiare, alla possibilità d'impiego, una società pronta ad edificare sulle fondamenta durevoli della speranza?". E ancora, in implicito riferimento alle vittime del terrorismo palestinese e degli attacchi militari israeliani: "Quali genitori vorrebbero mai violenza, insicurezza o divisione per il loro figlio o per la loro figlia? Quale umano obiettivo politico può mai essere servito attraverso conflitti e violenze?". Per Papa Ratzinger, in termini più spirituali, "sicurezza, integrità, giustizia e pace: nel disegno di Dio per il mondo esse sono inseparabili".
Citando poi il profeta Isaia, il Papa ha affermato: "Praticare la giustizia darà pace, onorare la giustizia darà tranquillità e sicurezza per sempre". A monte, per Benedetto XVI, è necessaria una "conversione dei cuori" che "obbliga a guardare l'altro negli occhi e a riconoscere il 'tu' come un mio simile, un mio fratello, una mia sorella". Per il Papa sono già in molti nei due popoli a invocare la pace e a lavorare concretamente per essa. “Odo il grido - ha detto - di quanti vivono in questo Paese che invocano giustizia, pace, rispetto per la loro dignità, stabile sicurezza, una vita quotidiana libera dalla paura di minacce esterne e di insensata violenza. So che un numero considerevole di uomini, donne e giovani stanno lavorando per la pace e la solidarietà attraverso programmi culturali e iniziative di sostegno pratico e compassionevole; umili abbastanza per perdonare, essi hanno il coraggio di tener stretto il sogno che è loro diritto”. “Signor presidente - ha poi concluso Papa Ratzinger rivolgendosi a Shimon Peres - la ringrazio per la cortesia dimostratami e le assicuro ancora una volta le mie preghiere per il Governo e per tutti i cittadini di questo Stato. Possa un’autentica conversione dei cuori di tutti condurre ad un sempre piu’ deciso impegno per la pace e la sicurezza attraverso la giustizia per ciascuno. Shalom!”.
Papa Benedetto XVI ha ricevuto una piccola Bibbia della grandezza di un chicco di sabbia; Shimon Peres ha presentato al Pontefice un Vecchio Testamento che gli scienziati locali hanno ridotto a un chip di silicone della grandezza di una capocchia di spillo. Il Papa ha invece regalato a Peres un dipinto di una Menorah, il tradizionale candelabro ebreo. Il Sindaco di Gerusalemme Nir Barkat ha infine consegnato al pontefice un'antica mappa della Terra Santa raffigurata al centro del mondo. Noam e Aviva Shalit, genitori del soldato Noam Shalit, prigioniero di Hamas a Gaza dal giugno 2006, si sono incontrati con il Papa nella residenza del presidente Shimon Peres. Noam Shalit ha chiesto l'aiuto del Papa per facilitare la liberazione del figlio e gli ha consegnato un messaggio.