Il discorso si conclude con un accorato appello: “Qualcuno vorrebbe che noi crediamo che le nostre differenze sono necessariamente causa di divisione e pertanto al più da tollerarsi. Alcuni addirittura sostengono che le nostre voci devono semplicemente essere ridotte al silenzio. Ma noi sappiamo che le nostre differenze non devono mai essere mal rappresentate come un’inevitabile sorgente di frizione o di tensione sia tra noi stessi sia, più in largo, nella società. Al contrario, esse offrono una splendida opportunità per persone di diverse religioni di vivere insieme in profondo rispetto, stima e apprezzamento, incoraggiandosi reciprocamente nelle vie di Dio”. Infine un incoraggiamento a promuovere “tutto ciò che ci unisce come creature benedette dal desiderio di portare speranza alle nostre comunità e al mondo. Dio ci guidi su questa strada!”.
Un rappresentante musulmano ha preso la parola per una lunga intemerata in arabo contro Israele. Nell'imbarazzo generale, alcuni esponenti ebrei hanno lasciato la sala, un altro, convinto dagli organizzatori, è rimasto in sala scuotendo la testa. Il patriarca latino di Gerusalemme, Fouad Twal, ha tentato di fermare, senza successo, il religioso islamico. Benedetto XVI - che aveva già tenuto il suo discorso - ha assistito alla scena con volto perplesso e - in assenza di traduzione dall'arabo - senza comprendere il senso dell'arringa. Papa Ratzinger si è consultato, con un sorriso, con il suo segretario di Stato, il cardinale Tarcisio Bertone. Alla fine il rappresentante musulmano ha concluso con "Shukran", grazie in arabo, e l'incontro è stato interrotto in anticipo.
Incontro con le organizzazioni per il dialogo interreligioso nell’Auditorium del Notre Dame of Jerusalem Center (Gerusalemme, 11 maggio 2009) - il testo integrale del discorso del Papa