martedì 7 luglio 2009

'Caritas in veritate'. 'L'Osservatore Romano': messaggio di realismo e speranza nonostante la crisi economica mondiale

L'Enciclica "Caritas in veritate" di Papa Benedetto XVI propone un messaggio di ''realismo e speranza, nonostante la crisi economica mondiale''. Lo scrive, in un editoriale di prima pagina, il direttore de L'Osservatore Romano Giovanni Maria Vian, che prova a sintetizzare un testo ''tanto importante e ricco quanto lunga è stata la sua elaborazione''. "Caritas in veritate", scrive Vian, va ricollegata alla ''tradizione'' dei documenti sociali dei Papi, a cominciare dalla celebre "Rerum novarum" di Leone XIII del 1891 e senza dimenticare le due Encicliche dedicate da Pio XI alla crisi economica del '29, la "Quadragesimo anno" e la ''quasi sconosciuta'' "Nova impendet", che sembra invece aver avuto una certa influenza sul testo di Papa Ratzinger, fino ad arrivare agli insegnamenti sociali di Giovanni XXIII, Paolo VI e Giovanni Paolo II. In questo modo, la "Caritas in veritate" sottolinea anche in ambito sociale ''la continuità tra la tradizione anteriore e quella successiva al Vaticano II''. In particolare, Vian sottolinea il significato delle due ultime Encicliche di Paolo VI, di cui sottolineava l'importanza lo stesso Papa Montini, in un discorso pronunciato quaranta giorni prima di morire e riproposto oggi da L'Osservatore Romano: ''La "Populorum progressio", punto di riferimento continuo e quasi sottotesto di questo documento benedettino, e la "Humanae vitae", della quale viene ripresa esplicitamente anche la lettura sociale, come un quarantennio fa avvenne soprattutto nel Terzo mondo a fronte della bufera di critiche, anche all'interno della Chiesa, che nelle ricche società occidentali investirono l'enciclica paolina e sembrarono quasi travolgerla''. Vian evidenza come la "Caritas in veritate" sia ''indirizzata non usualmente ai cattolici e 'a tutti gli uomini di buona volontà'' come essa presenti una 'summa socialis' vigile e aggiornata, che smentisce l'immagine di un Papa soltanto teologo chiuso nelle sue stanze e conferma invece quanto Benedetto XVI sia attento, come teologo e pastore, alla realtà contemporanea in tutti i suoi aspetti''. I fenomeni ''della mondializzazione e della tecnocrazia'' sono considerati dal testo come ''di per sè neutri ma soggetti a degenerazioni a causa, 'in termini di fede' specifica il Papa, del peccato delle origini''. ''L'atteggiamento di Benedetto XVI - scrive quindi Vian - non può dunque essere qualificato come pessimistico a priori, come alcuni vorrebbero, ma nemmeno è assimilabile a ingenui e irresponsabili ottimismi, perchè si fonda piuttosto sulla fiducia tipicamente cattolica in una ragione aperta alla presenza del divino'', perchè ''la sfera economica e la tecnica appartengono all'attività umana e non vanno demonizzate, ma neppure lasciate a se stesse perchè devono essere vincolate al bene comune, e cioè governate dal punto di vista etico''. In un momento storico che per il direttore del quotidiano pontificio è ''propizio'' per ''abbandonare ideologie che soprattutto nel secolo scorso hanno lasciato dietro di sè soltanto rovine'', ''davvero - conclude Vian - è venuto il momento di approfittare dell'occasione offerta dalla crisi mondiale per uscirne insieme, i credenti con le donne e gli uomini di buona volontà. A tutti infatti il Papa scrive che bisogna vivere come una famiglia, sotto lo sguardo del Creatore''.

Asca